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gli convien fuggire; cioè una cosa, che fa in quel medesimo che egli guarda. In fatti egli dice alla fila, Mi volsi... e vidi, ec.

ROSA M. O bello! e trabello! la cosa è qui, non punto altrove; ed io non ho un dubbio al mondo, che Dante non volesse appunto dir questo: da che, a ben pesar ciascuna parola e 'l valor suo, non ne può tornare altra sentenza da questa.

ZEV. Ed io torno a dire però; Or va, leggi Dante correndo, come tu leggessi l'Ariosto! Ecco, se cgli è da aver l'occhio a tutto a tutto per singula: se no, tu smarrisci il concetto, e frantendi.

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TOREL. Nol posso negare così è il fatto. Ora quantunque cotesta accuratezza che è bisogno ad intendere questo poeta, porti non poca fatica e studio; nondimeno e' ci convien poi confessare, che in esso tutto era chiaro e netto come il sole. Rimettendomi ora in cammino; Avea dunque detto il Poeta, Allor mi volsi, eccetera ; E vidi dietro a noi un diavol nero Correndo sù per lo scoglio venire. Ahi! quant' egli era nell'aspetto fiero! E quanto mi parca nell' atto acerbo, Con l'ale aperte e sovra i pie' leggero! verso che scatta, come strale. questa pittura fa gelare per poco. Nell' atto; cioè in quello che dirà testè, che era atteggiamento feroce. L'omero suo ch' era acuto e superbo ( serignuto in punla) Carcava un peccator con ambo l'anche; Ed ei tenea de' pie' ghermito il nerbo. ecco: il tenea a cavalcioni sulla gobba. Bello quel ghermito, che dice le branche del diavolo essere unghiute, come di girifalco.

Del nostro ponte disse; 0 Malebranche, Ecco un degli anzian di Santa Zita: Mettetel sotto; ch' io torno per anche A quella terra, che n'è ben fornita: Ogni uom v'è barattier, fuorchè Bonturo; Del NO per li denar, vi si fa ITA. parlar vivissimo, e veramente diabolico. Alcuni vogliono, che le prime parole di questa terzina sieno da legar così; Disse, O Malebranche del nostro ponte; come dicesse, O diavoli che state a guardia di questo ponte. Ma io l'intenderei semplicemente; Dal ponte nostro disse, ec. ed è bella proprietà quel nostro, che vale, Dal ponte che noi già tenevamo co' piedi. La terra di S. Zita è Lucca, che a questa Santa ha spezial divozione. tutti vi sono ladri, salvo Bonturo, che ne è caporale. ironia di assai pungente salsa. Dante vuol anche la baja di loro. per un danajo farebbono dieci giuramenti falsi. Laggiù'l buttò, e per lo scoglio duro Si volse: e mai non fu mastino sciolto Con tanta fretta a seguitar lo furo. questo è il veltri che escono di catena. dice ben assai, ed è vivo al possibile. Que' che dicono, furo esser detto per amor della rima, lessero ben pochi de' prosatori nostri.

ZEV. Ben questo diavolo si studiava; e non perdè tempo a tornarsi a Lucca tanti avventori l'aspettavano colà.

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TOREL. E' si par bene, sì, a detto di Dante. Quei sattuffò, e tornò su convolto. come vivo tratto di natura! dato il tonfo nella pegola, tornò a galla rivescio . ma la condizion della costor pena era, di bollir sotto la pegola onde segue; Ma i dimon, che del ponte avean

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coverchio: nuovo modo di dire, Che si stavano sotto, coperti dal ponte! Gridar; Qui non ha luogo il santo Volto. Era un' imagine del Nazareno, onorata in Lucca. or, Qui non monta a salvarti, gridarono, quella divozione. Aver luogo ha vari e bei scnsi; talora di bisognare. qui vale, Non ha virtù, non è il caso. Vit. S. Maria Maddalena, 107. Ingegnavansi di confortare Marta... e non avea luogo. Qui si nuota altrimenti che nel Serchio. è un fiume allato a Lucca. scherno diabolico, per dirgli, che ivi il notare facevasi tutto sotto, senza ber gocciol d'aria uscendone colla testa. Però, se tu non vuoi de' nostri graffi, Non far sovra la pegola soverchio.

ROSA M. O, vedi rima trovata da Dante! non far soverchio; cioè Non riuscire sopra la pegola: che soverchiare è andar, o star sopra. Dante medesimo ce ne dà esempio nel Purg. 111. 97. credete, Che non senza virtù che dal ciel vegna, Cerchi di soverchiar questa parete. E Virgilio, Eneid. 6. Hoc superate jugum.

ZEV. Questi esempi ribadiscono il chiodo senza

contrasto.

TOREL. E' non c'è che apporre. Poi l'addentar con più di cento raffi: Disser; Coverto convien che qui balli, Si che se puoi nascosamente accaffi. Ironia amara nel verbo ballare! che certo quella era una contraddanza, o moresca di bel sollazzo! L'altra: nascosamente è equivoco qui; e val tanto, nascosto sotto la pegola; quanto, con tanta arte, che non si pajano le tue truffe. per nulla dire dell' addentâr; colla qual metafora

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dice dieci tanti più, che con ferire, pungere, forare. Ora questo atto del cacciar il cattivello sotto la pegola, Dante l'illumina con questa nota e bellissima similitudine: Non altrimenti i cuochi a' lor vassalli Fanno attuffure in mezzo la caldaja La carne con gli uncin, perchè non galli. a questo modo l'attuffar che i demoni facevano i peccatori, si vede con gli occhi; non pur s'intende leggendo. Virgilio veggendo qui, che per conto di que' demoni Dante n' avrebbe avuto briga non poca, pensa d'andar egli a loro e attutirli; e in questo mezzo fa acquattar Dante dietro uno scheggio, aspet tandolo. Lo buon maestro; Acciocchè non si paja Che tu ci sii, mi disse, giù t'acquatta Dopo uno scheggio, ch' alcun schermo t' aja. Si paja, non è da sembrare, ma sì da apparire; che Dante usò altrove, eziandio senza il SI ( Parad. XVII. 142 ). ch' alcun schermo t'aja, cioè ti aggia, ti abbia, e questo per ti sia. Anche con savia provvidenza arma Dante, che non si sgomenti per cosa che i diavoli facessero ad esso Virgilio: E per nulla offension ch'a me sia fatta Non temer tu; ch' io ho le cose conte, Perchè altra volta fui a tal baratta.

ZEV. Buona ragione da assicurar Dante! Io so già le cose: ed anche altra volta fui a questa batosta. fidati pure; ch' io ho bene il modo d' uscirne ad onore.

TOREL. Adunque Virgilio smontò dal ponte, e pose piede sul sesto argine: Poscia passò di là dal cò del ponte; E com' ei giunse in su la ripa sesta, Mestier gli fu d'aver sicura fronte. Il lettore intende da sè, che la fronte sicura che di nulla smarrisce, è prova di fermo

animo e forte; e che però Virgilio ebbe a fare co' diavoli a chi può più. e questa è poesia. Or che avvenne? brutto accidente, che fa luogo a più altri casi, che vagamente storiano il suo soggetto. Entra con una bellissima similitudine; Con quel furore e con quella tempesta, Ch' escono i cani addosso al poverello, Che di subito chiede ove s'arresta. Quel tempesta ha gran forza, e dice il digrignar de' denti, l'avventarsi, il ringhiare assalendolo. escono addosso; proprietà di parlare assai vivo. Usciron quei di sotto'l ponticello, E volser contra lui tutti i roncigli. o bello! Ma ei gridò; Nessun di voi sia fello. Innanzi che l'uncin vostro mi pigli, Traggasi avanti l'un di voi che m'oda, E poi di roncigliarmi si consigli. Atto e parole d'uom sicuro: e Dante non falli di farlo parlare convenevolmente al suo grado.

ROSA M. O vedi, l'un di voi! Generalmente l'articolo non si pone ad un, se non quando il numero delle cose o persone di cui quella è una, sia certo e determinato così si dice l' un delle dita della mano, sapendo tutti che elle sono cinque; o l'un de' piedi, degli occhi ovvero avendo prima nominate le due o tre persone, si dirà bene, che l'una di loro disse o fece.

TOREL. Vero: ma voi fate il gnorri; che ben sapete, gli scrittori classici essere talora usciti di questa regola. basti uno, sopra questo di Dante ed altri del Boc, caccio, che avrei presti: Fior. S. Franc. 7. Menò seco alquanti frati, fra' quali fu l'uno frate Bernardo. Tornando al proposito: Udito i demonj il sicuro parlar di

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