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oltramontana ed oltremarina del Pozzo di s. Patrizio; altri da certe visioni di frate Alberico o di non so quali altri frati; ignote, oscure, dimenticate, opere tutte, delle quali quando fosser provate l'anteriorità e le somiglianze, ed anche l'essere state conosciute da Dante, non sarebbe provato altro se non che elle poterono essere una delle tante reminiscenze, uno de' mille pensieri, onde si conformò il gran pensiero, l'idea ben altrimenti bella, sublime, ed amorosa di Dante. Anche Omero ebbe a precursori o compagni altri cantori di patrie geste; anche Shakespear altri poeti drammatici; nè Omero, Dante o Shakespear furono assolutamente primi, ma primi grandi. In poesia, anzi nelle lettere, anzi in tutte l'arti, i grandi non sogliono inventar mai un genere nuovo; non han mestieri di ciò; si fan grandi nel genere dato loro dall'età; e l'originalità non suol essere se non pretensione dei piccoli. Lasciamo dunque, e quelle erudizioni dette da alcuni pellegrine ma dai più inutili od importune, e più importune ancora le dispute di priorità.

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Queste parole di colore oscuro » legge Dante sulla porta d'inferno, ed entra poi con Virgilio. Ma non continueremo a dar qui un sunto della cantica. Uno tale, bello quanto è possibile, fu dato già dal Ginguené. Ma già si sa, delle opere piene di bellezze non si può dare un sunto satisfacente; ed è noto quel detto d' Alfieri, quando volle far estratti delle

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bellezze della Commedia: « che a poco a poco ei la ricopiava tutta ». Il medesimo succederebbe a chi ne volesse estrarre tutte le notizie storiche, e le opinioni di Dante sovra esse; io mi vi son provato più volte, e me ne riusciva un intero commento. Deh quando sarà fatta adeguatamente tal opera? Intanto basti qui dar un cenno della distribuzione e dei principali personaggi dell'inferno, con qualche speranza sì d'introdurre, ma non con quella stolta di supplire alla lettura di esso. E chi già abbia per sè intesa bene, e ritenga a mente la cantica, passi questo capitolo inutile per lui.

È l'inferno tutto disposto sotterra ma a cielo aperto, quasi pozzo ad imbuto, od anfiteatro; con nove ampii gradi o ripiani concentrici, discendenti e via via minuenti, fino al centro del nostro globo occupato da Belzebù. E nove scaglioni ascendenti vedremo poi nel

(1) Le più, o forse tutte le descrizioni della fabbrica dell' inferno, e le figure di esso, lo fanno coperto di una crosta di terra o volta. Ma parmi che s'opponga a ciò il vedersi gli astri dai due poeti. (VII, 98; XI, 113-115; XX, 124; XXIX, 10.) Bensì, quanto si scende più giù, tanto le nebbie e i fumi oscurano l'acre più e più.

Purgatorio, nove cieli in paradiso. Ad ognuno dei nove cerchi presiede un demonio principale, con nome e figura tolta dalle divinità pagane. E così al primo cerchio trovasi Caronte, che sulla barca sua tragitta l'anime sul fiume Acheronte. Questo divide così il I.o cerchio o limbo in due parti, vergognosissima l'una, quasi gloriosa l'altra 2. La prima è occupata dagli angeli che non furono nè per Dio nè contro lui, e dagli uomini dubbiosi lor simili; quegli uomini, nè buoni nè cattivi, tanto dispregiati pur da Macchiavello, come da tutti gli animi operosi e principalmente in tempi di parte. Fra essi è colui che fece il gran rifiuto, probabilmente Celestino 3. Nella seconda parte del limbo di là d'Acheronte sono l' anime di coloro che non ebber difetto se non di fede,

papa

(2) Anche questo è diverso dalle fabbriche e figure dell' inferno da me conosciute; che tutte fanno due cerchi del luogo dell'anime triste e del limbo de' grandi antichi. Ma 1. i poeti non iscendono dall' uno all'altro luogo, anzi passano su un'acqua; 2.o il limbo è detto cerchio primaio, e gli altri secondo, terzo e via via (V, 1, 2). Quindi parmi chiara la disposizione di livello de'due luoghi; e che le due parti del cerchio I.o sieno tutte e due limbo.

(3) Canto III.

e così quelle de'grandi antichi, in una città variata di campagne, difesa da sette mura, per cui s'entra da sette porte; certo la città della scienza profana, a cui s'entrava per le sette arti del trivio e quadrivio. Ivi è il luogo di Virgilio; indi s'era egli mosso già per venire in aiuto a Dante; ivi tornando con lui è accolto da Omero, Orazio, Ovidio e Lucano che ammetton Dante come sesto fra loro. Può far qui meraviglia, che i due ultimi sieno accennati come sommi, esclusi altri Greci e Latini pur conosciuti da Dante e pur ivi stanzianti 4; e può far credere che questi fossero da lui conosciuti solamente di nome, e non nelle opere onde giudicarne.

Nel II, cerchio, ove incominciano i tormenti sta Minosse, demonio codato, che giudica l'anime avvinghiandosi di sua coda tante volte quanto è il grado o cerchio a che ei condanna. Qui i peccatori carnali son tormentati da un vento o bufera che li trae seco, sbattendoli contro le rocche ond'è cinto ed aspro il cer

(4) Canto IV, aggiugnendovi gli altri grandi antichi qui stanziati ma accennati nel Purg. XXII, 97.

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