Corsi al palude, e le cannucce e 'l braco 1 90 100 Fuggendo a piede, e 1 sanguinando 'l piano. Quivi perde' la vista, e la parola: Nel nome di Maria fini', e quivi Caddi, e rimase la mia carne sola. Io dirò 'l vero, e tu 'l ridi' tra i vivi: L'Angel di Dio mi prese, e quel d'Inferno Gridava: O tu dal Ciel, perchè mi privi? 1 insanguinando 'l piano. Tu te ne porti di costui l'eterno Quell'umido vapor, che in acqua riede, 110 Da Pratomagno al gran giogo coperse Di nebbia, e 'l ciel di sopra fece intento Sì, che 'l pregno aere in acqua si converse: La pioggia cadde, e a' fossati venne Di lei ciò, che la terra non sofferse: 120 E come a' rivi grandi si convenne, Ver lo fiume real tanto veloce Si ruinò, che nulla la ritenne. Lo corpo mio gelato in su la foce Trovò l'Archian rubesto, e quel sospinse Nell'Arno, e sciolse al mio petto la croce, Ch'io fe' di me, quando 'l dolor mi vinse: Voltommi per le ripe, e per lo fondo: Poi di sua preda mi coperse, e cinse. Deh quando tu sarai tornato al mondo, 130 E riposato della lunga via, Seguitò 'l terzo spirito al secondo, Siena mi fe', disfecemi Maremma: 1 Disposato m'avea DANTE T.I 19 CANTO SESTO. ARGOMENTO Segue Dante a parlar dell' anime di que' peccatori, ch'eransi pentiti alla lor morte violenta: indi i Poeti vedono in disparte uno spirito, a cui Virgilio avendo richiesto il luogo più facile alla salita, intese, ch' egli era Sordello; per lo che amendue si abbracciarono. Il Poeta poscia fa una digressione sopra le discordie dell' infelice Italia. Qu uando si parte 'l giuoco della zara, Qual va dinanzi, e qual dirietro 'l prende; Ei non s'arresta, e questo, e quello 'ntende: Tal era io in quella turba spessa, Volgendo a loro e qua, e là la faccia, ΤΟ |