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Ma sapienza, e amore, e virtute;

E sua nazion sarà tra Feltro e Feltro.

scolare, anche nel senso neutro. Per mancanza di queste considerazioni, avendo gli Accad. della Cr. nel Vocabolario chiosato il verbo cibare: dare il cibo, nutrire, lat. praebere cibum, vi hanno pel primo esempio recato questo stesso verso di Dante : Questi non ciberà terra, nè peltro. Rimane d'avvertire che, come terra e peltro non sono propriamente cibi, così cibare non ottiene qui senso proprio, ma metaforico ed equivalente al far sua contentezza, far sue delizie. – terra per poderi e stati. -- peltro (chiosa il Volpi) per ogni metallo, e conseguentemente per la pecunia. Questi non ciberà terra, nè peltro, Ma sapienza ec. Cioè questi non appagherà il suo appetito col possedere molto paese e gran tesoro, ma colla sapienza ec. Il Petrarca parimente congiunse queste due cose nel Trionfo della Divinità: Che vi fa ir superbi, oro e terreno; e fra i latini Orazio nell'Arte poetica al v. 421.: Dives agris, dives positis in foenore nummis. Alla stessa guisa che Dante disse peltro per danaro, dicevano i latini aes, e i greci apyupov, imitati oggidì da'francesi, che in questo significato dicono argent. Cibare nell'addotto esempio quantunque equivalga al neutro, pure è di andamento attivo, perchè porta seco l'accusativo terra e peltro, e suona : Questi non farà cibo delle sue brame nè il potere, nè la ricchezza, ma la sapienza. MONTI [a]. - Il Marchetti ed il Costa credono che qui si alluda a coloro che condannarono Dante: il Gozzi a quei Signorotti italiani di allora. Guardando il fine per cui Dante mette in iscena Cane della Scala (v. 106.), si persuade lo Scolari che il Gozzi abbia toccato il vero.◄◄ 105 E sua nazion ec. Chiosando gl'Interpreti (quelli i quali pel veltro intendono giustamente Can Grande signor di Verona) che per sua nazione debbasi capire precisamente Verona o il Veronese, e pe' due Feltri i precisi luoghi di Feltro, o Feltre, nella Marca Trivigiana, e di Monte Feltro in Romagna [6],

[a] Prop. vol. 1. P. 2. fac. 158. [b] In Romagna dice bene il Vellutello essere Monte Feltro; ed errano il Daniello e il Volpi, che lo dicono nella Marca Anconitana. Termina la Marca Anconitana al fiume Foglia, alias Isauro (vedi Magini Italia, nella pref. e nella tav. 46.), e Monte Feltro n'è di là alquante miglia: e Dante stesso al Conte di Monte Feltro (nel xxv. di questa cantica, v. 37.) Romagna tua dice lui.

Di quell'umile Italia fia salute,

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sul fondamento di cotale chiosa passa il Venturi nel xx. della presente cantica, v. 65., ad allegare questo con altro mal inteso luogo [a] in prova, che circonscriva Dante con termini troppo lontani, e con istile geografico pochissimo scrupoloso.

Se però il Venturi avesse nelle sue chiose adoprato quello scrupolo che desidera in Dante, avrebbe trovato che Verona riponesi da' Geografi nella Lombardia [6]; che Dante stesso in Lombardia riconoscela, e perciò appella gran Lombardo il medesimo Can Grande [c]; e che tra le italiane provincie era la Lombardia quella nella quale trovavasi il maggior nerbo de'Ghibellini [d], dai quali sperava Dante rimedio a' suoi guai. Ed avrebbe quindi potuto persuadersi, che per la nazione di Cane non la sola Verona o il Veroncse, ma la Lombardia tutta potè Dante intendere; e che pe'due Feltri (quantunque dall'intiera Lombardia non così svariatamente discosti come da Verona) potè sensatamente intendere, per una parte tutta la Marca Trivigiana, in cui è Feltre nobile di lei porzione, e per e per l'altra parte Romagna tutta, nella quale è Monte Feltro, sede allora de' Conti signori di molti luoghi di Romagna. Sarebbe con questo intendimento ogni difficoltà svanita; imperocchè sono la Marca Trivigiana e la Romagna provincie affatto contigue agli opposti lati della Lombardia.

Niuno meglio del Gozzi ha sciolto il nodo. Riferisce egli che Maestro Michele Scotto prognosticò a Can Grande signor di Verona, la signoria della Marca Trivigiana e del Padovano; ed il Poeta volendo gradire a quel Signore, che era di parte Ghibellina, allargò la profezia di Maestro Scotto fino ad abbracciare tutto il paese della Romagna, la quale era in quel tempo piena di Ghibellini, ne' confini della quale sta Monte Feltro. STROCCHI. Questa spiegazione mostra bellissimo il verso tanto a prima vista strano e bizzarro; così chiosa lo Scolari, meravigliandosi che il Biagioli nel 1818 seguitasse a spiegare che Dante siasi inteso di circoscrivere Verona situata tra Feltre e Monte Feltro.

106 al 108 Di quell'umile Italia ec. Camilla donzella guerriera, figlia di Metabo re de' Volsci nel Lazio, e Turno

[a] Par ix. 25. e seg. Vedi quella nota. [b] Vedi tra gli altri il citato Magini nella prefazione, e Baudrand. art. Verona. [c] Par· xvn. 71. [d] Corio Ist di Milano, P. 3.

Per cui morì la vergine Camilla,
Eurialo, e Turno, e Niso di ferute:

figlio di Dauno re de' Rutoli, parimenti nel Lazio, combattendo contra i Troiani in difesa del medesimo Lazio, vi perirono ambidue; e dall'altra parte nel troiano esercito rimasero estinti Eurialo e Niso amicissimi e valorosissimi giovani. Pare, dice il Venturi in seguito al Landino, che voglia Dante accennare lo Stato pontificio, quasi fosse più d'ogni altro da ingorda cupidigia spogliato e oppresso. Ma perchè usò quell'aggiunto umile? Forse perchè quella provincia dell'Italia, che ora si chiama Maritima e Campagna, si stende la maggior parte in pianure ( ed anche in paludi); o forse Dante disse così, perchè Virgilio nel 1. dell' En. avea detto: humilemque videmus Italiam. Per quest'ultimo riguardo, prima del Venturi altri interpreti hanno istessamente pensato, che potesse Dante appellar umile l'intesa parte d'Italia. Non hanno però essi avvertito, che la porzione d'Italia, Per cui morì la vergine Camilla (comunque appellare si voglia, o Lazio, o Maritima, o Campagna), non ha niente a che fare, anzi è in situazione totalmente opposta alla terra d' Otranto, la prima parte d'Italia scoperta da Enea; e che dicendo quel capitano, Obscuros colles, humilemque videmus Italiam [a], altro non volle dire se non, che nell'avvicinarsi a quella vide (come sempre vede chi da alto mare viene a terra) i monti in prima, - Poscia i liti d'Italia [b].- morì legge la Nidob. con altre antiche ediz.; morio la ediz. degli Accad. della Cr., che poi altrove (esempigrazia nel xxxIII. di questa cantica, v. 70.) legge istessamente che le altre edizioni.

XXXIII.

Quivi mori e come tu mi vedi.

e non già altra volta il lezioso morio. - di ferute, pleonasmo. Feruta e feruto per ferita e ferito adoprarono altri antichi non solo nel verso, in rima e fuor di rima, ma anche in prosa. Vedi il Vocab. della Cr. umile atteso il suo miserabile stato in que' tempi per l'intestine discordie ond' ella era sempre infestata. MAGALOTTI. - umile per oppressa ed abbattuta sempre dagli stranieri. TORELLI. Col Castelvetro spiega Biagioli: umiliata in dimostrazione della mise

[a] Aeneid. 111. 522. [b] Traduzione d'Aunibal Caro.

Questi la caccerà per ogni villa,
Finchè l'avrà rimessa nello 'nferno,
Là onde 'nvidia prima dipartilla.
Ond' io per lo tuo me' penso e discerno,
Che tu mi segui, ed io sarò tua guida,
E trarrotti di qui per luogo eterno,

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ria e della afflizione sua. - umile perchè aspettava quasi in ginocchio l'Imperatore che soccorresse la Ghibellina. parte E. R. ferute non è, soggiunge Biagioli, come troppo leggermente dice il Lombardi, un pleonasmo, ma si formola determinante, fra tutte le altre, la più dolce e onorata morte, quella che s'incontra pugnando per la patria.

109 per ogni villa: per equivale a da [a], e villa corrispondentemente alla lupa che caccerà, non dee prendersi alla francese (come il Volpi ed altri la prendono) per città; chè le città non sono luoghi da lupi, ma piuttosto generalmente per luogo. → villa per città trovasi però usato dallo stesso Dante anche nel c. xvIII. v. 83. del Purgatorio, ove dice: Pietola più che villa Mantovana, e dal Villani nella sia posua Storia [b]- Il Biagioli non accorda che qui per sto per da, facendo vedere il per discorrere il veltro di villa in villa, mentre il da non determina che il punto onde si parte il moto. Vedi la sua Grammatica . ←

111 Là onde 'nvidia ec. D'onde l'invidia ch'ebbe l'avversario nostro, che l'uomo avesse a possedere quelle sedi, dalle quali egli per la sua superbia era stato cacciato, l'aveva pri

dipartita, ed insieme con gli altri vizj introdotta nel mondo. Onde è scritto: Invidia Diaboli mors introivit in orbem terrarum [c]. VELLUTELLO. prima invidia, cioè la prima invidia di Lucifero, oppure là onde da prima invidia lo diparti, preso quel prima avverbialmente. MAGALOTTI. - Prendo prima per addiettivo, dice il Biagioli, perchè come avverbio parmi inutile. ←

112 me' per meglio, apocope molto in uso presso gli autori di lingua. Vedi il Vocab. della Crusca.

113 ed io ti sarò guida legge il Dionisi. E. R.
114 per luogo eterno, per luogo che durar dee eternamen-

[a] Vedi Cinon. Partic. 195. 14. [b] Sap. 2. v. 24. [c] Lib. 8. e. 79.

Ov' udirai le disperate strida,
Vedrai gli antichi spiriti dolenti,
Che la seconda morte ciascun grida:
E vederai color, che son contenti
Nel fuoco, perchè speran di venire,
Quando che sia, alle beate genti;
Alle qua' poi se tu vorrai salire,

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te; e intende l'Inferno. Biagioli chiosa: io ti trarrò di qui, facendoti passare per luogo eterno.←

116 antichi spiriti appella Virgilio tutti gli stati al mondo prima di Dante; come noi pure dicendo i nostri antichi intendiamo tutti quelli che sono stati avanti di noi, tanto nei vicini tempi, quanto ne'più rimoti. Una bella variante dice: Di quelli antichi spiriti dolenti. E. R.

117 la seconda morte ciascun grida, invoca ad alta voce : allusivamente a quei dell'Apocalisse: Desiderabunt mori, et fugiet mors ab eis [a]; e dice la seconda per rapporto alla prima già successa morte del corpo. Che a la seconda morte ec. legge il cod. Caet. E. R. e il Vat. 3199. ←

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118 E vederai leggono comunemente la Nidobeatina e tutte l'antiche edizioni; e legge pur l'edizione stessa degli Accademici della Cr. nel xiv. di questa cantica, v. 120., e nel v. del Paradiso, v. 112. ec.; ed oltre a Dante ed altri poeti, lo ha perfino in prosa adoprato il Boccaccio più fiate [b]; nè capisco come piaciuto sia agli Accademici detti d' inserire invece, per l'autorità di pochissimi testi, E poi vedrai ; e non abbiano posto mente all'altro poi in principio della terzina seguente, cui rendesi qui la medesima particella molto stucchevole. E poi vedrai legge pure il Biagioli, adducendo ragione, che questa maniera dimostra meglio l'intenzione del Poeta, che il viaggio nell' Inferno ha ad essere prima, quello in Purgatorio poi, siccome in Paradiso dopo; e non fa conto che la voce poi ripetasi quattro versi più giù.

per

120 Quando che sia vale una volta, ad egual senso del latino aliquando. Vedine altri esempj nel Vocabolario della Crusca.

121 qua' per quali, apocope usata pur da altri ottimi scrittori. Vedi il Vocab. della Cr. alla voce Quale.

[a] Cap. ix. v. 6. [b] Vedi Mastrofiui, Teoria e Prospetto de' verbi ital

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