futuri; che, per la elevatezza del suo ingegno poetico, abbandonando la schiera de'viventi spiccò repente un volo, e si slanciò su la cima del Parnaso italiano, a piè del quale si arrestarono i poeti che lo precedettero dove niuno de' suoi rivali potè aggiungerlo; dal nome in fine di Dante Alighieri, di quel sommo che sempre nuovo e gigante nei secoli conviene che io saluti in mezzo al comune plauso d'Italia « Fondatore della itàliana civiltà, Esemplare della italiana Letteratura » prima di andare esponendo i particolari della sua vita. CAPITOLO II. Io fui nato e cresciuto Sovra il bel fiume d' Arno alla gran villa. Nacque Durante, poi Dante per vezzo di lingua, in Firenze nel maggio dell'anno 1265 da Alighiero degli Alighieri (1) e da Donna Bella mentre che era vedovo l' Imperio per la morte di Federigo Secondo, e sedeva sul soglio di Pietro Urbano IV. Il cercare nelle sepolture, e fra le ceneri dei trapassati, testimonianze di virtù, di valore e di senno, tocca a coloro, che poveri di mente e piccoli nell' opre, strisciano nel fango, e nulla hanno di stimabile dalle razze future: ad essi sta il coprire le loro bassezze, allumare la loro oscurità con la luce degli avi. Dante non è fra questi sciàgurati che mai non fur vivi; nè ha bisogno di accattar fama da un albero di discendenza pure farò cenno di chi fossero i suoi maggiori, e donde venissero, chè nel muovere parola di tanto uomo nulla deve essere tralasciato, perchè null' avvi che non sia degno e gradito a sapersi . CAPITOLO III. Basti de' suoi maggiori udirne questo. „, Venne di Roma a Firenze a' tempi di Carlo Magno un Eliseo e, sia che fosse : ordinatore della redificazione e datore al nuovo popolo di leggi opportune, sia che il traesse la piacevolezza del sito, in essa pose sua stanza. Morto lasciò dietro a sè schiatta non illaudata di figli e discendenti, i quali dopo molto, preso il soprannome di colui che quivi loro avea dato cominciamento, si chiamarono gli Elisei (2). Fra gli Elisei nacque Cacciaguida. Giovine lodevole per valore e per senno impalmò una donzella degli Aldighieri da Ferrara (3), in cui è dubbio se fosse maggiore la gentilezza del sangue o del volto e la purezza del costume. del costume. Divenuto padre chiamò Aldighiero il suo primogenito ad onoranza della sua donna: poi seguitato Currado Terzo di Sassonia nelle guerre di Palestina, che questi gli cinse la spada di cavaliero ; e morì per mano de'Turchi nel 1147. Dal la consorte di Cacciaguida e dal suo figlio si fe' il soprannome degli Aldighieri, con lunghi anni mutato in Alighieri (4). Basti oramai della prosapia di Dante; chè apprendere la nobiltà d'animo e il senno degli avi, non è valido argomento a giudicare simili a loro i nepoti, essendo troppo vera la sentenza del Poeta, che CAPITOLO IV. Chi entra nella selva erronea di questa vita non saprebbe tenere il buon cammino, se dalli suoi maggiori non li fosse mostrato Questi fu tal nella sua vita nuova,, Quando, in Firenze, nel 1215 il sangue di Buondelmonte fu favilla di discordia, che i cittadini convertirono in incendio, propagato per tutta Italia, gli Alighieri parteggiarono co' guelfi, e come tali furono ben due volte cacciati dalla città (5). Dante dunque per famiglia fu guelfo . Orbo del padre in tenera età (6), rimase alle cure di Bella sua madre, la quale ammettendo fra i primi studï di lui il disegno e la musica (7), studi più confacenti al diletto che alla utilità, mostrava l' agiatezza della famiglia e la intenzione di volerlo ornato di splendida educazione. Ma egli sapeva che le divizie |