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per nave

Un vecchio bianco per antico pelo Gridando: Guai a voi, anime prave. Non isperate mai veder lo Cielo: Io vegno per menarvi all'altra riva Nelle tenebre eterne in caldo, e 'n gielo: E tu, che se'costì, anima viva,

Partiti da cotesti, che son morti:

Ma poi ch'e' vide ch'io non mi partiva, 90 Disse: Per altre vie, per altri porti

Verrai a piaggia, 2 non qui, per passare: Più lieve legno convien che ti porti. E'l duca a lui: Caron, non ti crucciare: Vuolsi così colà dove si puote

Ciò che si vuole; e più non dimandare. Quinci fur quete le lanose gote

Al nocchier della livida palude, Che'ntorno agli occhi avea di fiamme ruote. Ma quell'anime, ch'eran lasse e nude, 100 Cangiar colore, e dibattero i denti, Ratto che 'nteser le parole crude. Bestemmiavano Iddio, e i lor parenti, L'umana spezie, il luogo, il tempo, e 'l seme Di lor semenza, e di lor nascimenti.

I ver di noi 2 e non

Poi si ritrasser tutte quante insieme,
Forte piangendo, alla riva malvagia,
Ch'attende ciascun'uom, che Dio non teme.
Caron dimonio con occhi di bragia

Loro accennando, tutte le raccoglie: 110
Batte col remo qualunque s'adagia.
Come d'Autunno si levan le foglie,

L'una appresso dell'altra, infin che'l ramo Rende alla terra tutte le sue spoglie; Similemente il mal seme d'Adamo: Gittansi di quel lito ad una ad una Per cenni, com'augel per suo richiamo. Così sen vanno su per l'onda bruna,

Et avanti che sien di là discese,

Anche di qua nuova schiera s'aduna. 120 Figliuol mio, disse il Maestro cortese,

Quelli, che muoion nell'ira di Dio, Tutti convegnon qui d'ogni paese: E pronti sono al trapassar del rio, Che la Divina Giustizia gli sprona, Sì che la tema si volge in disio. Quinci non passa mai anima buona: E però se Caron di te si lagna, Ben puoi saper omai, che 'l suo dir suona.

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Finito questo, la buia campagna

Tremò sì forte, che dello spavento
La mente di sudore ancor mi bagna.
La terra lagrimosa diede vento,

Che balenò una luce vermiglia,
La qual mi vinse ciascun sentimento;
E caddi, come l'uom, cui sonno piglia.

CANTO QUARTO.

ARGOMENTO

Destato il Poeta da un grave tuono ritrovossi nella valle d'Abisso, e seguendo oltre con Virgilio discende nel primo cerchio dell'Inferno, che è il Limbo, dove stavano l'anime di quelli, che erano morti senza Battesimo, o che essendo vissuti prima di Gesù Cristo, non aveano col dovuto culto adorato Iddio. Quindi cala nel secondo cerchio.

Ruppemi l'alto sonno nella testa

Un grave tuono, sì ch'io mi riscossi,
Come persona, che per forza è desta:
E l'occhio riposato intorno mossi
Dritto levato, e fiso riguardai,
Per conoscer lo loco, dov'io fossi.
Vero è, che 'n su la proda mi trovai
Della valle d'abisso dolorosa,
Che tuono accoglie d'infiniti guai.
Oscura, profond'era, e nebulosa
Tanto, che per ficcar lo viso al fondo
Io non vi discernea veruna cosa.

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