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Ben si poria con lei tornare in giuso,

E passeggiar la costa intorno errando, Mentre che l'orizzonte il dì tien chiuso. 60 Allora 'l mio signor, quasi ammirando, Menane, disse, dunque là, 've dici, Ch'aver si può diletto dimorando. Poco allungati c'eravam di lici,

I

Quando i'm'accorsi, che 'l monte era scemo, A guisa, che i valloni sceman quici. Colà, disse quell'ombra, n'anderemo, Dove la costa face di se grembo, E quivi 'l nuovo giorno attenderemo. Tra erto e piano er' un sentiere sghembo, 70 Che ne condusse in fianco della lacca Là, ove più ch'a mezzo muore il lembo. Oro, e argento fino, e cocco, e biacca, Indico legno lucido e sereno,

Fresco smeraldo 2 in l'ora, che si fiacca, Dall'erba e dalli fior dentro a quel seno Posti, ciascun saria di color vinto, Come dal suo maggiore è vinto 'l meno. Non avea pur natura ivi dipinto;

Ma di soavità di mille odori

Vi facea un incognito indistinto.

I ci eravam 2 allora,

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Salve, Regina, in sul verde, e 'n su' fiori
Quindi seder, cantando, anime vidi,
Che per la valle non parèn di fuori:
Prima che 'l poco sole omai s'annidi,
Cominciò 'l Mantovan, che ci avea volti,
Tra color non vogliate, ch'io vi guidi.
Da questo balzo meglio gli atti e i volti
Conoscerete voi di tutti quanti,

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Che nella lama giù tra essi accolti. Colui, che più sied' alto, e fa sembianti D'aver negletto ciò, che far dovea, E che non muove bocca agli altrui canti, Ridolfo imperador fu, che potea Sanar le piaghe, ch'hanno Italia morta, Sì che tardi per altro si ricrea. L'altro, che nella vista lui conforta, Resse la terra, dove l'acqua nasce, Che Molta in Albia, e Albia in mar ne porta: Ottachero ebbe nome, e nelle fasce Fu meglio assai, che Vincislao suo figlio Barbuto, cui lussuria et ozio pasce. E quel Nasetto, che stretto a consiglio Par con colui, ch'ha sì benigno aspetto, Morì fuggendo, e disfiorando 'l giglio:

1 n'avea volti,

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J

Guardate là, come si batte 'l petto.

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L'altro vedete, ch'ha fatto alla guancia
Della sua palma, sospirando, letto.
Padre, e suocero son del mal di Francia:
Sanno la vita sua viziata e lorda,
E quindi viene 'l duol, che sì gli lancia.
Quel, che par sì membruto, e che s'accorda
Cantando con colui dal maschio naso,
D'ogni valor portò cinta la corda:
E se Re dopo lui fosse rimaso

Lo giovinetto, che retro a lui siede,
Bene andava 'l valor di vaso in vaso;
Che non si puote dir dell'altre rede.
Iacomo, e Federigo hanno i reami:
Del retaggio miglior nessun possiede. 120
Rade volte risurge per li rami

L'umana probitate: e questo vuole

Quei, che la dà, perchè da lui si chiami. Ancó al Nasuto vanno mie parole

Non men, ch'all'altro Pier,che con lui canta, Onde Puglia, e Proenza già si duole. Tant'è del seme suo miglior la pianta, Quanto, più che Beatrice e Margherita, Gostanza di marito ancor si vanta.

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Vedete il Re della semplice vita
I Seder là solo, Arrigo d'Inghilterra:
Questi ha ne' rami suoi minore uscita.
Quel, che più basso tra costor s'atterra,
Guardando'n suso, è Guglielmo Marchese,
Per cui Alessandria, e la sua guerra
Fa pianger Monferrato, e 'l Canavese.

1 Giacer là solo,

DANTE T. I.

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