Opere, Volume 1

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Coi tipi del Seminario, 1858

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Page 245 - E si traevan giù l'unghie la scabbia, Come coltel di scardova le scaglie , O d'altro pesce, che più larghe l'abbia. XXIX. v. 85 — n4. O tu, che con le dita ti dismaglie, Cominciò '1 dnca mio a un di loro, E che fai d'esse tal volta tanaglie; Dinne, s" alcun Latino è tra costoro, Che son quinc' entro , se l'unghia ti hasti Eternalmente a cotesto lavoro.
Page 154 - Né il Ligure Nocchier che primo il regno Aprì dell'onde inviolate, e stette Contro nuovi perigli e nuovi mostri, Solo...
Page 84 - Grave di sonno reclinando, cadde Dall'alta poppa, e tomba ebbe nell'acque. Di portenti argomento e di diletto E d'occulte paure, il mar sorgea Dinanzi all'uom, che dall'antico seggio, Cui lo strinse natura, il guardo e l'alma Spingea vér quello tuttavia tremando. Ma come al terzo regno aditi aperse Acre necessitade, e l'uom, cui dotto...
Page 136 - Par che ad arte misuri e studii il passo. Scuro e vivace ha l'occhio ; oltre misura Largo il capo e compresso; irte le orecchie, E giù ravvolte a spira ambo le corna. Denso ha il ciuffo elevato, e...
Page 136 - Sovra l'anca piegata agile e piena. Come suole apparir purpurea veste Sotto .candido vel , che man gentile Soppone, e di leggiadro abito adorna Alcuna delle grazie, ove...
Page 335 - L' ultima regione ecco palese Parsegli agli occhi e il morto orrido regno Della neve, che intatta vi si affalda, Né per voltar di secoli o di casi Si dissigilla. Ardito ad ogni mèta (Tanto preme in bennate anime il chiaro Della gloria desire e della lode) Fu già chi ai rischi della morte incontro Imperterrito stette, e, dove pronto Astòr non cala od aquila selvaggia, Stampò l'orme vittrici e vi si assise: E vide il portentoso...
Page 186 - ... pastori. Il quarto libro, invocata Venere , prende a cantare gli accoppiamenti, e il migliorare delle razze; e mostra quali cure domandi il mantenerle buone e il farle più belle: e insegna ad eleggere i mariti. Due montoni spagnuoli ad ogni cento pecore nostrali. I maschi nati si tagliano prima dell' ottavo mese , acciocchè non guastino la razza.
Page 155 - D' orribil forme un giorno , e nelP aspetto Paurosa una furia il capo ingordo Levò di Stige , e pose il mondo in pianti. Dopo 1' ire di Marte , onde, le ville Van di messi diserte e di cultori , O dopo che malvagio aere inclemente Attoscò i germi della terra ei parti , Per gli squallidi campi uscìa la cruda Affamando i mortali ; e il senso in tutti Di pudor , di virtù , d' umanitade Spegnea , che al viver norma era il bisogno Istigatore.
Page 154 - Né invan d' Europa a' più benigni soli Tu venisti, o fra tutti eletto pomo, Che dalla terra il nome e il color tieni. Non men che in fertil campo, alligni e cresci Dove la sabbia ignuda e l'inclemenza Del ciel contende ad altra messe albergo; Né te ruggin scortese o nebbia edace Arde, né pioggia ingrata affonda, o rompe Strepitando la grandine ne...

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