Page images
PDF
EPUB

"Cittadino, ne pare che si convenga di darli "perpetua memoria in questa nostra Cronica," ec. Gli si appone ancora taccia d' uom troppo libero nel favellare, e di costumi alquanto aspri e spiacevoli; al qual carattere Benvenuto da Imola aggiunge quello di una singolare astrazione di mente, allor quando immergevasi nello studio.

Il

Tra le Opere che ci son rimaste di Dante si annovera la vita nuova, ch'è una storia de' giovanili suoi amori con Beatrice, frammischiata a, diversi componimenti che per essa compose. Convivio, ch'è un comento su 14 sue canzoni, da lui lasciato imperfetto per la sua soprav venuta morte. Il libro de Monarchia, in cui trattò in alto latino dell' uffizio del papa e degl' imperadori. In Latino pure egli scrisse i Libri de vulgari eloquentia, i quali, essendo dapprima usciti alla luce nella lor traduzione italiana furono creduti supposti a Dante, ma secondo Apostolo Zeno furono tradotti dal Tris.sino: l'original Latino di Dante fu pubblicato in Parigi nel 1577. Abbiamo ancora di Dante la traduzione in versi italiani dei Salmi Peniten

ziali, del Simbolo Apostolico, dell' Orazione Domenicale, e di altre simili cose sacre. Fece la divina Commedia, ove, dice Gio. Villani," in "pulita rima, e con grandi questioni morali, "naturali, astrologhe, filosofiche e teologiche, 66 e con belle comparazioni e poetrie compose e ❝trattò in cento capitoli, ovvero Canti, dell' es66 sere e stato dell' Inferno e Purgatorio e Para

diso così altamente, come dire se ne possa, "siccome per lo detto suo trattato si può ve❝dere ed intendere, chi è di sottile intelletto." Essa è (seguitando a parlarne secondo il Tiraboschi) la descrizione di una visione, in cui finge di essere stato condotto a veder l' Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, e finge di aver avuto tal visione, l'anno 1300 dal Lunedì Santo fino al solenne giorno di Pasqua. L'abate Denina crede probabile (Vicende della Letterat.) che Dante prendesse l'idea del suo Poema dallo Spettacolo rappresentato in Firenze il primo di Maggio del 1304, che finì poi in luttuosa tragedia, e che descrivesi da Giovanni Villani; ma è probabile che avesse ei già in quel tempo dato principio al suo poema. Da un lettera pubblicata in Roma nel 1801, su

d'un antico testo a penna della divina Commedia di Dante ho procurato trarre alcune ragioni più verisimili intorno a quanto sommistrasse l'idea a Dante del suo Poema, che qui appresso aggiunte si troveranno.

La più probabile ragione per cui ei volesse chiamar Commedia un' opera, a cui pareva che tutt'altro titolo convenisse, sembra al Tiraboschi quella che si adduce dal Maffei, cioè che avendo Dante distinto tre stili, il sublime da lui detto Tragico, il mezzano ch' ei chiamò Comico, e l'infimo ch' ei disse Elegiaco, diede il titolo di Commedia al suo Poema, perchè ei si prefisse di scriverlo nello stile di mezzo. Considerando la Commedia solo in quanto ella è Poesia, essa non è nè Commedia nè poema Epico, nè alcun altro regolare Componimento. Vi si leggon sovente cose inverisimili e strane: le immagini son tavolta del tutto contro natura: ch' ei fa parlare Virgilio in modo, cui certo ei non avrebbe tenuto che molto vi ha di languido e che di alcuni Canti appena si può sostener la lettura : che i versi hanno spesso un' insofferibil durezza; e che le rime non rare volte sono così sforzate e

strane che ci destano alle risa:: che insomma Dante ha non pochi e non leggieri difetti che da niun uomo, il qual non sia privo di buon senso, potranno giammai scusarsi. Ma in mezzo a tutti questi difetti non possiamo a meno di non riconoscere in Dante tai pregi che sarebbe a bramare di vederli nei nostri Poeti più spesso che non si veggono. Una vivacissima fantasia, un ingegno acuto, uno stile a quando a quando sublime, patetico, energico che ti solleva e rapisce, immagini pittoresche, fortissime invettive, tratti teneri e passionati, ed altri somiglianti ornamenti onde è fregiato questo o poema, o comunque vogliam chiamarlo, lavoro poetico, sono un ben abbondante compenso de' difetti e delle macchie che in esso s'incontrano. E assai più chiaramente vedremo qual lode debbasi a Dante, se poniam mente a' tempi in cui egli visse. Qual era stata fin allora la poesia italiana? Poco altro più ch' un semplice accozzamento di parole rimate, con sentimenti per lo più lan. guidi e freddi, e tutti comunemente d'amore, ovver precetti morali, ma esposti senza una scintilla di fuoco poetico. Dante fu il primo che

ardisse di levarsi sublime, di cantar cose a cui niuno avea ardito rivolgersi, di animare la poesia e di parlare in linguaggio sin allora non conosciuto. Ammiriam dunque in lui ciò che anche al presente è più facile ammirar che imitare; e scusiamo in lui que' difetti che debbonsi anzi attribuire al tempo in cui visse il poeta, che al poeta medesimo. Avea Dante cominciata quest' opera in versi latini, e oltre i tre primi versi che il Boccaccio ne recita nella vita di lui, alcuni codici si conservano che ne hanno un numero anche maggiore.

Pietro e Jacopo figliuoli di Dante furono i primi a comentare la sua Commedia e ad illustrarla. Il Bocaccio ancora, Benvenuto da Imola, Francesco da Buti scrissero in questo secolo Dichiarazioni e Comenti. Dal 1373 al 1379, molte Cattedre furono aperte, in più luoghi, in cui questo Autore si spiegasse a comun vantaggio pubblicamente; ed altri nel tempo medesimo presero a tradurre Dante in versi Latini; ma tutte queste fatiche per rischiarar Dante, non produssero gran frutto. In vece di occuparsi in rilevarne le bellezze poetiche, in illustrarne i passi più oscuri,

« PreviousContinue »