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quella dote che sola ci era rimasa, e che nessuno ci potea torre, se noi medesimi non l'avessimo gittata via.

ZEV. Deh! facesse Dio, che questa vostra diceria si eloquente e sì forte uscisse di qua, e da qualcuno fosse sentita forse, se non altro, ne arrossirebbero e tornerebbero anche Italiani. Ma io non vo' preterire di farvi qui una mia chiosa. Se i Franzesi riuscirono a far imparare a forse tutto il mondo la loro lingua, egli è, credo io, che ella è assai facile, e in pochi mesi la impara qualunque uomo.

Rosa M. Sì, sì: mi ricordo di quel verso di lei nella sua Critica poetica: Il Franzese l'intende ogni facchino.

TOREL. Doh! vedete a che ci ha tirati quella voce del comun rincalzo, e quella poca di chiosa che sopra 'ho fatta io e ben me ne gode l'animo, d'aver data cagione a considerazioni così utili e belle. Adanque distaccati insieme que' due, E tremando ciascuno a me si volse, Con altri che l' udiron di rimbalzo, per vedere il miracolo d' uno vivo all' inferno. Ma come vi piace

quell' udir di rimbalzo? a me pare assai vaga metafora. quell'udir Il comentator di Dante nota qui: « Dice di rimbalzo, perchè per obliquo, non per diritto a lor venne il sermone : quasi come se la risposta da Virgilio mandata in proprio a quel cotale, fosse risaltata da questo a quello nelle orecchie degli altri. questa figura ebbe anche corso fra' prosatori. G. V. 19. 2. E per l'una novità risurse di rimbalzo l'altra. Qui Virgilio conforta Dante a interrogar coloro di qualche cosa; Lo buon maestro a

me tutto s'accolse Dicendo; Di a lor ciò che tu vuoli: Ed io incominciai poscia ch' ei volse. A me tutto s'accolse vedi bel modo e concetto! da parlare a colui e da attendere agli altri, Virgilio si ricolse o si strinse meco dicendo, ec. Quel tutto non è indarno; da che prima egli era diviso, per intendere a questo ed a quello. Dante adunque disse così; Se la vostra memoria non s'imboli Nel primo mondo dall' umane menti, Ma s'ella viva sotto molti soli (cioè molti anni), pigliando tutto il giro del sole per l'eclittica. ed anche giorni; nel qual senso Lugrezio disse; Solibus illis, invece di diebus (v1. 1217); e Virgilio, hyberni properent se tingere soles Oceano (Geor. 11. 481); e longos condere soles (Ecl. Ix. 52). Ditemi chi voi siete, e di che genti: La vostru sconcia e fastidiosa pena Di palesarvi a me non vi spaventi; deterreat. E di loro uno; lo fui d'Arezzo; e Albero da Siena, Rispose l'un, mi fe' mettere al fuoco: Ma quel perch' io mori qui non mi mena. Soggiugne, che per aver lui per sollazzo promesso a questo Albero, o Alberto di farlo volare e fallitogli, il fece ardere. del resto io son qui per altro; cioè per l'alchimia, colla quale falsai i metalli: Vero è ch' io dissi a lui parlando a giuoco, l' mi saprei levar per l'aere a volo: E quei ch'avea vaghezza e senno poco, Volle ch' io gli mostrassi l'arte; e solo Perch' io nol jeci Dedalo, mi fece Ardere a tal che l'avea per figliuolo: Ma nell'ultima bolgia delle diece Me per l'alchimia che nel mondo usai, Dannò Minós a cui fallir non lece. Da questa leggerez za di questo Alberto, che avea vaghezza e senno poco,

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Dante piglia il destro di menar un colpo rivestio a' Sanesi: Ed io dissi al Poeta; Or fu giammai Gente si vana come la Sanese? Certo non la Francesca, sì d'assai. lavora a doppio.

Rosa M. Anzi egli piglia qui due colombi a una fava. Con amara ironia dice; Chi fu mai si leggero come i Sanesi? I Franzesi no certo. egli ne sono lontani più di millanta, che tutta notte canta ( che questo val, sì d'assai, a gran pezza ): ed è un dire, E via peggio i Franzesi. ma e' parlava di que' d'allora.

Nel

ZEV. Un diavolo fa ballar l'altro. ecco qui: Onde l'altro lebbroso che m' intese, Rispose al detto mio; Tranne lo Stricca, Che seppe far le temperate spese. anche costui mantien la data dell' ironia; cioè, Colore furono ben leggeri, dallo Stricca in fuori. E Niecolò, che' la costuma ricca Del garofano prima discoperse l'orto, dove tal seme s'appicca. in Siena; cioè, là dove costoro con isbardellato stravizzo, con aromi e spezie cominciate mettere nelle vivande, si consumarono. E tranne la brigata, in che disperse Caceia d'Ascian la vigna e la gran fronda, E l'Abbagliato il suo senno profferse: altri pappatori, che a tavola si mangiarono poderi e boschi, bel motteggiare! elegante ed acuto, Caccia d'Ascian vi spese i poderi; e Ser Abbagliato (detto, persona saputa) ci pose la sua dottrina, forse in trovare i manicaretti più ghiotti. Di questi due che parlarono fin qui, l'uno era Griffolino, e questo secondo Capocchio, ambedue alchimisti. Ma perche sappi chi si ti seconda ( ti va a' versi) Contra i Sane;

si, aguzza ver me l'occhio Si che la faccia mia ben ti risponda. bello questo rispondere! ti dica il vero di me. Si vedrai ch' io son l'ombra di Capocchio, Che falsai li metalli con alchimia; E ten' dee ricordar, se ben t' adocchio, Com'io fui di natura buona scimia; perchè se tu se' colui che io credo, tu dei avermi ben conosciuto bravo falsatore della natura de' metalli.

TOREL. Ma eccoci al Canto xxx. E parmi che per la ragunata d'oggi, assai per noi si sia ragionato, che noi dobbiamo essere per domattina invitati.

Al che accordandosi gli altri due, lietamente si accommiatarono.

Fine del Dialogo Nona.

DIALOGO DECIMO

Non era anche l' aurora dell' altro giorno diventata rancia, per lo sole sopravvegnente; e 'l Dottor Zeviani era desto: il quale altresì avea tutta notte sognato quando uno, e quando altro de' luoghi più notevoli di Dante, sopra i quali il di innanzi erano con più piacer dimorati: nè certo gli altri due badarono troppo più a levarsi, anzi col sol nascente furon belli e vestiti. Or come ora posta fra lor fu venuta, tutti e tre si trovarono dal medesimo desiderio condotti nella camera del Signor Giuseppe; il quale salutatigli cortesemente e da loro risalutato, così cominciò.

ין

TOREL. Il nuovo modo da noi preso jeri per le nostre confabulazioni, m'è tanto piaciuto e tanto mi parve essere a voi altresì, che io non giudico da dipartircene, eziandio per questa nostra tornata. Quel sentirci liberi a dire ciascuno, quandunque gli aggrada, ogni cosa che gli si dà innanzi, senza aspettare la volta sua nè avere rispetto ad altro che al proprio piacere, mi par troppo migliore partito e forse più utile; che talora una parola, un cenno di checchessia ci fa nascere in mente un'idea od un pensiero sopra quella materia, che

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