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ASTERIO, ch' era presente al concilio romano di Felice III nel 487. Lo segue PROJETTIZIO, intervenuto ai sinodi romani del 499, del 502 e del 505 sotto il papa Simmaco. Poi trovasi un SANTO LORENZO, che ne possedeva la cattedra nel 550, e di cui fa somme lodi san Pietro Damiano (4), dicendo: « Quam nobilis in Christo vir fuerit, testis est antiqua traditio, » quae sanctitatis ejus insignia celebrat, etc. » Egli fu il fondatore del celebre monastero di Farfa. Quindi si progredisce, senza trovare verun nome, sino all' anno 649, quando al concilio lateranese, radunato dal papa Martino I, assisteva tra gli altri un GIOVANNI che si sottoscriveva VicoSabinas. Poi nel 724 si trova sostituito a questo un MARZIANO O MARTINIANO, ch' era al concilio romano del papa Gregorio II. Quindi seguono i nomi di TONFO nel 745; d' ISSA nel 798; di TEODORO nell' 804; di SAMUELE nell' 826; di SERGIO dall' 855 all' 868; di LEONE nell' 879; di GREGORIO nel 929; e di GIOVANNI II nel 965, i quali successivamente governarono la chiesa Foronovese. Di quest' ultimo vescovo fu trovata memoria nel demolire un altare della cadente chiesetta campestre, intitolata a s. Pietro, presso il castello di Monte-Bono, tra i confini della giurisdizione di Foronovo; n' era scritto il nome su di una pergamena così: Ego Johannes episcopus sanctae sedis Savinensis condidi et consecravi. V' era anche il suo sigillo impresso in cera di color rosso, di figura ovale, e rappresentava un vescovo in abito pontificale, con intorno l'iscrizione Johannes Episcopus Savinensis. Nè qui si procede più oltre colla serie dei vescovi di Foronovo. Questa colla chiesa Nomentana, a cui era già stata unita quella di Curi, diventarono una sola sede, assolutamente nominata col titolo dell' intiera provincia. Qui pertanto mi fermo, finchè raggiungano quest' epoca le narrazioni anche delle altre due chiese di Curi e di Nomento.

(1) Lib. 1, lett. 9.

CURI OTORRI

Quanto

uanto fosse rinomata presso gli antichi la città di CURI è facile argomentarlo dall' essere stata la patria e la sede di Tazio re dei Sabini, la patria dei due re de'romani Numa Pompilio ed Anco Marzio, come anche di Appio Claudio. Da lei venne ai romani il nome di Curiti o Quiriti dappoichè con Romolo ebbe stretto amicizia il suddetto Tazio. Ce ne assicura Plutarco (4): « Pax ita inter eos convenit, ut communem haberent » Romani Sabinique urbem; urbs vero a Romulo appellaretur Roma: » Romani autem omnes, a Tatii patria Curites. » Nè di più voglio dire sulla celebrità ed antichità di Curi, perchè abbastanza ne dissero gli scrittori più cospicui del Lazio: ne parlarono infatti Virgilio, Ovidio, Livio, Strabone, Varrone, Festo, Cicerone, Properzio, Stazio, Dionisio ed altri. Ma col tempo, e probabilmente all' epoca funesta delle invasioni dei Goti, fu cangiato il nome di Curi in quello di TORRI, forse per le tre antichissime torri, che vi si scorgono tuttavia. Certo è, che Totila recò il guasto siccome a Foronovo, così anche a Curi, da cui è lontana appena due miglia.

Le più antiche memorie cristiane, che si abbiano di questa chiesa, non precedono la metà del secolo quinto: vi esisteva un vescovo, il quale s' intitolava talvolta della Sabina, perchè Curi n' era la metropoli, e talvolta di Santo Antimo, perchè demolita la città, si trasferirono i vescovi alla chiesa di questo santo martire. Dei quali vescovi, che furono pochissimi, ecco i nomi. TIBERIO, che viveva nel 465; FELICISSIMO ch'era al concilio romano di Felice III nel 487, e si sottoscriveva Sabiniensis episcopus; DOLCIZIO, che nei sinodi tenuti in Roma dal papa Simmaco s'intitola

(1) In Romul.

ora Sabinensis ora sancti Anthymi episcopus; GIULIANO, di cui fa menzione s. Gregorio (1); BUONO, che viveva intorno al 580, e che riceveva lettera dal papa s. Pelagio, per la consecrazione di un prete al bisogno di una chiesa della sua diocesi. La lettera è di questo tenore :

PELAGIUS PAPA BONO EPISCOPO SAVINATI.

« In parochia tua basilica sancti Laurentii, quae in possessione filii » et consiliarii nostri viri magnifici Theodori fundata est, officium pre» sbyteri deesse cognovimus: et quia praefatus filius noster nobis retulit » se invenisse Rufinum quemdam monachum olim sibi vita, religione et » moribus comprobatum, et hunc postulat ibi presbyterum consecrari : » quod subito fieri nos prorogata observantia non acquievimus: ideo » dilectio tua his literis acceptis, sabbato veniente faciat eum diaconum; » et si Deus voluerit et vixerimus, mediana hebdomada presbyterum fa» ciemus: quatenus superveniente paschali festivitate, sacra ministeria in » memorata basilica a persona competenti valeant adimpleri. »

Nè dopo questo vescovo si conosce che la chiesa di Curi avesse altri pastori esiste anzi una lettera del pontefice s. Gregorio al vescovo di Nomento per aggregarne la sede a quella, giacchè la totale distruzione di questa rendeva impossibile la residenza di un vescovo, e d'altronde la dispersione dei popoli la rendeva anche inutile. Alla sua volta ne parlerò.

(1) Nel lib. Iv de' Dialoghi, nel cap. 4.

NOMENTO O LA MENTANA

Poco lungi dal fiume Aniene esiste un castello, nominato oggidi La

MENTANA, cui non v' ha dubbio essere stato l'antica e famosa città di NOMENTO, celebrata nei loro versi da Virgilio, da Marziale, da Properzio, da Ovidio. Essa diede il nome alla via nomentana, resa ancor più celebre negli ecclesiastici annali per le gloriose prodezze di tanti martiri lungh'essa sacrificati dalla idolatrica crudeltà. Taccio di questa via e di questa città gli antichi fasti guerrieri: taccio del magnifico ponte, curvatovi sul Teverone dal prode Nersete (4), capitano dell' imperatore Giustiniano, ai cui lati esistevano le due eleganti iscrizioni, conservateci diligentemente dal p. Kircher e dal p. Sisto Orrero (2).

Su questa via, a quanto consta dalle antiche memorie, esercitava per lungo tempo spirituale giurisdizione un vescovo, il quale dal nome della contigua città era detto vescovo di Nomento o Nomentano. Ed a buon dritto conveniva, che un sacro pastore fosse qui stabilito, come a custode delle preziose spoglie dei martiri, che nei molti cimiterii di essa via riposavano. Passato infatti il ponte, eravi subito il cimitero, che Anastasio chiamò ad Nimphas beati Petri, perchè situato tra campagne paludose ed acquose, dov'eran oalcune grotte, che i romani dicevano ninfe, e dove l'apostolo s. Pietro soleva recarsi a battezzare i novelli convertiti alla fede (5).

(1) lo sostengo doversi scrivere Nersete, e non già Narsete, perchè essendo un nome si dagli armeni come dai persiani pronunziato radicalmente Nerseh o Nerses, non trovo ragione veruna da dover cangiare quell' e in a.

(2) Possono leggersi presso il Piazza

nella sua Gerarchia cardinalizia; Roma, 1703, pag. 160. Qui per amore di brevità credo ben fatto l' ometterle.

(3) Cod. num. 110 della bibliot. Vallicell.; Baron. ann. 103; Bosio, Rom. Subter. lib. 3, cap. 43.

Poco più oltre fu il cimitero con una magnifica chiesa di s. Nicomede; vi fu quello di s. Alessandro papa, ove moltissimi santi martiri ebbero sepoltura; e sette miglia lungi da questo vi fu l'altro de' santi Primo e Feliciano, in un orto detto ad arcus numentanos. Qui fu eretta una chiesa, che per la frequenza del popolo, che vi accorreva, ebbe il nome di basilica ; nè molto lungi da questa pare che vi fosse il cimitero di s. Restituto. Consta dagli atti manoscritti negli antichi codici vaticani (1), che qui precisamente avesse la sua stazione il vescovo nomentano. E di fatto con questa qualificazione si trova nominato nella lettera del papa Innocenzo I, nel 415, il vescovo ORSO, il quale aveva invocato la pontificia potestà in difesa della propria giurisdizione contro il vescovo Fiorenzo, che ne usurpava i confini. Anche nel sinodo romano del 465, sotto il papa Ilario trovasi ricordato un vescovo nomentano, che aveva nome SERVUS-Dei. Nel 487 era al concilio romano di Felice III il vescovo CIPRIANO. Nei sinodi parimente romani del 495 e del 499 si trova il nome di SERENO. E sotto Simmaco nel 501, nel 502, nel 503 e nel 504 era presente ROMANO vescovo di Nomento.

Sembra che, dopo questo tempo, il vescovo nomentano fissasse la sua residenza in città, ove anche ebbe la chiesa cattedrale intitolata a s. Nicolò. Essa sussiste ancora, ed è la parrocchiale del superstite castello. Vescovo di Nomento, in seguito al suddetto Romano, fu FELICE, il cui nome si trova ripetuto nella prima e nella seconda sessione del concilio tenuto in Roma nel 551 dal papa Bonifacio II. Gli successe REDENTO, che sottoscriveva al decreto del papa Vigilio sull' affare famoso dei tre capitoli, nell' anno 555. Ai tempi di s. Gregorio I sedeva su questa cattedra il Vescovo GRAZIOSo, a cui nel 595 il pontefice aggregava ed univa la chiesa vescovile di s. Antimo o di Curi, ed è qui il luogo opportuno di recare il decreto (2):

GREGORIUS GRATIOSO EPISCOPO NUMENTANO

"Postquam hostilis impictas diversarum civitatum ita peccatis facien» tibus desolavit Ecclesias, ac reparandi eas spes nulla populo deficiente re» manserit, majori valde cura constringimur ne defunctis earum sacerdoti

(1) Cod. Valic. 4, 8 e 9.

Vol. I

(2) Lib. 1, lett. 20.

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