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GRAZIA DELEDDA

GRAZIA DELEDDA.-Born in Nuoro (Sardinia). Novelist of genius. Bonghi wrote the preface to her first novel, "Anime oneste." Of her novels are known and praised: "Il vecchio della montagna"; "Nostalgie"; "Dopo il divorzio". These have been translated into foreign languages. Most skilful in description of Sardinian customs.

Mentre soffia il Levante

(From "I giuochi della vita ".)

Un'antica leggenda sarda afferma che il corpo degli uomini nati nella vigilia di Natale non si dissolverà mai fino alla fine dei secoli.

Si parlava appunto di ciò in casa di zio Diddinu Frau, ricco contadino, e Predu Tasca, il fidanzato della figliuola di zio Diddinu, domandava: - Ed a che serve ciò? Che possiamo farcene del corpo, dopo che siamo morti?

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- Ebbene, rispose il contadino non è una grazia divina non essere ridotti in cenere? E quando arriverà il giudizio universale, non sarà una cosa bellissima ritrovare intatto il proprio corpo?

- Poh, chi lo sa?

disse Predu con fare scettico.

Senti, genero mio, esclamò il contadino: l'argomento è buono; vogliamo stanotte cantarlo?

Bisogna sapere che zio Diddinu è un poeta estemporaneo, come lo erano suo padre e suo nonno; egli coglie con gioia tutte le occasioni per proporre una gara di canto estemporaneo a poeti meno abili di lui.

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Oh, osservò Maria Franzisca, facendo la graziosa perchè il fidanzato la osservava, mento è poco allegro.

l'argo

-Tu, sta zitta! Tu andrai a letto! - gridò il padre con voce rude.

Benchè poeta, egli era un uomo rozzo, che trattava la famiglia, specialmente le figliuole, con severità quasi selvaggia. E la famiglia lo rispettava e lo temeva. In presenza del padre Maria Franzisca non osava neppure sedersi accanto al suo Predu (del resto la moda del paese voleva che i fidanzati stessero a rispettosa distanza) e si contentava di civettar con lui da lontano, affascinandolo con le mosse della bella persona fiorente entro il pittoresco vestito di scarlatto o di orbace, e sopratutto con gli sguardi degli ardenti occhi d'un turchino verdognolo, grandi come due mandorle

mature.

Era dunque la vigilia di Natale: una giornata grigia, annuvolata, ma tiepida: spirava anzi un vento di levante che portava il lontano e snervante tepore del deserto e come un umido odore di mare. Pareva che di là dalle montagne, sulle cui chine verdeggiava la fredda erba d'inverno, e di là dalla valle, ove i mandorli troppo precocemente fioriti si scuotevano, gettando quasi con dispetto al vento i petali bianchi come falde di neve, ardesse un gran fuoco, del quale non si scor

gessero le fiamme, ma arrivasse il calore. E le nuvole che s'affacciavano sulle cime dei monti e incessantemente salivano e si spandevano sul cielo, sembravano formate dal fumo di quel fuoco invisibile. Le campane suonavano a festa; la gente, resa un po' strana dal levante, girava per le strade e per le case, ideando come riunirsi per festeggiare il Natale; le famiglie si scambiavano regali di porchetti, di agnelli autunnali, di carne, di dolci, di frutta secche; i pastori recavano ai padroni il primo latte delle vacche, e la padrona rimandava al pastore il recipiente colmo di legumi o d'altro, guardandosi bene dal rimandarlo vuoto per non augurare male al bestiame.

Predu Tasca, anch'egli pastore, ammazzò il suo più bel porchetto, lo sventrò, gli tinse col sangue la cotenna, lo riempi di fronde d'asfodelo, lo mise in un canestro e lo mandò in regalo alla fidanzata. E la fidanzata diede uno scudo d'argento alla portatrice del regalo e dentro il canestro mise un dolce di mandorle e miele.

Verso sera il fidanzato venne in casa Frau e strinse la mano della fanciulla. Ella arrossì, rise di piacere, ritirò la mano: e nella mano calda per la stretta amorosa trovò una moneta d'oro.

Subito andò in giro per la casa, mostrando segretamente a tutti il bel regalo di Predu.

Fuori le campane suonavano lietamente, ed il levante ne spandeva il suono metallico per la sera tiepida ed umida. Pietro vestiva il suo bel costume ancora.medioevale dal giustacuore di velluto turchino ed il corto cappotto nero d'orbace e di velluto finemente trapuntato; e aveva la cintura di cuoio a ricami e i bottoni d'oro filogranati.

Í lunghi capelli neri gli ricadevano sulle orecchie, ben pettinati ed unti con olio d'ulivo; e siccome aveva già bevuto vino ed anice, i suoi occhi neri brillavano e le sue labbra rosse ardevano tra la folta barba nera. Era bello e fresco come un Dio campestre.

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Bonas tardas,1 disse sedendosi vicino al suocero, davanti al focolare ove ardeva un tronco d'elce. Il Signore vi conceda cento Natali. Come ve la passate?

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-Come i vecchi avvoltoi che han perduto gli artigli, rispose il fiero contadino, che cominciaval ad invecchiare. E recitò quei versi famosi:

L'omine cando est bezzu no est bonu . . . 2

Fu allora che si parlò della leggenda sui nati la sera di Natale.

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ritorno faremo una bella cena e dopo canteremo, dunque !

- Anche prima, se volete.

Prima no!

disse zio Diddinu, battendo il bastone sulla pietra del focolare. Finchè dura la Santa Vigilia bisogna rispettarla: Nostra Signora soffre i dolori del parto e noi non dobbiamo nè cantare, nè mangiar carne. Oh, buona notte, Mattia Portolu! siediti lì e dimmi chi altri verrà. Maria Franzisca, da bere! Porta da bere a questi piccoli agnelli.

La fanciulla versò da bere e, chinandosi davanti al

I. Bonas tardas, buona sera. Cf. Spanish "buenas tardes". l'uomo quando è vecchio non è buono.

2.

L'omine.

3

fidanzato per porgergli il bicchiere scintillante come un rubino, lo inebriò con uno sguardo e un sorriso ardente. Intanto il nuovo venuto nominava gli amici che dovevano sopraggiungere.

Le donne s'affaccendavano già per preparare la cena, intorno al focolare che stava nel centro della cucina, segnato sul pavimento da quattro liste di pietra. Da una parte sedevano gli uomini; dall'altra parte le donne cucinavano: in un lungo spiedo stava già infilata la metà del porchetto regalato da Predu Tasca; e un leggero fumo odoroso di vivande si spandeva per la cucina. Vennero altri due vecchi parenti, due fratelli che non si erano mai voluti ammogliare, per non dividere il loro patrimonio; sembravano due patriarchi, con capelli lunghi riccioluti ricadenti sulla prolissa barba bianca; poi venne un giovine cieco che palpava e sfiorava i muri con un sottile bastone di oleandro.

Uno dei vecchi fratelli prese Maria Franzisca per la vita, la spinse verso il fidanzato e disse:

-Che fate, agnellini del mio cuore? Perchè state così lontani come le stelle? Tenetevi dunque per mano, abbracciatevi...

I due giovani si guardarono ardentemente; ma zio Diddinu alzò la voce tonante:

Vecchio ariete, lasciali in pace: essi non hanno bisogno dei tuoi consigli.

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· Lo so, e neppure dei tuoi! Essi troveranno bene il modo di consigliarsi fra loro! rispose il vecchio. -Se ciò fosse, disse il contadino, io dovrei scacciare quel giovane come si scacciano le vespe. Da bere, Maria Franzisca!

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