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Poeta fui, e cantai di quel giusto Figliuol d' Anchise che venne da Troja, Poichè 'l superbo Ilion fu combusto.

Ma tu perchè ritorni a tanta noja?
Perchè non sali il dilettoso monte
Ch' è principio e cagion di tutta gioja?
Or se' tu quel Virgilio e quella fonte
Che spande di parlar sì largo fiume?
Risposi lui con vergognosa fronte.

O degli altri poeti onore e lume, Vagliami 'l lungo studio e 'l grande amore Che m' han fatto cercar lo tuo volume.

Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore: Tu se' solo colui da cu' io tolsi

Lo bello stile che m' ha fatto onore.
Vedi la bestia per cu' io mi volsi:
Ajutami da lei, famoso saggio;
Ch'ella mi fa tremar le vene e i polsi.

A te convien tener altro viaggio,
Rispose poi che lagrimar mi vide,
Se vuoi campar d' esto loco selvaggio:

Che questa bestia, per la qual tu gride,
Non lascia altrui passar per la sua via,
Ma tanto lo 'mpedisce che l' uccide:
Ed ha natura sì malvagia e ria
Che mai non empie la bramosa voglia,
E dopo 'l pasto ha più fame che pria.

Molti son gli animali a cui s' ammoglia,
E più saranno ancora infin che 'l veltro
Verrà che la farà morir con doglia. '

Questi non ciberà terra nè peltro,
Ma sapienza e amore e virtute2;
E sua nazion sarà tra Feltro e Feltro 3.
Di quell' umile Italia fia salute,
Per cui morio la vergine Cammilla 4,
Eurialo e Turno e Niso di ferute.
Questi la caccerà per ogni villa,
Finchè l' avrà rimessa nello 'nferno,
Là onde 'nvidia prima dipartilla.

Ond' io per lo tuo me' penso e discerno,
Che tu mi segui, ed io sarò tua guida,
E trarrotti di qui per luogo eterno.

I VAR. Morir di doglia (CR.)

Seguendo la metafora, dice che la Lupa s'ammoglia con altri animali; ma che il Veltro, cioè Can della Scala ne farà scempio.

2

Questi non ciberà ec. Questi non si ciberà di terra ec.; cioè, questi non appagherà il suo appetito col possedere molto paese e gran tesori, ma colla sapienza; e questa sola lo sazierà...... Peltro è propriamente stagno raffinato con argento vivo, ma qui prendendosi la spezie per il genere, vale l'istesso che ogni sorta di metallo. (VEN.)

3 E sua nazion sarà ec. La sua nazione, cioè la regione natia di Can grande, sarà la Lombardia, ampia regione situata tra la Marca Trivigiana, ove è Feltro, e la Marca d'Ancona, ov'è Montefeltro. (AN.)

4 Di quell' umile ec. Di quell' Italia, or umile, e già sì grande, per cui tanto si fece.

Ov' udirai le disperate strida,
Vedrai gli antichi spiriti dolenti,
Che la seconda morte ciascun grida'.

E vederai color che son contenti
Nel fuoco, perchè speran di venire
Quando che sia alle beate genti.

Alle qua' poi se tu vorrai salire, Anima fia a ciò di me più degna: Con lei ti lascerò nel mio partire.

Che quello Imperador che lassù regna,
Perch' i' fui ribellante alla sua legge,
Non vuol che in sua città per me si vegna.
In tutte parti impera e quivi regge:
Quivi è la sua cittade e l' alto seggio:
Oh felice colui cu' ivi elegge!

Ed io a lui: poeta, i' ti richieggio
Per quello Iddio che tu non conoscesti,
Acciocch' io fugga questo male e peggio,
Che tu mi meni là dov' or dicesti,
Sì ch' io vegga la porta di san Pietro,
E color che tu fai cotanto mesti 2.

Allor si mosse, ed io li tenni dietro.

1 Che la seconda morte ec. Cioè la morte dell' anima, perciocchè quella del corpo, la quale è la prima, essi l'hanno avuta. Addomandano adunque la seconda, credendo per quella, le pene che sentono, non dovere poscia sentire. (Boccaccio.)

2 Sì ch' io vegga ec. Sicch' io vegga teco quanto v' è dall' inferno sino alla porta del cielo, dove ti si vieta d' entrare.

CANTO II.

Dante dubita molto di sua virtù, nè può credersi degno, come S. Paolo od Enea, di visitar vivo i regni dell ombre; ma udendo esser Virgilio mandato da Beatrice, si rinfranca e lo segue.

Lo giorno se n' andava, e l'aer bruno
Toglieva gli animai che sono 'n terra
Dalle fatiche loro; ed io sol uno

M' apparecchiava a sostener la guerra
Si del cammino e sì della pietate,
Che ritrarrà la mente che non erra.

O Muse, o alto 'ngegno, or m' ajutate:
O mente, che scrivesti ciò ch' io vidi,
Qui si parrà la tua nobilitate'.

Io cominciai: Poeta che mi guidi,

Guarda la mia virtù s' ell' è

possente, Prima ch' all' alto passo tu mi fidi.

1 O Muse ec. Invocate le Muse, figlie di Giove e di Mnemosine, cioè dell' intelletto e della memoria, invoca poi l' intelletto e la memoria medesima. O alte, cioè innalzato dagli studi sublimi. O mente ec. O memoria che bene in te imprimesti tutte le cose da me vedute, Qui si parrà ec. qui si manifesterà l'eccellenza di tua virtù.

Tu dici che di Silvio lo parente,
Corruttibile ancora, ad immortale
Secolo andò, e fu sensibilmente '.

Però se l'avversario d'ogni male
Cortese fu; pensando l' alto effetto
Ch' uscir dovea di lui, e 'l chi e 'l quale;
Non pare indegno ad uomo d' intelletto:
Ch'ei fu dell' alma Roma e di suo 'mpero
Nell' empireo ciel per padre eletto 2:

La quale e 'l quale, a voler dir lo vero,
Fur stabiliti per lo loco santo,

U' siede il successor del maggior Piero.
Per questa andata, onde li dai tu vanto3,
Intese cose che furon cagione

Di sua vittoria e del papale ammanto.

1

1 Di Silvio lo parente, cioè Enea, padre di Silvio, il quale, come dice Virgilio nel lib. vi dell' Eneide, andò sensibilmente, cioè co' sensi e col corpo vivo, a secolo immortale, ad uno de' regni della vita futura.

2 Per padre eletto, eletto per fondatore. Ecco la costruzione ed il senso di questo e del precedente terzetto: Ad uomo però d'intelletto non pare indegna cosa, se Dio nemico d'ogni male, conoscendo l'alto effetto ch' uscir doveva di Enca, e il chi e il quale (sono questi il quid e il quale delle scuole, indicando il primo la sostanza, l' altro la qualità) cioè la formazione del romano impero, che avrebbe poi influito nello stabilimento della Chiesa di G. C., fu cortese a segno di accordargli tale andata. (Portirelli.)

3 Onde li dai tu vanto. Allude al passo del lib. vi dell' Eneide,

V. 125:

Facilis descensus Averno est; etc.

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