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e Plutarco e cento altri classici scrittori; D. Carlo Massimi cioè, gentile e dotta persona, avvedendosi che l'arte di dipingere a Buon Fresco andava a gran passi verso il suo deperimento, ha con sua propria magnanimità e buon talento ideato di far pingere a tal modo, in quattro camere pianterenne di una sua villetta in Laterano, le quattro principali materie della Italiana Epopea quadripartita. E perciò assegnato ha il primo luogo alla Divina, che è di Dante, il secondo all' Eroica, che s' appartiene a Torquato, il terzo alla Romanzesca, che a niuno fuori che ad Ariosto è dovuta, il quarto alla Comica, che in Italia a Nicolò Fortiguerri è giusto che sia rivendicata. Tocca al Sig. Cornelius valoroso pittor Prussiano, Romano però per istituzione, e per lunga dimora, rappresentar sulle pareti e sulla volta la Divina Commedia. E già di questa ne abbiam veduto lo schizzo, che del Paradiso le più belle parti rammenta; avendolo diviso in nove compartimenti, assegnati per ordine a' respettivi pianeti non che all'empireo, e traendo d'ognuno secondo il celeste viaggio del Poeta un incontro, o gruppo particolare. Nel fondo poi di essa ha collocato l'augustissima Triade, e la Vergine Madre Figlia del Suo Figlio, e S. Bernardo e il Poeta in atto di adorazione dalle due parti. Lo stil semplice delle figure ricorda i primi tempi di Raffaello e le cornici, e i risalti in oro, e i cori degli Angioli opportunamente collocati formeranno in bellissimo campo azzurro il placido contrapposto dell'aer tenebroso, de' crudi tormenti, e de' dolorosi affanni del purgatorio e dell' inferno, di sotto espressi; cosicchè non è vano il predire, che il luogo, il Pittore, e il Mecenate da' secoli saran tenuti in gran pregio. Ne'minori bellezze aspettiamo dal lavoro già commesso al Sig. Federico Overbeck sulla Gerusalemme Liberata, e dagli altri, che ad altri va lentuomini saranno affidati; poichè al buon effetto delle oneste imprese concorrer suole per condegno premio l'onnipotente ajuto di Dio, che noi a gloria di Roma, e delle belle Arti, sopra questo buon Cavaliero al quale siam da lungo tempo devotissimi, vivamente ed umilmente imploriamo.

Dato dalla Stamperia il dì 3o. Dicembre 1817.

IMPRIMATUR,

Si videbitur Rev. P. Mag. Sac. Palat. Apost. Candidus Maria Frattini Archiepisc. Philipp. Vicesgerens.

APPROVAZIONE.

Dopo l' esatto e giudizioso ragguaglio che dà l'erudito Stampatore al prin

cipio di questo 4.° Volume, di tutto ciò che in esso si contiene, sarebbe inutile l'aggiungervi nulla, per farne concepire una più intera, più giusta e più precisa idea. Basti dunque il dire che quivi è stato con fina scelta raccolto quanto di edito e d'inedito, di antico e di recente vi è di più importante e di più curioso intorno alla divina Commedia ed all' immortal suo Autore. Ho tutto attentamente letto, per commissione del Rmo P. M. del S. P. A., e non vi ho trovato cosa alcuna che sia contraria alla Religione Cattolica e all' onestà de' costumi, e credo perciò che questa edizione, per ogni capo accuratissima ed elegantissima, sia per accrescere lustro alla letteratura ed alla tipografia Romana.

Dal Convento della Minerva, questo di 31 Decembre 1817.

(

F. GIO, BATTISTA CHIESA

Maestro Proc. Gen. dell' Ord. de' Pred.

IMPRIMATUR,

F. Philippus Anfossi Ord. Praed. Sac. Palat. Apost. Mag.

RIMA RIO

DEGL' INTERI VERSI

DELLA DIVINA COMMEDIA

SECONDO IL TESTO

DI CRUSCA.

RIMARIO PER VERSI

SECONDO IL TESTO DI CRUSCA

Oltre l'Indicazione della Cantica il primo Num. Arabo indica i canti.
il secondo i versi.

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29. 80 Dell' unghie, sovra se, per la gran rabbia 13. 83 Di quel, che credi, ch' a me sodisfaccia. E si traevan giù l'unghie la scabbia, O d'altro pesce, che più larghe l'abbia.

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6. 47 Negletto fu nomato, e Deci, e Fabi Esso atterrò l'orgoglio degli Arábi, L'alpestre rocce, Pò, di che tu labi. ABILE

PAR.

PAR. 26.125 Innanzi che all' ovra inconsumabile, Che nullo affetto mai razionabile, Seguendo 'l cielo, sempre fu durabile. A CA 16.113 Che sempre che la vostra chiesa vaca, L'oltracotata schiatta, che s'indraca O ver la borsa, com' agnel si placa, 27. 2311 luogo mio, il luogo mio, che vaca, Fatto ha del cimiterio mio cloaca Che cadde di quassù, laggiù si placa. ACCA 7. 14 Caggiono avvolte, poichè l'alber fiacca, Cosi scendemmo nella quarta lacca, Che 'I mal dell'universo tutto 'nsacca. 12. 11 E 'n su la punta della rotta lacca

INF.

PURG.

Che fu concetta nella falsa vacca:
Si come quei, cui l'ira dentro fiacca .

7. 71 Che ne condusse in fianco della lacca,
Oro, e argento fino, e cocco, e biacca,
Fresco smeraldo, in l'ora, che si fiacca,
ACCE

INF.

17. 89 Ma vergogna mi fer le sue minacce,

Però ricominciò: Se l'uom ti faccia Spirito 'ncarcerato ancor ti piaccia 15. 29 E chinando la mano alla sua faccia

E quegli O figliuol mio, non ti dispiaccia Ritorna in dietro, e lascia 'ndar la traccia. 18. 77 A' quali ancor non vedesti la faccia,

Dal vecchio ponte guardavám la traccia, E che la ferza similmente schiaccia. 22. 59 Ma Barbariccia il chiuse con le braccia, Ed al maestro mio volse la faccia : Saper da lui, prima ch' altri 'l disfaccia, 23. 29 Con simile atto, e con simile faccia. S' egli è, che si la destra costa giaccia, Noi fuggirem l'immaginata caccia. 24. 11 Comel tapin, che non sa che si faccia : Veggendo 'l mondo aver cangiata faccia E fuor le pecorelle a pascer caccia. 25.128 Di quel sovercio fè naso alla faccia,

Quel, che giaceva, il muso innanzi caccia, Come face le corna la lumaccia : 31. 44 Gli orribili giganti, cui minaccia

Ed io scorgeva già d'alcun la faccia, E per le coste giù ambo le braccia. 32. 35 Eran l'ombre dolenti nella ghiaccia, Ognuna in giù tenea volta la faccia: Tra lor testimonianza si procaccia. 34. 29 Da mezzo 'l petto uscia fuor della ghiaccia : Che i giganti non fan con le sue braccia : Ch' a così fatta parte si confaccia.

PURG.

3.122 Ma la bontà 'nfinita ha si gran braccia, Se 'l pastor di Cosenza, ch' alla caccia Avesse 'n Dio ben letta questa faccia, 6. 11 Volgendo a loro, e qua e là, la faccia, Quivi era l' Aretin, che dalle braccia E l'altro, ch' annegò correndo 'n caccia. 9. 38 Trafugò lui dormendo, in le sue braccia, Che mi scoss' io, sì come dalla faccia

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