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detta perciò Silfifera, e che formava uno de' principali proventi de' doviziosissimi Cirenei, a detto dell' Eckhel / T. IV, p. 119 ), in plerisque Cyrenes numis atque in solis fingitur (6); onde parmi, che

ne diede la seguente descrizione del Silfio Cirenaico (Linnaei Systema Vegetab. ed. XVI, curante Curtio Sprengel. Gottingae 1825, T. I, p. 917, n. 8): THAPSIA SILPHIVM VIV. Th. foliis pinnatis, foliolis multipartitis, laciniis simplicibus trifidis linearibus elongatis utrinque hirsutis margine revolutis. Ager CyreNAIC. Cella. Di questi riscontri son debitore alla gentilezza del meritissimo nostro Professore di Botanica Sig. Giovanni Brignoli di Brunnhoff. Trovo inoltre, che anche il dotto Professore di Lipsia Sig. Kühn nel 1830 mostrava di approvare e seguire la classificazione e la denominazione del Silfio datane dal Viviani: esse THAPSIAE speciem novam, et quidem SILPHIVM dicendam (ad Dioscor. III, 84). Il ch. Pachô molto si occupò della ricerca del Silfio e ne scrisse a lungo nella relazione del suo Viaggio (v. Letronne, Journ. des Savans, 1826 p. 169: et editor. Parisiens. ad Plin. V, 5), ch' io non potei consultare: ma, se avesse fatto di più del Viviani, pare che il lodato Kühn ne avrebbe tenuto parola. Nel resto, singolare si è la pianta del Silfio di una moneta Pelleriniana (Rec. Pl. LXXXVI, 12) con cinque paja di foglie che sembrano come secche e vicine a cadere. Forse accennano a quel di Plinio (Hist. N. XIX, 15: cf. Theophr. VI, 3): Post folia amissa caule et ipso homines vescebantur.

(6) Nelle belle monete de' Locri Opunzj lo scudo d' Aiace combattente vedesi talora ornato di una pianticella, che ha sembianza di Silfio (Mus. Atest.). Se è vero Silfio, può dirsi allusivo al nome Orоvvτiov, in riguardo ad oлоç che per eccellenza valse succo di Silfio (v. il mio Spicil. not. 90 ); oppure accenna all' antica fama del passaggio de' Locri nella Libia dopo la morte di Aiace d' Oileo (Schol. ad Lycophr. v. 874: cf. Heyne ad Pind. Pyth. V, 108; et ad Aeneid.

il vederla ritratta nel diritto delle sopra descritte tre monete anepigrafi sia argomento bastante per attribuirle senza meno alla Cirenaica; tanto più, che la provenienza delle prime due da quelle contrade conferma la detta attribuzione (7).

XI, 265). Lo scudo d' Aiace talora e ornato con l'insegna di un Serpe (Mion. D. n. 18-20), che sarà il Dragone Xɛtponens di Aiace stesso, solito accompagnarlo per via come cane (Philostr. Heroic. VIII, p. 706 Olear.). Del resto, il Silfio, anche a' tempi antichi, e nella Libia stessa, consideravasi si proprio e distintivo della Cirenaica, che nelle monete del Comune de' Cirenei trovasi di frequente la sola voce KOINON, sottintesa l'altra KYPANAIQN, come a bastante espressa nel tipo parlante del pregiatissimo suo Silfio.

(7) Il Mionnet, che senza esitanza pose quelle due insigni medaglie del Museo di Parigi sotto Cirene, probabilmente avrà avuto in vista anche la provenienza di esse. Nell' Aprile del 1823 io ne vidi un esemplare della prima presso un nostro Modenese, per nome Nicola Manzini, che da diciotto anni abitava in Bengasi presso il Signor Rossoni viceconsole Britannico (cf. Della Cella, Viaggio da Tripoli alle frontiere occidentali dell' Egitto, Genova 1819, p. 192). Egli portava seco una bella collezione di Medaglie antiche e di Gemme incise colà raccolte; ed in un foglio volante, intitolato Dimostrazione di una collezione di Medaglie Cirenaiche, Puniche, Greche, Romane, ecc. in numero di 1092, così descrisse due varietà della ridetta moneta arcaica di Cirene: Medaglia d'argento Cirenaica: da un lato, un Cuore in mezzo a due Delfini; dall' altro vi è il Silfio. Altra pure d'argento: da un lato, il Silfio in mezzo a due Cuori; dall' altro, due Cuori in mezzo ad un quadrato. Propongo per semplice congettura, che potesse spettare a Cirene anche quella moneta arcaica, che il Mionnet (Rec. Pl. LVI, 4) attribuisce a Cardia, avente nel diritto un Cuore e nel riverso entro un quadrato incuso una Figura feminile, di cui non appaiono le braccia, fornita di

Il tipo del Cuore, che dal Mionnet fu detto ornamento in forma di Cuore, e probabilmente un Fiore, mi tenne lungamente sospeso ed incerto tra varie supposizioni (8); e da ultimo mi parve di dovervi ravvisare un vero Cuore, segnatamente in

due ale aperte alquanto alzate, che forse potrebbe dirsi Cirene, che secondo Arato e Ferecide (ap. Schol. Apollon. Arg. II, 498) fu da Apollo traslata in Libia sopra l'ale de' cigni, επι κυκνων οχηθεισαν. In moneta di Tera il Vaillant (Mion. Sup. n. 332) ravvisò Apollo portato in aria da un cigno; pure può sospettarsi, ch' egli scambiasse Apollo alla ninfa Cirene.

(8) Pensai da prima, che potesse dirsi foglia cordiforme di qualche pianta propria della Cirenaica, come dire della Nymphaea Lotus, foliorum figura cordato-orbiculata che ama i luoghi irrigui (cf. Excurs. I ad Plin. XIII, p. 251, ed. Taurin.), quali erano le pianure di Cirene (Arrian. Hist. Ind. 43); ovvero della Oxalis Libyca del Viviani (Specimen Flor. Libyc. Tab. XIII, f. 1), che proviene ne' lieti prati della Cirenaica, ed è come segue: Acaulis, scapo umbellifero; calycinis foliolis apice biglandulosis, corollá quadruplo brevioribus; foliis ternatis, foliolis OBCORDATO-BILOBIS, sessilibus, pilis sparsis hirsutis. Sospettai pure, che potesse rappresentare la fatale gleba, che porse il Tritone ad Eufemo argonauta, come pegno della futura fondazione di Cirene, e che Eufemo stesso sognò di tenersela con la mano in sul Cuore, επιμαστιος (Apollon. Argon. IV, 1734); supponendo anche che la Gleba stessa avesse preso la forma della palma della mano, quasi cordiforme, nel raccoglierla che fece di terra il Tritone (cf. Pind. Pyth. IV, 60). Cotale mia titubanza spero sarà scusata da chi consideri come il Sestini (Lett. Num. T. VII, p. 78-79) così esitante descrisse il riverso di quelle monete: Duo pisces adversi et erecti ambientes clypeum, vel rotam, ut videtur, ravvisandovi poi « i pesci della fonte Cirene che circondano un Clipeo Spartuno, o una Ruota, o una Tavola,

riguardo alla perfetta simiglianza che passa tra questo tipo Cirenaico e quello delle monete vetuste di Cardia (cf. Cadalvene, Méd. Gr. Pl. I, 10: Mionnet, Rec. Pl. LVI, 4 ). Il significato eziandio del tipo del Cuore nelle monete di Cirene probabilmente è analogo a quello delle monete di Cardia. In queste non solo allude al nome della città Kapdia, che vale appunto Cuore, ma per ragion principale accenna al preteso portento avvenuto nella fondazione di essa, cioè di un Corvo che, rapito il Cuore della vittima immolata, il depose nel sito ove surse poscia la città medesima (Steph. Byz. v. Kapdia). I coloni Terei, che fondarono Cirene, forse pretendevano un simile prodigio; tanto più che essi dicevansi guidati colà da un Corvo inviato loro da Apollo (v. Callim. in Apollin. v. 66 ). Che se non vogliasi ammettere la proposta ipotesi, di cui veramente non trovo riscontro certo presso gli antichi scrittori, altra ne avventurerei, che è fondata sopra un fatto istorico. Narra Erodoto (IV, 161) come, durante la minorità di Batto III lo zoppo, per consiglio del savio Arcade Demonatte, la cosa pubblica de' Cirenei si ricompose, dividendo il popolo in tre distinte tribù e concedendo ad esso maggiori diritti che prima, ma serbando al Re certe porzioni elette di terra ed i

della cui forma era Cirene ». A proposito del Cuore, che sì di rado incontrasi figurato ne' monumenti antichi, mi giovi ricordare quel donario di oricalco in forma di Cuore, con iscrizione mistica, che vide Pausania (II, 37, 3) nel sacrario delle Teleti Lernee.

sacerdozj: το βασιλει Βαττῳ τεμενα εξελών και ίρωσινας. Quelle terre elette assegnate al Re furono probabilmente di quelle che producevano il Silfio, atquopopol, come sembra potersi arguire da quella chiosa di Esichio, che senza meno par riferirsi al racconto di Erodoto: Βαττου σιλφιον· απο του Κυρηναιους ένι των Βαττιαδων μεταδούναι εξαιρετον το σιλφιον, ὁ εκτετμηται παρ' αυτοις, ώςτε και εν τῷ νομισματι όπου μεν Αμμωνα, όπου δε σιλφιον ενκεχαραχθαι (9). Or bene, il Cuore può considerarsi come simbolo proprio ad indicare i Sacrifizj, in riguardo al rito solenne di estrarre il Cuore della vittima, e di riporlo sopra l'ara ricoperto di adipe (v. Schneider, Lexic. Gr. v. Kapdiovλxea, et ad Orph. Argon. v. 316): e vuolsi avvertire, che nelle monete di Cirene, del pari che in quelle di Cardia, il Cuore sembra come doppio, probabilmente per essere ricoperto, di uno strato di adipe anch'esso cordiforme. La proposta interpretazione si conferma osservando, ch' essa rende ragione della particolarità del Silfio posto di mezzo a due Cuori, e del Cuore posto appiè del Silfio; quasi per indicare vie più chiaramente, che

(9) Anche il ch. Mustoxidi (Trad. d' Erodot. IV, 161, not. 245) opina, che la regione silfifera fosse quella che fu conceduta in proprietà al Re di Cirene; onde, per denotare una cosa preziosa, dicevasi il Silfio di Batto. E tanto si conferma pel riscontro di un luogo di Plinio (IX, 15), ove sembra a bastante indicato che le terre dette dai Romani ager Apionis, come che lasciate loro in eredità da quell' ultimo Re Lagida della Cirenaica, facessero parte della regione Silfifera (v. la seg. not. 47).

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