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cione (37). L' Alighieri non era nato per vivere in corte; non era nato

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a guisa di schiavo. Creato alla libertà, e più di ogni altro incatenato dalla necessità alla fortuna ed al mondo, egli dispregiava la turba vilissima de'cortigiani, e più odiava coloro che venuti di basso stato si erano fatti potenti o con forza o con astuzia, e per i subiti guadagni avevano generato l' orgoglio su la ruina della vecchia cortesia e dell' antico valore. E questi odiavano lui, e di più ogni modo cercavano per avvilirlo. Se la virtù dispregiata trova talora un asilo fra i grandi, non lo conserva che a forza di prudenza e pazienza; e Dante, che era di quegli uomini, che anche nel commercio di benefizio e di gratitudine hanno dell' aquila e del leone, facea si che gli ospiti suoi si credessero male rimunerati da quella riconoscenza che non era mai disgiunta dalla sua nobile e naturale alterezza. « La natura, dice il Foscolo, nega all' uomo potente e al grande ingegno di vivere pacificamente sociabili, e la loro guerra è perpetuata dalla umiliazione reciproca». Narrasi, che Can Grande fra gli altri giullari e festevoli persone,

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neva in sua corte, un buffone avesse

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quale a tutti riusciva sommamente grazioso; onde voltosi un giorno a Dante in presenza di molti cortigiani domandollo : Come sta egli mai che costui balordo, melenso, sia grato a tutti, e tu reputato sapiente grato non sia? Conobbe il Poeta che il Signor di Verona voleva incominciare a farli sentire il peso de' benefizi; nè egli era tal da soffrirlo; onde maledicendo in cuor suo chi gli compra a prezzo di onore e di dignità, balenandoli in viso il fosco rossore dell' ira, pronto rispose: La somiglianza e l' uniformità de' costumi generar sogliono la grazia e l'amore. Se amara fu la domanda, amara fu la risposta ; e l'uomo della verità e della rettitudine non poteva esser più nel favor del potente: onde lasciava volontariamente la corte dello Scaligero, forse ripetendo le parole del Convito: « Meglio sarebbe alli miseri grandi, matti, e stolti e viziosi essere in basso stato, chè nè in mondo, nè dopo la vita sarebbero tanto infamati. Veramente per costoro dice Salomone nell' Ecclesiaste : E un' altra infermità pessima vidi sotto il sole; cioè ricchezze conservate in male del loro signore Certo si è, che le sole virtù eguagliano i ceti e riempiono le distanze

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E vi ha memoria che allora (nell'anno 1318) l' Alighieri, o sia che il vincesse la noia dell' esilio, o la insultante pietà, alla mente travagliata dal lungo lavoro cercasse un riposo nel monastero, dell'Ordine Camaldolese, di S. Croce di Fonte Avellana. S'innalza il monastero ne'più difficili monti dell' Umbria e il Catria gigante degli apennini gli vieta talvolta la luce del sole. Il pellegrino, che a traverso le foreste vi volge il passo, trova ospitalità dai cortesi Solitari e quelli con riverenza gli mostrano le camere ove i loro predecessori albergarono l'Esule fiorentino. E al vedere quelle stanze e il nome di Dante scritto frequentemente su le pareti, al mirarne la marmorea effigie (38), che di età in età mantien viva la memoria di quel grande Italiano, ei sentesi compreso di pietà per i dolori dell' uomo, di rispetto per la mente divina del Poeta gli sembra scorgere l'ombra onorata aggirarsi ancora fra quelle mura e cantare le dolenti parole:

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La quale è si invilita,

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Che ogni uom par mi dica: io t'abbandono;

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e ripeterle l'eco della foresta, e in quella vederlo vagante cercando nella vista del cielo l' inspirazione dei carmi divini.

Piega le ginocchia, o pellegrino, su questo suolo sacrato, e chiunque tu sia volgiti a quel Grande e con affetto caldissimo di lui :

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Tu scaldi il mondo, tu sovr' esso luci

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e se la sorte benigna od avversa ti fece nascere italiano, allora ricordati che anch'egli nacque su la terra prediletta dalla natura che la difese con l'armi, la incoraggiò con la voce, le donò a benefizio un monumento di sovrumana sapienza: e se il tuo cucre non è chiuso ad ogni generoso sentimento, monta su la vetta del Catria, e di là volgendoti prima ai quattro punti del globo, grida con nobile orgoglio e con voce potente agli uomini di tutte le nazioni:

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L'uomo buono, avea scritto l'Alighieri, dee la sua presenza dare a pochi, e la familiaritade dare a meno, acciocchè il nome suo sia ricevuto e non ispregiato; ed intanto egli avvezzo alle tempeste politiche, avvezzo a conversare ed a studiare gli uomini, ben presto annoiato della solitudine del chiostro, sentiva il bisogno di cercare nuovi protettori. Lo accolsero allora, sostengono alcuni, prima Gherardo da Comino in Trevigi, poi Bosone de'Raffaelli in Gubbio: e in Gubbio, dicono, abitò una casa nel quartiere di S. Andrea; e fu compagno di Bosone nel castello di Colmollaro sul piecolo Saonda, e fu educatore de' suoi figli . Ma questi racconti, appoggiato a validi ar

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