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Corsi al palude, e le cannucce e 'l braco
M' impigliar sì, ch'io caddi, e lì vidio
Delle mie vene farsi in terra laco.
Poi disse un altro: Deh se quel disio
Si compia, che ti tragge all'alto monte,
Con buona pietate aiuta 'l mio.
I' fui di Montefeltro, io fui Buonconte:
Giovanna, o altri non ha di me cura:
Per ch'io vo tra costor con bassa fronte.
Et io a lui: Qual forza, o qual ventura
Ti traviò sì fuor di Campaldino,
Che non si seppe mai tua sepoltura?
Oh, rispos' egli, appiè del Casentino
Traversa un'acqua, ch'ha nome l'Archiano,
Che sovra l'Ermo nasce in Apennino.
Là, 've 'l vocabol suo diventa vano,
Arriva'io forato nella gola,

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Fuggendo a piede, e 1 sanguinando 'l piano. Quivi perde' la vista, e la parola: Nel nome di Maria fini', e quivi Caddi, e rimase la mia carne sola. Io dirò 'l vero, e tu 'l ridi' tra i vivi:

L'Angel di Dio mi prese, e quel d'Inferno Gridava: O tu dal Ciel, perchè mi privi?

1 insanguinando 'l piano.

Tu te ne porti di costui l'eterno
Per una lagrimetta, che 'l mi toglie:
Ma i' farò dell' altro altro governo.
Ben sai come nell'aer si raccoglie

Quell'umido vapor, che in acqua riede, 110
Tosto che sale dove il freddo il coglie:
Giunse quel mal voler, che pur mal chiede
Con lo 'ntelletto, e mosse'l fumo e 'l vento
Per la virtù, che sua natura diede.
Indi la valle, come 'l dì fu spento,

Da Pratomagno al gran giogo coperse Di nebbia, e 'l ciel di sopra fece intento Sì, che 'l pregno aere in acqua si converse: La pioggia cadde, e a' fossati venne

Di lei ciò, che la terra non sofferse: 120 E come a' rivi grandi si convenne,

Ver lo fiume real tanto veloce

Si ruinò, che nulla la ritenne. Lo corpo mio gelato in su la foce

Trovò l'Archian rubesto, e quel sospinse Nell'Arno, e sciolse al mio petto la croce, Ch'io fe' di me, quando 'l dolor mi vinse: Voltommi per le ripe, e per lo fondo: Poi di sua preda mi coperse, e cinse.

Deh quando tu sarai tornato al mondo, 130

E riposato della lunga via,

Seguitò 'l terzo spirito al secondo,
Ricorditi di me, che son la Pia:

Siena mi fe', disfecemi Maremma:
Salsi colui, che 'nnanellata pria
I Disposando m' avea con la sua gemma.

1 Disposato m'avea

DANTE T.I

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CANTO SESTO.

ARGOMENTO

Segue Dante a parlar dell' anime di que' peccatori, ch'eransi pentiti alla lor morte violenta: indi i Poeti vedono in disparte uno spirito, a cui Virgilio avendo richiesto il luogo più facile alla salita, intese, ch' egli era Sordello; per lo che amendue si abbracciarono. Il Poeta poscia fa una digressione sopra le discordie dell' infelice Italia.

Qu

uando si parte 'l giuoco della zara,
Colui, che perde, si riman dolente,
Ripetendo le volte, e tristo impara.
Con l'altro se ne va tutta la gente:

Qual va dinanzi, e qual dirietro 'l prende;
E qual da lato li si reca a mente.

Ei non s'arresta, e questo, e quello 'ntende:
A cui porge la man più non fa pressa;
E così dalla calca si difende.

Tal era io in quella turba spessa,

Volgendo a loro e qua, e là la faccia,
E promettendo mi sciogliea da essa.

ΤΟ

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