125 Dimostratevi in me, ch'io vi perdono La passata viltà, forti ed acute. Misera Armida, in qual fortuna or sono, Se sol posso da voi sperar salute! Poichè ogni altro rimedio è in me non buono, Se non sol di ferute alle ferute; Sani piaga di stral piaga d'amore, E sia la morte medicina al core. 126 Felice me, se nel morir non reco
Questa mia peste ad infettar l'inferno! Restine Amor: venga sol Sdegno or meco, E sia dell' ombra mia compagno eterno; O ritorni con lui dal regno cieco A colui che di me fe'l'empio scherno: E se gli mostri tal, che 'n fere notti Abbia riposi orribili e interrotti.
127 Qui tacque: e, stabilito il suo pensiero, Strale sceglieva il più pungente e forte; Quando giunse e mirolla il cavaliero Tanto vicina alla sua estrema sorte, Già compostasi in atto atroce e fero, Già tinta in viso di pallor di morte. Da tergo ei se le avventa, e'l braccio prende, Che già la fera punta al petto stende. 128 Si volse Armida, e'l rimirò improvviso ; Che nol senti quando da prima ei venne. Alzò le strida; e dall' amato viso Torse le luci disdegnosa, e svenne. Ella cadea, quasi fior mezzo inciso, Piegando il lento collo: ei la sostenne. Le fe' d' un braccio al bel fianco colonna; E'ntanto al sen le rallentò la gonna:
129 El bel volto e'l bel seno alla meschina Bagnò d'alcuna lagrima pietosa. Quale a pioggia d'argento e mattutina Si rabbellisce scolorita rosa; Tal ella, rivenendo, alzò la china Faccia, del non suo pianto or lagrimosa. Tre volte alzò le luci, e tre chiuolle Dal caro oggetto; e rimirar nol volle. 130 E con man languidetta il forte braccio, Ch'era sostegno suo, schiva respinse: Tentò più volte, e non uscì d'impaccio; Che vie più stretta ei rilegolla e cinse. Al fin raccolta entro quel caro laccio, Che le fu caro forse, e se n'infinse, Parlando incominciò di spander fiumi, Senza mai dirizzargli al volto i lumi: 131 O sempre, e quando parti e quando torni, Egualmente crudele, or chi ti guida? Gran meraviglia, che'l morir distorni, E di vita cagion sia l'omicida! Tu di salvarmi cerchi? a quali scorni, A quali pene è riservata Armida ? Conosco l'arti del fellone ignote;
Ma ben può nulla chi morir non puote.
132 Certo è scemo il tuo onor, se non s'addita Incatenata al tuo trionfo avanti
Femmina or presa a forza, e pria tradita: Quest'e 'l maggior de' titoli e de' vanti. Tempo fu, ch' io ti chiesi e pace e vita; Dolce or saria con morte uscir di pianti: Ma non la chiedo a te; chè non è cosa, Ch' essendo dono tuo, non sia odïosa.
133 Per me stessa, crudel, spero sottrarmi Alla tua feritade in alcun modo. E, s'all'incatenata il tosco e l'armi Pur mancheranno, e i precipizj, e 'l nodo; Veggio secure vie, che tu vietarmi Il morir non potresti: e'l ciel ne lodo. Cessa omai da' tuoi vezzi. Ah par ch'ei finga! Deh come le speranze egre lusingal
134 Così doleasi: e con le flebil onde, Ch'amor e sdegno da' begli occhi stilla, L'affettuoso pianto egli confonde,
In cui pudica la pietà sfavilla; E con modi dolcissimi risponde: Armida, il cor turbato omai tranquilla: Non agli scherni, al regno io ti riservo; Nemico no, ma tuo campione e servo. 135 Mira negli occhi miei, s'al dir non vuoi Fede prestar, della mia fede il zelo. Nel soglio, ove reguar gli avoli tuoi, Riporti giuro: ed oh piacesse al cielo Ch'alla tua mente alcun de' raggi suoi Del paganesmo dissolvesse il velo, Comio farei che in Oriente alcuna, Non t'agguagliasse di regal fortuna! 136 Si parla, e prega; e i preghi bagna e scalda Or di lagrime rare, or di sospiri: Onde, si come suol nevosa falda, Dov'arda il sole, o tepid' aura spiri; Così l'ira, che 'n lei parea si salda, Solvesi, e restan sol gli altri desiri. Ecco l'ancilla tua: d'essa a tuo senno Dispon, gli disse; e le fia legge il ceans, 137 In questo mezzo il capitan d'Egitto A terra vede il suo regal stendardo ; E vede a un colpo di Goffredo invitto Cadere insieme Rimedon gagliardo, E l'altro popol suo morto e sconfitto: Ne vuol nel duro fin parer codardo; Ma va cercando, e non la cerca in vano Illustre morte da famosa mano.
138 Contra il maggior Buglione il destrier punge, Che nemico veder non sa più degno; E mostra, ov' egli passa, ov'egli giunge, Di valor disperato ultimo segno. Ma pria ch'arrivi a lui, grida da lunge: Ecco per le tue mani a morir vegno ; Ma tentero, nella caduta estrema, Che la ruina mia ti colga e prema.
139 Così gli disse; e in un medesmo punta L'un verso l'altro per ferir si lancia. Rotto lo scudo, e disarmato e punto E'l manco braccio al capitan di Francia: L'altro da lui con si gran colpo è giusto Sovra i confin della sinistra guancia, Che ne stordisce in su la sella; e, mentre Risorger vuol, cade trafitto il ventre. 140 Morto il duce Emireno, omai sol resta Picciol avanzo di gran campo estinto. Segue i vinti Goffredo, e poi s'arresta; Ch' Altamor vede a piè di sangue tinto. Con mezza spada e con mezzo elmo in testa. Da cento lance ripercosso e cinto. Grida egli a' suoi; cessate; e tu, harone, Renditi, io son Goffredo, a me prigione.
141 Colui che sino allor l'animo grande Ad alcun atto d'umiltà non torse, Ora ch'ode quel nome, onde si spande Si chiaro suon dagli Etiopi all' Orse, Gli risponde: farò quanto dimande, Che ne sei degno (e l'arme in man gli porse) Ma la vittoria tua sopra Altamoro Nè di gloria fia povera, nè d'oro.
142 Me l'oro del mio regno, e me le gemme Ricompreran della pietosa moglie. Replica a lui Goffredo: il ciel non diemme Animo tal, che di tesor s'invoglie. Ciò che ti vien dall' indiche maremme, Abbiti pure, e ciò che Persia accoglie; Che della vita altrui prezzo non cerco: Guerreggio in Asia, e non vi cambio o merco.
143 Tace: ed a' suoi custodi in guardia dallo; E segue il corso poi de' fuggitivi. Fuggon quegli ai ripari; ed intervallo Dalla morte trovar non ponno quivi. Preso è repente, e pien di strage il vallo: Corre di tenda in tenda il sangue in rivi, E vi macchia le prede, e vi corrompe Gli ornamenti barbarici e le pompe.
144 Cosi vince Goffredo; ed a lui tanto Avanza ancor della diurna luce, Ch' alla città già liberata, al santo Ostel di Cristo i vincitor conduce. Ne pur deposto il sanguinoso manto, Viene al tempio con gli altri il sommo duce: E qui l'armi sospende, e qui devoto Il gran sepolcro adora, e scioglie il voto,
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