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Ora non v'è ragione alcuna per far sorgere in noi il dubbio che si tratti di due battaglie avvenute in località diverse, ma omonime. Le fonti concordemente ci pongono ambedue le volte il teatro della guerra poco a sud del corso medio del Baetis (Guadalquibir); quindi, anche ammettendo col Guerra che nella penisola vi fossero 7 città che avessero lo stesso nome di Munda, non è facile credere che ve ne fossero due a brevissima distanza fra loro (1).

Non potendosi produrre alcun argomento in contrario ed essendovene parecchi in favore, bisogna convenire nell'identificazione fra la Munda ricordata da Livio al tempo della IIa guerra punica e la Munda pompeiana, come amano chiamare gli studiosi spagnuoli quella in cui nel 45 av. C. avvenne la grande battaglia, che fu il più grande trionfo di Cesare.

Da questa identificazione delle due città di Munda consegue naturalmente che per risolvere la grande questione della posizione geografica non solo si deve badare alla famosa descrizione di A. Irzio (2) (Bellum Hispanicum, cap. 29 e sg.), ma bisognerà tener presenti anche i dati che possiamo trarre da Livio (XXIV 42).

A ciò, con nostra grande meraviglia, nessuno dei tanti cultori di antichità spagnuole ha posto mente fin qui, mentre molte delle difficoltà del grave problema su Munda spariscono appunto dinnanzi alla chiara e completa conoscenza delle fonti.

Per il nostro fine non è il caso di parlare qui (e la mancanza di dettagli del resto ce lo impedirebbe (3)) della notevolissima importanza che ebbe Munda (4) negli ultimi secoli della Repubblica,

di stampa o di una svista che va perpetuandosi per i plagi degli autori di manuali e di enciclopedie.

(1) Anche oggi si hanno omonimie di città, ma queste, in genere, sono poste a grandi distanze fra loro.

(2) Molti, come è noto, mettono in dubbio che A. Irzio sia l'autore del Bellum Hispanicum. Vi furono però i fratelli JosÈ Y MANUEL OLIVER HURTADO che nella loro importantissima opera su Munda sostengono l'autenticità in favore di Irzio.

(3) Se avessimo la Hɛpots che Asclepiade aveva scritto sulla Turdetania (STRABONE III, 156), certo la questione della posizione di Munda non sarebbe così difficile e così discussa.

(4) Munda è ricordata da LIVIO (XXIV 42), da STRABONE (III 141 e 160), da A. IRZIO (Bellum Hispanicum, cap. 29 e seg.), da DIONE CASSIO (XLIII 39), da FLORO (IV 2), da VALERIO MASSIMO (VII 6).

Fra i moderni, oltre ai molti autori spagnuoli che citeremo, sono da ricor

in cui era considerata quasi la metropoli delle regioni che erano intorno al corso medio del Baetis (Strabone III 141). É importante tener presente però che Strabone non ci parla della Munda del suo tempo, in cui già era assai decaduta, ma di quella del tempo di Posidonio.

Plinio (III 12), nella 2a metà del I sec. dopo Cristo, scriveva: « fuit Munda cum Pompei filio rapta (1)». Mela, che visse al tempo dell'imperatore Claudio, benchè nato nella Betica, non ci parla affatto di Munda. Così pure non la registra punto Tolemeo nell'opera sua, di guisa che si è spinti a credere che già ai primi dell'Impero, se non era scomparsa, era lì lì per scomparire. Nell' Itinerarium Antonini Munda non è ricordata affatto.

Ma entriamo senza altro nel vivo del problema alla cui soluzione s'affaticarono da secoli gli studiosi della geografia antica della Spagna.

Anzitutto dichiariamo di essere lontani dal pessimismo dell'Hübner che oltre 50 anni fa scriveva che « voler ritrovare il luogo preciso della città (di Munda) è un problema non dissimile a quello della ricerca di Troia antica (2) ». Negli studi, come nella vita, bisogna aver fede e tenacia, quindi non crediamo di mancare di rispetto al più grande studioso di cose spagnuole se dissentiamo da lui e se amiamo sperare che il problema di Munda possa essere risolto, sopratutto con scavi e con nuove scoperte che vengano a rafforzare certe ipotesi.

E neppure crediamo che invano si cerchino le rovine di Munda, perchè anche ammessa la sua distruzione nel 45 av. C. per opera di un Q. Fabio Massimo (Bellum Hispanicum, cap. 41), come in

darsi il FORBIGER (Handbuch der alten Geographie, vol. III, pg. 51) e W. SMITH (Dictionary of Greek and Roman Geographie, vol. II, pag. 376).

Secondo il DETLEFSEN (Die Geographie der Provinz Baetica bei Plinius che è in Philologus Vol. XXX, pg. 265-310), Munda deve essere considerata come la nona colonia della Betica (o. c. pg. 271). L' HÜBNER, al contrario, pone a quel posto Carteia (C. I. L. pg. 242).

(1) Si pensi che questa notizia di PLINIO va riferita all'età augustea, perchè l'opera sua, in quella parte che riguarda la Spagna, dipende dagli scritti di AuGUSTO, di VARRONE ATACINO e di M. AGRIPPA.

(2) E. HÜBNER, Annali dell'Instituto di Corrispondenza Archeologica. Anno 1862, pag. 98. Se per Munda come per Troia, sorgesse un uomo che avesse la costanza ed il volere dello SCHLIEMANN, certo l' HÜBNER non si chiuderebbe nella sua scettica opinione.

clina a credere l'Hübner, non si comprenderebbe come nulla fosse sopravvissuto di una grande città e dei suoi monumenti. Fra i tanti despoblados (località disabitate), fra los villares, fra i tanti luoghi appellati la ciudad vieja o el castillon può esservi un rudero e forse anche sottoterra un'iscrizione che ci parli dell'antica Munda. Bisogna frugare per trovare e questo dovere spetta sopratutto ai cultori di antichità spagnuole che possono fare studi sui luoghi.

La ricerca della posizione di Munda ha una storia ed una bibliografia notevolmente copiosa, ma in grandissima parte ignorata fuori della penisola iberica (1).

A. Carrasco nel 1903 (2) compose un breve articolo bibliografico su Munda, dimostrando che già alla fine del sec. XVIII vi furono di quelli che s'occuparono della posizione geografica di quella città. Ma invero, come si può vedere in un pregevole lavoro di Iosé y Manuel Oliver Hurtado, che sono fra i pochissimi quelli che in Ispagna scrissero con vero ed alto intento scientifico, ben più antichi sono gli studi che furono fatti su Munda (3).

Certo per la soluzione della nostra questione non abbiamo troppo materiale a nostra disposizione, essendo sicuramente false le iscrizioni dei tori di Guisando (4) e dovendo guardarci dalle non poche falsificazioni antiche e moderne. Inoltre nessuna delle pochissime medaglie, che alcuni per il passato hanno attribuito a Munda, dopo lo studio sereno di Lopez Bustamente (5), deve essere riferita

(1) L' HÜBNER non se n'è occupato che per incidenza qua e là nel C. I. L., vol. II, non essendo state trovate affatto iscrizioni di Munda.

(2) A. CARRASCO, Boletin de la Real Academia de la Historia di Madrid. Tomo XLII, cuaderno v. Madrid, Maggio 1903, pg. 405-415).

(3) Tutti i cronisti del sec. XIII e del sec. XIV cercarono Munda, o presso Coimbra (Portogallo) nelle vicinanze dell'antico fiume Munda, o in diverse località della Vecchia Castiglia.

Alla fine del sec. XV, e propriamente per la prima volta nella versione spagnuola che FR. DIEGO DE TOLEDO fece dei commentari di Cesare nel 1498, troviamo l'ipotesi basata sulle tradizioni locali, di vedere in Ronda l'antica Munda. La stessa opinione è espressa in una nota che troviamo in una poesia di ANTONIO DE NEBRIXA del 1519 e nella cronaca di ANTON BEUTHER (1546).

FLORIAN DE OCAMPO (Cron, gen., V 33) verso il 1578 sostiene che Munda debba cercarsi in Monda e cosi pure il MORALES (Cron., I 179).

Per tutti gli altri, che non è interessante qui ricordare (basti pensare che intorno all' ubicazione di Munda si hanno oltre 80 opinioni !), noi non possiamo che rinviare alle diligenti e minute ricerche dei fratelli OLIVER.

(4) Monatsber d. Berlin. Akademie. Anno 1861, pag. 547.
(5) LOPEZ BUSTAMENTE, Examen de las medaillas attribuidas a Munda,

ad una città che portò un tale nome. Ma da Strabone, da Plinio, da Irzio, come vedremo, abbiamo elementi tali, da venire, a parer nostro, ad una seria conclusione.

Sin dai tempi di Florian de Ocampo, di Rodrigo Caro (1634) e del Morales s' ammetteva che Munda doveva (forse in omaggio all'omonimia!) essere identificata con l'odierno villaggio di Monda, che sta nella provincia di Malaga e più precisamente nel distretto di Coin, a brevissima distanza dalla Sierra de Mijas.

Ma già nel sec. XVII, verso il 1640, Macario Fariña del Corral (1) ribatteva quest'affermazione e più tardi in una sua dotta memoria del 1782 Perez Bayer dimostrava con buonissimi argomenti che quell'identificazione doveva assolutamente essere scartata, perchè nelle vicinanze dell'odierna Monda non potevano essere eseguite le evoluzioni ed i movimenti tattici da parte di due eserciti così considerevoli come erano quelli di Cesare e dei figli di Pompeo (Gneo e Sesto).

Questa giustissima conclusione del Bayer è senza dubbio rafforzata da tutti i particolari della descrizione di Irzio (Bellum Hispanicum, cap. 29) e sopratutto dall' espressione « locus illa planitie equitatum ornaret ».

Nè in Monda, nè nelle sue vicinanze si trovano ruine e tanto meno furono da quei luoghi tratte iscrizioni o monete che ricordino l'antica Munda.

Tutto questo basterebbe di per sè per respingere per sempre ogni ravvicinamento di Munda a Monda. Ma v' ha di più, perchè da Strabone è da Plinio, le due nostre maggiori fonti in materia di geografia antica, possiamo trarre due passi che sono di capitale importanza per la soluzione della nostra questione.

Strabone (III 14r) scrive: διέχει δὲ Καρτηίας ἡ Μούνδα στα δίους χιλίους καὶ τετρακοσίους. Ora 14oo stadi corrispondono a poco meno di 258 Km., mentre Monda dista da El Rocadillo (l'antica Carteia) soltanto 72 Km.. Se a questo luogo di Strabone aggiun giamo l'altro non meno importante di Plinio (III 12) in cui Munda è posta nel conventus Astigitanus e più precisamente fra Ucubi (l'odierna Espejo sul Guadajoz) ed Urso (oggi Osuna), noi vediamo che

(1) Scrisse le Antiguedades de Ronda, che benchè non pubblicate sono il fondamento di tutto ciò che si scrisse intorno a Ronda e alle località vicine (cfr. C. I. L., vol. II, Ronda).

l'identificazione di Munda con Monda e delle tante altre che sono in contrasto con i due passi ricordati dovrebbero essere dimenticate per sempre (1).

Se non che i difensori dell'identificazione con Monda ed altri, fra cui è l' Hübner, attaccano il passo citato di Strabone e sostengono che l'indicazione che egli ci dà tra Munda e Carteia è corrotta nei nostri codici. Certo fra questi non v'è accordo rispetto alla cifra degli stadi, ma bisogna tenere in gran conto che il codice Parisiensis 1397 essendo del sec. XII è il più antico di tutti quelli che abbiamo sull'opera straboniana, quindi esso è il più attendibile. Ebbene nel Parisiensis 1397 noi troviamo posti nettamente i 1400 stadi. Giustamente C. Müller e F. Dübner, nella loro pregevole edizione (2) della Geografia di Strabone, dopo avere riportato le parole del Kramer (che per sostenere l'identificazione con Monda pretende che in Strabone si debba leggere τρίακοντα καὶ τετρακοviovg [stadi]), dicono che non si può ammettere un ravvicinamento di Munda con Monda « neque quidquam est cur quae in cod. A (che è il Parisiensis 1397) leguntur, vitio laborare putemus ».

Chi accetta come certa la cifra di 1400 stadi vede confortata la propria opinione dal ricordato passo di Plinio (III 12), mentre coloro i quali vogliono ridurla a 430 (3) si pongono in contrasto non solo con esso, ma anche con tutta la narrazione di Irzio e di Livio (XXIV 42).

(1) Ciò non impedisce purtroppo che anche in recenti ed importantissime pubblicazioni si perpetuino gli errori del passato. I DETLEFSEN (Die Geographie der tarraconensischen Provinz bei Plinius, che si trova nel Philologus Vol. XXXIV, pg. 600 e sg.), identifica Munda con il Campo de Munda che è presso Teba (non molti km. ad ovest di Antequera). Così pure troviamo nel Meyers Conversations Lexicon, vol. XII, pg. 621) la stessa opinione. Dopo quello che è detto sopra non ci fermiamo a confutarla.

È sconfortante che fra i numerosissimi repertori non ve ne siano che appena un paio che sostengano un'identificazione che non sia almeno in contrasto con le nostre fonti.

(2) Strabonis Geographica ediz. Didot. Parisiis 1853 (nell' Index variae lectionis, pg. 951, in fine).

(3) Alcuni codici di Strabone [il Mediceus, 28, 5 (sec. XV), il Parisiensis 1393 (sec. XIII), il Venetus 397 (sec. XV)] ci danno la cifra inaccettabile ed impossibile di εξακισχιλίους και τετρακοσίους (stadi).

In altri codici abbiamo εξήκοντα καὶ τετρακοσίους. A questa cifra, accettata già dal Palmerio, si attengono i fratelli Oliver nella loro identificazione di Munda con Ronda la vieja (vedi pg. 177 di Munda Pompeiana di JOSÉ Y MANUEL OLIVER).

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