Page images
PDF
EPUB

del poema è, per verità, stravagante, bizzarro, Sarebbe inutile

e tutto di sua invenzione.

il voler cercare se vi sieno osservate le regole di Aristotele: non vi è esattezza di disegno, nè di condotta, nè una corrispondenza di parti con un tutto: difetto essenziale in qualunque composizione, e di cui i poeti ne' nostri giorni non fanno per avventura molto gran caso. Sembra ch'essi credano di essere perfettamente riusciti nella loro impresa, quando viene lor fatto di cucire insieme alcuni quadri pomposi e brillanti, senza darsi pensiere se sieno fra di loro in armonia, e se si accordino con un soggetto principale. Tale si può dire che sia il poema di Dante. L'argomento è un viaggio, che ei finge di fare nell'Inferno, nel Purgatorio e nel Paradiso. In tutti questi luoghi egli trova gente di sua conoscenza con cui dialoghizza, e parla di cose accadute a' suoi giorni. Sembra ch'egli abbia conceputo da principio l'idea di quest' Opera per aver occasione di mettere nell' Inferno chi più gli piaceva, e così sfogare la bile contro i suoi nemici, che molti n'avea. Colà si trovano Imperatori,

Principi, Papi, Letterati, Guerrieri. Parla con tutta la libertà dei loro vizj, mette in palese le avventure più secrete, si fa giudice delle loro azioni, e pronunzia sentenze di dannazione contro chi gli pare. La maggior parte di coloro che ei nomina erano allora conosciuti, ed ebbero parte negli avvenimenti di que' tempi, il che interessava molto la curiosità de' lettori. Inoltre un poema dove si metteano all'Inferno Papi e Monarchi, dovea, come altri disse, impegnare assai l'attenzione. Gli uomini in tutti i secoli furono vaghi della satira, tanto più se cade su' personaggi distinti.

Ma più di tutte queste cose quello che fece passare tant'oltre in reputazione quest' Opera fu lo stile in cui era dettata. Si vide con maraviglia sorgere tutto ad un tratto in Italia un poema, che alzava a tanta dignità la lingua nazionale, e la metteva in grado di poter emulare la latina. Quella poesia variata ed avvivata sempre da azioni, ora robusta e sublime, ed ora gaja e gentile, le espressioni evidenti, le immagini peregrine, le descrizioni pittoresche incantavano e sor

prendeano quella gente non avvezza a leggere in Italiano che la vita di Barlaam, o qualche freddo Sonetto. Bastava scorrere i primi versi di questo poema per sentire le impressioni del Sublime.

Nel mezzo del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una selva oscura, (a)
Che la diritta via era smarrita.

E quanto a dir qual era è cosa dura
Questa selva selvaggia ed aspra e forte,
Che nel pensier rinnova la paura.
Tanto è amara che poco è più morte;
Ma per dire del ben ch'io vi trovai,
Dirò dell'altre cose ch'io v'ho scorte.
Io non so ben ridir com'io v'entrai,
Tant'era pien di sonno in su quel punto
Che la verace via abbandonai.

Ma poi ch'io fui appiè d'un colle giunto,
Là ove terminava quella valle,

Che m'avea di paura il cuor compunto,
Guardai in alto, e vidi le sue spalle
Vestite già de' raggi del pianeta,

(a) Per capire l'allegoria di questo passo e di altri che verranno in seguito, Vedi, Appendice No 2.

Che mena dritto altrui per ogni calle. Allor fu la paura un poco quela,

Che nel lago del cor m'era durata La notte ch'io passai con tanta pieta (1) E come quei che con lena affannata Uscito fuor del pelago alla riva Si volge all'acqua perigliosa, e guata: Così l'animo mio che ancor fuggiva Si volse indietro a rimirar lo passo, Che non lasciò giammai persona viva.

Vedete, Miledi, come l'andamento del verso è grave e solenne, e come la sublimità delle immagini scuote di primo slancio la fantasia del lettore! Osservate come i sentimenti si sostengono con voci di grande e alto suono, e come procedono via con dignità! Un bel principio è di grande raccomandazione a un poema, poichè si dispone subito l'attenzione di chi legge, ed eleva l'aspettazione; come un atrio pomposo annunzia un superbo palazzo, ed invita a porvi entro il piede.

Il metro scelto dal Dante pare anch'esso molto adattato alla materia. Si dice ch'egli 1) Pietà.

ne fu l'inventore. La terzina di fatto non ha la monotonía del verso sciolto, che a que' tempi mal si sapea maneggiare, nè la magnificenza dell'ottava rima, che sembra destinata alla maestà dell'Epica, ed a cui Dante non avea già intenzione di attingere, come lo mostra il titolo di Commedia da lui messo in fronte al suo poema. Non ascoltate i comentatori, che vi faranno grandi arcani su questo titolo. Essi ve ne daranno la spiegazione col metter fuori Aristotele, i canoni drammatici, e mille altre erudizioni; ma in questo non v'è niente di recondito, poichè Dante medesimo ce lo spiega assai chiaramente nel libro testè nominato della Volgare eloquenza. Colà egli divide gli stili in Tragico, Pastorale e Comico, che in mente sua vale quanto Sublime, Medio ed Infimo. Con tale avvertenza in un luogo dell'Inferno diè il nome di Tragedia all'Eneide di Virgigilio, e quello di Commedia al suo Poema. Descrivendo in esso non gesta eroiche, e fatti grandiosi, ma azioni per lo più private esposte in dialoghi familiari, parve a lui che gli si dovesse competere questo titolo di

« PreviousContinue »