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fortuna. Questi e non altri sono i ministri della Filantropia, la quale non cerca da loro se gl' infelici soccorsi muojano benedicendo, o maledicendo, se ringrazino, o bestemmino, ma domanda se si è pesato a bilancia il nutrimento quotidiano, se non si è variato l'orario del regolamento, se le mura, i pavimenti, le biancherie siano nitide, e poi applaude a se stessa, quasi fosse questo il segreto di far de' beati. Qui dunque non accadono, nè accader ponno giammai rimutamenti nel vero bene morale, perchè il ben essere della materia non guarisce i mali dello spirito. Ma io aggiungerò altra riflessione che per essere acerba, non sarà men vera. Il mondo non ha potuto sostituire la Filantropia alla Carità in tutti quegli asili che altra volta le furono affidati. Ora che ha egli fatto? Ha tollerato ch'ella vi resti, ma le ha imposto le condizioni, ma ne ha limitati i poteri, ma ha ridotto a tabelle e a calcolo gli effetti dello zelo di lei, le ha segnati i confini, oltre i quali non le è permesso di beneficare..... Che diceste voi un giorno, o Autore della Carità, o amorosissimo Salvator nostro? Ignem veni mittere in terram, et quid volo nisi ut accendatur? ed ora si vuole che questo fuoco non riluca e non guizzi oltre di una sfera circoscritta e rinchiusa, non riscaldi e non rianimi fuor che quanto gli consenta una metodica prescrizione.....! Ah questo fuoco o sarà coperto di ceneri, o sarà ridotto a consumare se stesso! La Carità, Signori, vive di sacrifizj, e la definizion sua può riassumersi con breve frase Il completo sacrificio di se medesimo fatto per amore di Dio in pro del

prossimo. Oh lasci adunque il mondo una volta, quando s'incontrano anime tali che ardano di questo incendio sacrosanto, lasci che passino liberamente sulla terra travagliando se stesse per far bene ad altrui! Se egli vuol soccorrere senza togliere a sè nè un minuto di sonno, nè un lampo di godimento, il faccia; ma non impedisca non impedisca a quegli spiriti che non dormono, o non matteggiano seco di guadagnarsi presto il Paradiso col martirio della Carità! Oh! non rammenta egli il mondo che di tanto in tanto si presentan di nuovo nel giro degli anni quelle tremende giornate di flagello e di paura, in cui egli stesso, strappato dal terrore al suo letargo e alle sue gozzoviglie, invoca i veri caritatevoli, e lor si abbandona? Son pur buoni essi ne' tempi di pestilenze, di contagi, di fame! Son pur cercate allora le persone che sappiano morir lietamente per salvare i fratelli! Oh si conceda dunque, che nelle ordinarie calamità facciano un libero alunnato pei momenti delle solenni e terribili prove!

Volete voi finalmente vedere, o Signori, quanto abbia potuto e possa la Carità? Trasportatevi in Francia nella prima metà del secolo xvii, e il vedrete. Quanto l'eretica pervicacia sostenuta dall'armata ribellione, quanto le civili sanguinose discordie, quanto la guerra straniera, quanto i pericoli di una procellosa reggenza e di una lunga minorità nel regnante, quanto insomma gli interni tumulti e gli assalti stranieri insiem congiurati operar sanno a ruina di una Nazione, tutto si era da lunga mano accumulato su quel bel Regno, e succedendosi cresceva a tanto, che pareva non dovesse più rialzarsi

dal profondo dei mali in che era caduto. Le sue più belle Provincie disertate e rase vedevano gli abitatori simili a scheletri disputarsi le ultime radici delle erbe, gli ultimi avanzi delle putride carogne, e morire addentando per canina fame le macilenti lor carni. Tolto dalla rabbie dei combattenti, e dalla furibonda agonia de' popoli ogni freno di fede, e di costume: affamata la capitale stessa della Francia, e dentro in Parigi un esercito di più che quarantamila disperati chiedenti con minacciose grida, pane o morte: le Sacre Vergini costrette ad uscire dal ritiro de' Chiostri per mendicare il tozzo giornaliero: le onorate fanciulle poste ad orrendo cimento fra il morirsi d' inedia, o il comprar la vita col disonore: le miserie infine giunte a tale che nè il Regio Consiglio, nè la generosa nobiltà Francese san pur imaginare che sia più possibile un rimedio..... Ed ecco un povero Prete, oscuro, ignoto, prostrarsi lagrimando dinanzi a Dio, e poi levarsi e gridare

Si salvi la Francia. Questo Prete era Vincenzo de' Paoli, e la Francia fu salva! Dovrò io dirvi, o Signori, quella quasi incredibile serie di quasi incredibili miracoli di carità con cui Vincenzo riparò i guai, ed anzi fece cominciare l'età della gloria e dello splendor di quel Regno? No, che non basterebbe l'intero giorno a favellarne, e non è alcuno a cui non ne sia giunta la fama. Dovrò io dirvi come dopo aver provveduto a' guai della patria accorresse pietoso soccorritore a quelli di estere genti? No, perchè già sapete non esservi popolo che nol benedica per la memoria de' ricevuti favori. Dovrò io dirvi in qual modo abbia egli saputo e

voluto render perpetui gli effetti dell' ardente amor suo per gli uomini, trasfondendone la fiamma e in quella Congregazione di Sacerdoti da lui formata, che dà tanti Apostoli alla Chiesa, e in quelle Vergini ammirabili ch' egli chiamò Figlie della Carità perchè sapessero ch' egli lasciava loro come suo testamento la cara continua fatica di prestarsi al sollievo di tutte le umane miserie? Oh chi è che non conosca i Missionarj di S. Lazzaro, e queste buone Sorelle d'ogni infelice? Piuttosto raccogliendo il mio ragionare alla bella e magnifica odierna festa che gli ha dato argomento, io vi inviterò a divider meco, o Signori, alcune brevi consolantissime riflessioni.

La pietà de' nostri maggiori aveva eretti capaci Spedali agli infermi concittadini. Li vide, li considerò nella sua religiosa sapienza l'ottimo munificentissimo Principe, e Padre nostro Francesco IV, e scorse che a molto più di perfezione poteano condursi. Egli, che tanto sente nel cuore il benedetto bisogno di beneficare, e tanto il prova colle opere, egli volle che questi Spedali si consegnassero alla Carità. Divisi quindi i sessi in divisi locali, qui collocò le povere sofferenti, da lunge chiamando all' amorevole loro direzione e servigio le Figlie di S. Vincenzo; e nelle antiche stanze a molto maggior lustro e comodità con suo privato dispendio ridotte, lasciò i malati, fidandoli allo zelo dei figliuoli di S. Giovanni di Dio. Se non che, parendogli che alle donne fosse troppo angusto il primo spazio designato, non gli gravò di ripetere le spese, e con veramente regale magnificenza comunicò i suoi

pensieri a Tale (1) de' suoi più eletti Cavalieri, che alla capacità dell' impresa proporzionava il provato affettuoso interessamento, e queste altre Sale furono aperte, nelle quali non sai se più debba ammirare o la vastità de' luoghi, o la nuova ricchezza de' letti e delle suppellettili, o i dotti accorgimenti onde si provvede a quanto l'arte medica può desiderare, o i solerti scompartimenti de' varj morbi, o la grandezza infine dell' animo che a tanta opera diede vita. E perchè bene si paja esser questo un Santuario della Carità, vien esso dischiuso nel giorno sacro a S. Vincenzo de' Paoli, il quale fu una delle più vive rappresentazioni di questa Divina Virtù sulla terra; e in questo giorno medesimo si inaugura il simbolico Monumento (2) che al caro lor Protettore innalzava la fiducia e l'affetto reverente delle sue degne Figliuole.

Questo dunque, o Signori, è giorno solenne per dovuta gratitudine, e per patria letizia. Gratitudine a quel Sovrano che non si crede felice, se non rende

(1) Sua Eccellenza il Signor Conte Claudio Bentivoglio Ciamberlano di S. A. R., Maggiordomo Maggiore di S. A. R. la Principessa Ereditaria, Commendatore del R. Ordine Bavarese di S. Michele, Presidente degli Ospitali delle Donne; al cui zelo e alla cui solerte esperienza devesi la magnifica riduzione delle Sale, il modello de'nuovi letti, e quanto altro vi si ammira pel comodo, o per l'utilità.

(2) Il Monumento si compone di un gruppo in plastica eseguito dallo Scultore Righi già noto per altri applauditi lavori. Figura S. Vincenzo de' Paoli il quale, mentre s'avvia a deporre all'Ospizio un fanciulletto esposto che si è raccolto fra le braccia, incontra sulla strada una vecchia inferma

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