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RIVISTA BIBLIOGRAFICA.

I.

Considerazioni sulla libertà di coscienza per PASQUALE CONCosenza, Tipografia Municipale.

FORTI.

Il Ch. Autore dell'opera, che annunziamo, ha trattato il suo tema con vasta erudizione e con ineccepibile valor dottrinale. Nemico delle reticenze egli dichiara netto che non vuole libertà di coscienza. Il nostro lettore però non se ne sgomenti: il Sig. Pasquale Conforti, se non può dirsi troppo del suo tempo, è troppo buon cristiano e sa troppo bene in servigio di chi egli scrive ed opera, perchè pensi ad alzare patiboli o accendere roghi. Nella forma d'incivilimento nella quale viviamo, le religioni ed i culti, pressochè dappertutto, sono esclusi dal novero dei doveri che i legisti chiaman perfetti a cagione che conferiscono azione giuridica; e, se, nell'opera che ci è grato di poter commendare ai nostri lettori, non è sufficientemente discusso questo lato della questione che il principio della libertà di coscienza ha sollevata, non è men vero però che non vi è neppure efficacemente impugnato. Del resto, e sotto il solo rispetto speculativo, come quegli che le troppo sottili distinzioni non cura, (e i moderni sofisti gliene danno diritto) il ch. Autore, nelle sue considerazioni, vede sempre nell' uomo un tutto indivisibile che è l'ente razionale e morale e giuridico; è quindi ovvio che gli neghi ogni autorità di ribellarsi alla famiglia, allo stato, all' incivilimento, allorchè quest'uomo ha dalla Chiesa imparato ch'egli è il figlio di Dio, lo strumento provvidenziale dei disegni del Creatore su questo mondo, negli ordini della vita e del lavoro, della società famigliare e della politica, ed insignito è della dignità di cristiano nella società religiosa. In fatti, libertà di coscienza, libertà di pensare, e altre libertà congeneri, nel concetto razionalistico sono il dritto conceduto all'individuo di negare ogni religione; combattere come tristi e tiranniche le leggi di ogni governo che non gli vada a genio; non riconoscere nella famiglia e nello stato se non il campo aperto all'attività delle sue ambizioni e allo sfogo d'ogni suo talento. Misura del diritto di fare, secondo certi liberi pensatori, la misura dell'osare e potere. Contro la irresponsale libertà della costoro coscienza

l' egregio Autore, con irrefragabili argomenti, dimostra che « v'ha delle esigenze sociali cui niun utilitario razionalista sopporterebbe in pace che altri gli menomasse per quella parte che lo riguardano; » v' ha perciò in ogni società umana una coscienza comune « che è la personificazione parlante della legge di natura e la vuole attuata; v' ha in somma un tipo supremo d'ogni umana legislazione in questa armonia degli esseri tutti nell' universo », alla quale tutti abbiamo diritto, dovere, interesse di conformare pensieri, parole ed opere; e che ci è, per lo più, formolata dalle istituzioni, dalle leggi, dai costumi della società, di cui ciascuno è membro. Egli ne discorre le ragioni, sia coll' esame delle facoltà essenziali dell' anima nostra, e de' suoi bisogni, de' suoi più nobili istinti, sia coll'analisi dell' indole varia dell' incivilimento dei popoli antichi, in paragone de' moderni, e discute largamente, e con profonda conoscenza della materia, quale può avere solo chi è versatissimo nelle filosofiche discipline, i sistemi sociali, religiosi e politici dei grandi pensatori antichi e moderni; e con logica inesorabile ne evince la radicale impotenza della ragione umana, da sola, (non redintegrata da una Rivelazione divina, positiva) per dare solido fondamento alla distinzione del bene e del male; testimonii tutti gli errori e vecchi e nuovi, e specialmente la confusione incredibile di opinioni contradditorie, non che d'idee stravaganti, di cui si è fatto colpevole il razionalismo odierno; e per conseguente si prostra egli a solo quel Dio cui Gesù ci ha insegnato a conoscere e pregare, come quello che le tradizioni umane e i dettati dei temosfori, l'esperienza dei secoli e la rettitudine effettiva quotidiana dell' uomo, che opera secondo i precetti del Verbo di Dio, tutto comprende e illustra << nell'unità, universalità, certezza, divinità, irremovibilità della Chiesa, legge vivente ch'ella è di natura, fatta positiva in servigio dell' uomo. » Ne prosegue la dimostrazione coll' additarci il principio d' autorità, base della famiglia, della scuola e dello stato; col celebrare le vittorie del Cristianesimo autoritario nella Chiesa cattolica sul paganesimo, sulla barbarie, sul razionalismo scismatico, eretico, e or socialista, che, con puerili sofismi prepara atroci rivolgimenti; e sciorinando al guardo attonito del suo lettore le incertezze, le contradizioni, le sozzure, i delitti di ciascheduno che ribellò questo o quel popolo al santo principio della educazione dell'uomo sopra la terra per mezzo dell'autorità dei padri sui figli, dei vecchi sui giovani, dei dotti e dei savi sugli idioti e sui matti, mostra come dal mare tempestoso delle passioni malvage, è unco porto in cui si trovò salvezza dai naufragi che esse minacciano all'umanità, è la Chiesa, nella cui destra lo Spirito Santo allumò la fac inconsunta, la quale splende tuttavia di luce purissima, dal faro, che il porto avvisa. Di rimpetto alle denegazioni di coloro che per libertà li coscienza, in pratica,

ci han persuasi d'intendere la sommessione di tutto e di tutti ai capricci dell'orgoglio loro sfrenato, di rimpetto alle proteiformi interpretazioni che le sètte, ogni giorno, dánno, delle esigenze della ragione filosofica o individuale, e della collettiva o politica, dai loro capi, or in un modo, or in un altro, formolate; di rimpetto all' indifferenza di coloro che avendo ingegno, ricchezze, scienza, potere in loro mano ridotti, non credono più al pericolo sociale di lasciare senza risposta le accuse dei nemici d'ogni ordine e libertà: no, non possiamo a meno di rallegrarci coll'ottimo sig. Pasquale Conforti dell' uso ch'egli fa d'uno splendido ingegno e del suo molto sapere, e benedirnelo di gran cuore. Speriamo che, meditato da molti lettori, conseguirà da questo che riparino a molti mali e antivengano quelle maggiori rovine che ogni giorno ci si minaceiano.

Voglia però, a sua volta, il ch. Autore prelodato, lasciarsi dire che non abbiamo trovato, nel suo libro, abbastanza dilucidata certa altra definizione della libertà di coscienza, la quale risolve molte difficoltà opportunamente applicata, attesta di fatto che è ben altro concetto da quello dei Liberi Pensatori; ed è concetto che ben più savi e dotti uomini ce ne danno. Questi in fatti, non affermano pur una di quante sentenze il sig. P. Conforti bellamente confuta come assurde, antisociali e peggio. Solo domandano: Posto che in uno Stato, più Chiese o Comunioni religiose si contendano il diritto all'esistenza legale, può la ragion comune sociale tutelarne l'esistenza, in quanto che i membri di esse, nel tempo medesimo, son cittadini? In altri termini:- Deve il sommo imperante riconoscere l'esistenza legale di queste società morali e religiose, proteggerne i diritti civili; in quanto inerenti, almeno, alla qualità civile di coloro che ne son membri? La risposta non ci pare difficile. I cattolici stessi negano allo stato l'autorità di insegnare quello che l'uomo ha da credere e fare per salvarsi; ma, giustamente professano che un tale diritto compete alla sola Chiesa. I protestanti, a loro volta, domandano che si rispetti la loro coscienza cristiana, perchè essi credono alla Bibbia. Restano i razionalisti, di questi una scuola, affermando la competenza dei rappresentanti legali di un popolo a giudicare di quello che allo stato convenga come utile e giusto, concede però che lo stato non ha da entrare mi sul terreno delle cose soprannaturali, e volentieri difende i diritti delle società religiose, come arra sicura di sociale progresso. Questa scuola va, qualche volta, sino a fissare i limiti del progresso, collo stabilire che nella Chiesa, tale comunità religiosa è utile e tal altra no. Un'altra scuola, che pur s'intitola democratica, vi đà come un assioma indiscutibile che le son tutte superstizioni di cui bisogna purgare il mondo, che perciò s'ha da spogliare le Chiese e poi di-,

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chiarare che ogni culto si mantenga da sè; che s'ha da sopprimere ogni associazione di frati e monache e poi dare libertà di coscienza, lasciare cioè che ognuno derida i credenti, miscreda ogni dogma, aggradisca ogni istituzione sociale; che i cattolici, sieno messi al bando d'ogni civil comunanza; e intanto che si restringano dalla piazza al tempio, affinchè non ingombrino; ritirino le immagini dei santi dalle case affinchè non offendano l'occhio dei liberi pensatori; si astengano da ogni atto religioso, imperocchè i cattolici non han diritto a nessuna tolleranza, quali nemici dei lumi, del progresso, della scienza, della patria, oscurantisti, retrogradi, sètta tenebrosa, da cui Dio scampi ogni uomo. Dio stesso però è, nel tempo medesimo, cacciato dai codici, dalle scuole, dalle case di questi democratici: faranno il resto altra volta. E qui per non dimezzare il nostro concetto chiediamo licenza al ch. Autore di soggiungere ancora: E se in uno stato sieno alle prese, dall' una parte la ragione or lasciva, or sanguinaria, ora ladra, sempre divagata da coloro che professano la libertà di pensare alla Michelet, alla Quinet, alla Renan, alla Taine, all' About, alla Sand e altrettali, e dall'altra la ragione cristiana, dei cattolici o dei protestanti, e forse anche alleata la ragione filosofica di storici, economisti, politici che non combattendo nel campo cristiano, pur ne rispettano i guerrieri, può il sommo imperante lasciare che i due campi vengano alle mani, sovvertendo la società, in nome della libertà di coscienza? Oh! no, gridiamo noi pure col ch. Autore. Ma badi: in questo caso, la più colpevole di tutte le regole di condotta è quella di chi, sotto pretesto che la rivoluzione abbandonata a sè stessa la si rovinerà, le dia frattanto, coll'astenzione dal partecipare alla cosa pubblica, tutto l'agio di fare i fatti suoi, senza opposizione. Il cristiano deve combattere; votare coi filosofi che vogliono un ordine contro queglino che promuovono il disordine, cogli economisti che patrocinano la causa del comandamento contro quelli che la disdicono, coi politici che fanno osservare il quinto contro i settarii che aboliscono la pena di morte e scannano i Pellegrino Rossi con tante altre vittime della ferocia rivoluzionaria, "combattere coi protestanti pel vangelo, cogli israeliti per la Bibbia, con tutte le società religiose contro tutte le razionalistiche, e col sapere, colla virtù anzi tutto, poi colle istituzioni, colle leggi, colla forza dare alla società l'impulso verso il bene, verso quel concetto teocratico, da cui, secondo il sig. Conforti, deve essere vinto e conquiso il concetto satanico. Ma quaggiù, e frattanto, bisogna combattere, e sapere essere vinti e morire.

A che dunque riducesi la questione della libertà di coscienza? — Ad affermare che, dirimpetto allo stato, ogni uomo, ogni sètta, ogni Comunione religiosa, la Chiesa, hanno diritto di far i fatti loro di coscienza, insegnando, pregando, associandosi, organizzandosi per rendere più efficace la propaganda loro e l'influenza della loro fede, purché questa non deroghi a quelle condi

zioni razionali di esistenza d'ogni società civile, che si potrebbero formolare nelle tre parole: rispetto alla vita, rispetto alle sostanze, rispetto all' onore, che sono tre elementarissime, rudimentali esigenze d'ogni ordine. La libertà di coscienza adunque salva i cattolici: perciò i razionalisti d'ogni scisma e colore declamano contro le religioni, e più la Chiesa: volendola distrutta, è ovvio che mandino avanti le premesse da cui trarranno, eventualmente, le conseguenze.

Il ch. Autore adunque, alla cui opera sopra citata abbiamo diretti i nostri encomi, e l'operosità del quale è da altre sue scritture dottissime fatta palese ad incremento della scienza e d'ogni altra condizione di sociale perfezionamento e ben essere, voglia pure, quando che sia, trattare eziandio di questa maniera d' intendere la libertà di coscienza, dell' opportunità di applicarla, chè, di certo, la patria si avvantaggierà del suo sapere e dell'illuminato suo zelo con cui ne patrocina i diritti, la prosperità, la pace, la grandezza morale e politica e la dignità religiosa di nazione eminentemente cattolica; e questo titolo di cattolico sarà più ambito che or non sia; dal che, senza dubbio, uscirà un nuovo ordine di pensieri e d'opere, che renda possibile quell'umanità di fede e propositi, senza di cui nè sommo imperante, nè masse obbedienti, nè poltroni che disertano la bandiera di Dio, confidando che il diavolo si rovini, mai non avranno un quarto d'ora di bene.

GIOFFREDO GIRAUDI.

II.

Studi sui matrimoni dei consanguinei di PAOLO Mantegazza. Milano 1868.

Posto io in condizione di far spesso esami di quistioni matrimoniali per persone, che dimandano alla Santa Sede d'essere dispensate da certi impedimenti dirimenti, ed avendo conosciuto la pubblicazione d' un nuovo scritto sui matrimonii de' consanguinei, fui desideroso di leggerlo colla speranza di attingervi nuove ragioni per dissuadere molti dal contrarre nozze tra parenti; consiglii ed avvisi che si è tenuti di dar sempre a coloro che ci si presentano per ottenere matrimoniali dispense. Avuto il libro, lo lessi e lo meditai, e qui in breve espongo quello che me ne parve. Il Mantegazza premette ai suoi studi che a perfezionar l'uomo non bastano i mezzi intellettuali e morali, ma bisogna occuparsi dei fisici, in ciò non ha torto. Solamente egli al pari de' suoi avversarii eccede troppo verso una parte. Se altri concede tutto all'anima, costui non guarda che al corpo, e si sdegna che i suoi simili abbiano vergogna d'essere fatti

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