parte dell'eloquenza, di questa pure ho non brevemente ragionato, e appresso de' migliori traduttori Italiani, che arricchirono le lettere nostre colle opere de' più eccellenti fra i Greci, e fra i Latini. Se del fatto mi sapranno grado i Giovani studiosi a cui pro ho impresa questa fatica, e coloro che sanno insegnare belle lettere, io mi chiamerò veramente fortunato, poichè non altro mi ha mosso a ciò, che il vivo desiderio che ho di vedere bene istruita la gioventù nelle arti dell'eloquenza, senza pericolo ch' ella dimentichi mai d'essere italiana; nè presa alle lodi degli stranieri anteponga alle proprie dovizie quelle d'altrui. Che se alcuno terrà che io abbia fatto cosa inutile, e da nulla, io mi consolerò nel sapere che non ho tolto cosa alcuna di peso alle esposte dal Soave, nè aggiunto cosa che sia più mia che de' primi e più lodati maestri dell' arte. I capitoli aggiunti per intero da me sono segnati colle mie lettere iniziali G. F.M. onde ognuno conosca ciò che da me e ciò che dal Soave fu dettato. ISTITUZIONI DI RETTORICA E DI BELLE LETTERE INTRODUZIONE Uno dei più distinti privilegi che la divina Provvidenza abbia agli uomini compartito, si è la facoltà di comunicare l'uno all'altro per mezzo della favella i propri pensieri. La stessa ragione, per cui gli uomini di tanto sovrastano a tutti gli altri animali, all'uso della favella è debitrice in gran parte della sua perfe zione. Nè già soltanto per le molte cognizioni che un uomo viene dall'altro acquistando per questo mezzo, ma si ancora, perchè lo stesso pensare altro non è in sostanza che un parlare continuo, che noi facciamo tra noi medesimi. Di qui abbastanza si manifesta quanto debba importare a ciascuno l'apprendere primieramente a parlare con proprietà e con esattezza per ben esprimere i propri concetti, indi ancora con grazia e con forza, onde i suoi discorsi riescano piacevoli a chi li ascolta, e più facilmente valgano ad ottenere il fine per cui favella. L'arte che insegna a parlare con proprietà, con esattezza, con grazia e con forza è chiamata Rettorica, ed è quella, di cui prendiamo qui a trattare, e che più brevemente suole definirsi l'Arte di ben parlare. Venne questa da alcuni talora riguardata siccome un'arte di pura ostentazione, siccome un frivolo e minuto studio di parole, una inutile pompa di vane espressioni, o una artificiosa pratica di fallacie insidiose: e non può negarsi, che la Rettorica non sia stata alcune volte trattata in modo da trarre piuttosto a corruzione, che a miglioramento la sana ragione e la vera eloquenza. Ma nostra principale cura sarà appunto il cercar di sostituire a questa vana ed artificiosa Rettorica i principj della ragione e del buon senso, il procurare di sbandire i falsi abbellimenti, fissare l'attenzione più alla sostanza che alla apparaccomandare il pensar retto come fondamento del retto comporre, e la nobile semplicità, come essenziale ad ogni vero ornamento. renza, L'arte di ben dire e l'arte di ben ragionare, cioè la vera e soda Rettorica e la vera Logica, vanno tra loro inseparabilmente congiunte, e lo studio d'esprimere acconciamente i proprj pensieri insegna a pensare non meno, che a parlare accuratamente. Lo stesso atto di vestire i senti 1 menti colle parole fa che quelli viemeglio e più distintamente si concepiscano; e ognuno che abbia la menoma pratica di comporre, ben sa che quando male ei si esprime su alcuna cosa, quando l'ordine delle parole è sconnesso, quando le sentenze sono deboli, questi difetti nascono quasi sempre da una indistinta percezione della cosa medesima: si stretta è l'unione che passa fra i pensieri e le parole con cui si espongono. Ora le regole generali del ben parlare formeranno la prima parte delle Istituzioni di Rettorica e di Belle Lettere, che qui intraprendiamo; nella seconda parte applicheremo queste regole all'arte oratoria, e agli altri diversi generi del comporre in prosa; nella terza parte faremo l'applicazione delle medesime regole all' arte poetica, e a' varj generi del comporre in verso. |