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SCENA PRIMA ( in fine )

DANTE, GUIDO GUINICELLI, E GIULIO PERTICARI

PERT.

Fra le molte cose di cui non so

bene intendere la ragione, e nessuno de' tuoi interpetri me la sa rendere, si è la protesta che fai d'aver tolto da Virgilio

Lo bello stile che t'ha fatto onore ;

mentre in tutta la tua sacra Commedia (a quel che pare) appena due o tre luoghi s'in

T. II.

I.

contrano ne' quali l'imitazione dello stile di quel divino apparisca (1).

DANTE sorridendo col Guinicelli). Intendo ora il perchè la setta del frate Pseudo-Virgilio mette in amaro deriso quella mia protestazione, dicendo che io sono il cuculo che vantavasi d'aver imparato il canto dell' usignuolo. Mio caro Guido, il nostro buon Giulio merita di essere chiarito del vero su questo punto, e io ne commetto alla tua cortese amicizia il pensiero; chè a

(1) Quella che dal Lombardi si tocca dell' aver Dante atteso eziandio a comporre versi latini, pe' quali (dic' egli) potè aver riscosso degli applausi, è si povera di giudizio, che vista nelle opere latine di Dante la sua barbara latinità, farebbe ridere se per altri titoli non si dovesse a questo benemerito chiosatore tutta la ri

verenza.

Il Rosa Morando con giudizios sobrietà discorre il carattere dello stile Dantesco, ma nulla si arrischia di dire de' suoi contatti col Virgiliano.

Il Gravina che più profondamente d' ogni altro ha sviluppato il sistema della divina Commedia, scendendo a parlar dello stile, ei dice bensì che la foggia del suo frasaggiare distinguesi dalla comune di tutti gli altri poeti ; ma delle sue rassomiglianze collo stile di Virgilio niente accenna che tocchi la fibra della quistione ..

Ii Gozzi nella sua bella Difesa di Dante ben mostra che l'idea dell' Inferno Dantesco è tolta in più luoghi dal Virgiliano: ma ciò non risguarda che l' invenzione, e niente lo stile. Il ricercare adunque la vera immagine dello stile di Virgilio in quello di Dante è campo di critica non tocco e se a noi verrà fatto di ritrovarla, pensiamo che agli studiosi del nostro poeta riuscirà caro il vedere sciolto questo nodo gordiano.

me, dovendo parlare di me medesimo, disconverrebbe. Io me n' andrò intanto tutto segreto a visitare il mio bel S. Giovanni e i luoghi che più caramente mi ricordano i dolci tempi della mia vita, prima che la crudeltà Fiesolana mi gittasse fuor della patria. E tu, diletto mio Giulio, porgi attento la mente al discorso di questo

padre

Mio, e degli altri miei miglior che mai
Rime d'amore usar dolci e leggiadre (1) :

e saprai s'io, nel dar quella lode al mio stile, abbia trapassati i confini della verecondia, e superbamente mentito.

(1) Dante Purg. C. XXVI v. 98.

SCENA SECONDA

GUIDO GUINICELLI E GIULIO PERTICARI

Grazioso incarico, ed insegna

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GUID. mento degno di tutta la tua attenzione mi ha commesso l'amico nostro dolcissimo, ed io di buona voglia l' assumo. Ma per bene e ordinatamente procedere alla cognizione del vero che investighiamo, fa d'uopo stabilire prima lucida e netta l'idea dello stile inteso da Dante.

PERT. Non è egli la forma del dire, ossia delle frasi e delle costruzioni con la debita scelta e giuntura delle parole?

GUID. Questo è ciò veramente che dalla comune de' retori si suole insegnare. Il vero stile però non consiste nelle parole, ma nel movimento del pensiero per mezzo delle parole. Non sono adunque le frasi, nè le costruzioni, ně altro che puramente risguar di l' elocuzione, ciò che Dante vantasi d'aver imparato dal suo maestro, ma è l'arte di vestire poeticamente i concetti, l'arte di esprimere con decoro e vivacità idee le più schive d'ogni fiore di favella: arte principa

lissima, senza la quale la poesia non è che misera prosa. E quanto in quest' arte fosse Virgilio meraviglioso il mostrano le Georgiche, il più perfetto di tutti i poemi .

PERT. Comincio, se non erro, a scorgere ove va diritto a percuotere il tuo ragio

namento.

GUID. Vediamo adunque se sai ferire nel segno.

PERT. Tu prendi a insegnarmi che gli artifici di Virgilio nell' adornare di mirabile poesia un soggetto tenue ed umile, siccome appunto i precetti risguardanti i lavori della campagna, sono i medesimi che il poeta fiorentino apprese dal Mantovano ad abbellire e fiorire il soggetto della divina Commedia, mille volte più arido perchè tutto ingombro di spine teologiche mille volte più ispide che le campestri.

GUID. Tu hai dato, dirò con Dante, nel la cruna della mia intenzione. Procediamo

dunque alle prove della nostra proposizione,

e dividiamo fra noi la fatica. Tu mostra á me gli artifici di Virgilio nell'ammantare di bella poesia l'umiltà dei concetti, ed io farò il medesimo a te per quelli dell'Alighieri.

PERT. A me pare che nel poeta latino quanti sono i suoi versi, tanti sieno gli artifici di cui parliamo. Ma per venire agli esempi,

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