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E color che tu fai cotanto mesti.

Allor si mosse, ed io li tenni dietro.

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che a tenerla serrata, Pur che la gente innanzi mi s'atterri. VELLUT. La nomina prima dell' Inferno, come idea molto più consolante. TOMMAS.

136 Allor si mosse, ed io li tenni dietro. Era in quel punto il tramonto del sole. Come dal P. Giambattista Pianciani è stata novellamente, contro ad ogni dubbio, fermata nell' anno 1300 la visione di Dante, così dal P. Marco Ponta è stato con astronomica esattezza determinato che quel giorno spirante era la Domenica delle Palme, terzo d'aprile e quattordicesimo della luna di marzo; sicchè nel punto suddetto erano ventiquattr' ore dal plenilunio. Determinazione importante a ben chiarire gli altri spazj del tempo in questo mistico pellegrinaggio.

BIOGRAFIA

I.

GIOAN CARLO ANSALONI

Gli

li esempi, che gli uomini virtuosi ci lasciarono di sè quasi in retaggio, hanno molto di efficacia ad accenderci l'animo del desiderio di imitarli come per noi si possa. E se accada che sien nati sotto il medesimo nostro cielo, e venuti in fama di sapienti pressochè con quei mezzi istessi, che a noi pure si porgono, la ricordanza di quanto fecero ci tocca assai più vivamente, non così per nobile sentimento di emulazione, come per amor generoso di patria, la quale ci incresce di vedere discendere da quella altezza di gloria a cui eglino la sollevarono. Sia lode pertanto a voi, giovani studiosi, che nella presente solennità vi proponeste di celebrare la memoria di parecchi di quegli illustri, che più chiara fecero e famosa la Badia Nonantolana (1); alla quale commendevole opera vostra io pure volendo aver parte, eleggo di ragionarvi con parole assai semplici e brevi delle virtù di Gioan Carlo Ansaloni (2). E più volentieri a ciò m' induco perchè, com' esse

(1) Questo discorso fu recitato nel 1842 in un' Accademia, nella quale gli Alunni del Seminario di Nonantola a corona dei loro esami presero a celebrare con versi gli uomini più illustri di quella Badía.

(2) L'eccellentissimo Sig. Dottore D. Luigi Cavazzoni Pederzini, Canonico della Cattedrale di Nonantola, Rettore di questo Seminario, e Professore di Teologia Dogmatica, e per la parentela, che lo stringeva a Gioan Carlo, e perchè coll' andare dei tempi non venisse a mancare la memoria di un uomo assai benemerito del Seminario medesimo, diligentemente raccolse, e cortesemente mi somministrò le notizie della vita dell'Ansaloni; onde, se questo scritto viene alla luce, a lui principalmente si deve. Anche all'Illustrissimo e Reverendissimo Mons. Francesco Previdi, Vicario della Badia Nonantolana, vo debitore di alcune notizie intorno al medesimo soggetto.

ebbero nutrimento e coltura, e poi per lungo tempo splendettero e largamente intorno si diffusero da queste mura medesime, ove pur voi, giovani prestanti, alle speranze della Chiesa crescete, e la somiglianza dei sussidj, e l'amore del nativo luogo aggiungeranno, io penso, agli animi vostri stimoli più acuti a camminare speditamente per quella via, che dinanzi egli vi ha segnata. E quegli che un tempo qui stesso tanto affaticò coll'opera e col consiglio per la educazione dei giovani ecclesiastici, oggi in mezzo a lor ricondotto, quasi a ragionare di sè in quel suo aspetto venerando, in che tuttora me lo figuro alla mente, certo si piacerà di giovarli anche dopo la morte colla immagine delle sue virtù, e colla ricordanza di quanto a bene altrui operò.

Gioan Carlo Ansaloni nacque in Nonantola, il giorno quarto di Dicembre del 1759, di Gioan Giacomo, e di Pellegrina Piccinini; e in tenera età questo Seminario lo accolse a formarne lo spirito alla pietà ed alla scienza. E qui nell' una e nell' altra levò di sè belle speranze, al bene confortandolo non così i domestici esempi del fratello Francesco, e del cugino Andrea Placido (3), i quali nome assai chiaro di sè lasciarono, come

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(3) Nel T. II, pag. 307 della Continuazione delle Memorie di Religione e Letteratura, che si pubblicano in Modena, vedi il discorso storico intorno questo dotto Vicario Nonantolano. Qui brevemente supplirò al difetto di una biografia, che illustri la vita di Francesco Ansaloni, accennando gli ufficj che sostenne, e le vicende alle quali andò soggetto. Nel 1794 Ercole III Duca di Modena lo spedì a Milano per cagione di un prestito di denaro, che questo principe faceva al governo Imperiale, e colà benignamente fu accolto dall' Arciduca Ferdinando, che per l'Imperatore reggeva il Milanese, non che dall' Arciduchessa Beatrice di lui consorte, e dai Reali figli, dei quali il primo dovea ricuperare i dominj estensi. Nel 1796 all'avvicinarsi delle soldatesche francesi avendo il Duca riparato nel territorio veneto, nominò Francesco Ansaloni uno dei Reggenti il Ducato di Modena; ma questo venuto in mano ai Francesi, anche l'Ansaloni si rifugiò a Venezia. In potere di Francia cadde pure questa Repubblica, e l'Ansaloni passò a Ferrara, e poi si ricondusse a Modena. Nel 1799, le vittorie degli Austriaci e dei Russi rimisero sotto le antiche dominazioni i paesi d'Italia conquistati dai Francesi, ed allora l'Ansaloni venne eletto membro della Reggenza Imperiale, a cui fu com

avere sortito natura quanto focosa e risentita, altrettanto pieghevole, e di ogni nobile affetto suscettiva, dal che procedeva che, ove le sconcezze di certi lievi difetti, e le attrattive della virtù gli fossero mostrate, tutto si riscuotesse, e confuso e piangente subito da quelli si ritraesse. Del suo studio poi, e lell'ingegno suo acuto e prontissimo, questo solo vi dirò, che di quindici anni dotta adunanza qui lo udì sostenere tesi scelte dalla Logica e Metafisica (4), altamente meravigliando i quell' esperimento in età sì fresca, e facendone lodi granlissime, ed i più favorevoli presagi. Nè sì fausti preludj inosservati passarono alla perspicacia del Cardinale Alessandro Albani, a que' dì Commendatario della Badia, nel quale ben non saprei dire se la dottrina, e la grandezza dell'animo pigliassero, o piuttosto dessero ornamento allo splendore della dignità, ed alla chiarezza della prosapia, a cui in Clemente XI non mancò neppure l'onore del sommo Pontificato. E veramente avendosi allora ad eleggere uno dei due giovani Nonantolani, che giusta la volontà suprema di Girolamo Mattei, Cardinale ed ei pure Commendatario, (5) si collocavano nel

messo Modena, e tutto il suo Ducato da governare. Poco appresso l'armata Francese di Napoli ritolse agli Austriaci questi Stati, e l'Ansaloni si ridusse a Verona fino a che la sconfitta della Trebbia nuovamente mettesse i Tedeschi in possesso del Modenese; laonde ristabilitosi in Modena il governo Imperiale, l'Ansaloni di nuovo fu tra i Reggenti. Per la famosa vittoria di Marengo l'Italia nuovamente cadde in mano a' Francesi; e l'Ansaloni dovette condursi a Rovigo, poi a Bologna, di dove siccome ostaggio venne tradotto a Milano. Non potè restituirsi a Modena prima del 1803. Morì il 18 Settembre del 1806, e fu sepolto nella Chiesa dello Spedale in Nonantola.

(4) L'Ansaloni diede questo sperimento nel 1775, e, come apparisce dal prospetto delle tesi, che allora fu pubblicato, in quello ebbe a compagno Bartolomeo Jacoli di Fanano. Fu loro istitutore Filiberto Veratti, che a que' giorni dettava Filosofia nel Seminario Nonantolano, uomo di molta prudenza e dottrina, per le quali essendo accettissimo a Francesco Maria d'Este, quando questi da Nonantola passò a governare la diocesi di Reggio, a valersi de' suoi consigli, colà condusse seco il Veratti, che poscia fu promosso alla ragguardevole parrocchia di Bibbiano.

(5) Vedi la storia della Badia di Nonantola del Tiraboschi T. I. pag. 179, oppure il compendio della stessa pag. 68.

Collegio Nazareno di Roma, l'Albani a Gioan Carlo ebbe volto subitamente il pensiero; e che male non si fosse apposto, il concorso, che a conseguire quella beneficenza vincere si dovea, il fece manifesto.

Chi per poco si conosca della potenza, che sopra gli animi generosi hanno gli stimoli della emulazione, comprenderà di leggieri con quale ardore Gioan Carlo tutto si dovesse dare allo studio in quella Metropoli augusta, ove i sussidj con mirabile splendidezza apprestati a chiunque far si voglia tesoro di erudizione, e dottrina; le statue, le colonne, gli obelischi, gli archi inalzati a memoria di gloriosi fatti; le opere singolarissime, che i più famosi artisti lasciarono colà, quasi a disputarsi la corona della meravigliata posterità; le accademie, i titoli, i premj, le onorificenze d'ogni maniera, di alti spiriti accendendo l'animo, e quasi rendendolo di sè maggiore, non gli consentono di starsi contento a volgare mediocrità. Applicò da prima alla Teologia, poi diede opera alla Giurisprudenza, e con tal frutto, che in pubblica disputazione mantenne tesi elette da tutta la Teologia; fu poscia meritato di laurea nell'uno e nell' altro diritto; insignito di medaglie in oro ed in argento; e si aggiunsero larghe promesse di onorevoli ufficj e calde istanze di ragguardevoli personaggi, che in Roma fermar volesse il suo domicilio.

Ma più di queste, che pure splendida fortuna gli prenunziavano, e più degli agi e delle magnificenze di quella Metropoli, in Gioan Carlo poterono gli inviti del novello Commendatario Francesco Maria d'Este a ricondursi alla Badia che a quelle onorificenze aveagli aperta la via, e dell' opera sua abbisognava; e così fu manifesto come nell'animo suo la gratitudine ad ogni altro affetto andasse innanzi, e, ciò che non è sì frequente ad avvenire, neppure le cose prospere valessero, non che a cancellarla, ad intepidirla. Di questa nobiltà di sentimenti si piacque moltissimo il Commendatario, e trovò modo da largamente rimunerare l' Ansaloni, e al bene della Badia volgere le sue virtù, nominandolo nel 1786 all' illustre parrocchia e vicariato di Crevalcore. E colà, vecchio pastore nell' età di poco oltre a cinque lustri, facondo nell'annunziare

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