Per ultimo non taccio che, ne' tempi che volgono e con tanto discorrere, che si fa, di genti latine, di genio latino, e di civiltà latina, rimettere in onore la lingua di Roma antica, dell'Italia antica, dell'Impero romano, e dimostrare praticamente, a dispetto di chi la tiene per lingua morta, quanta vitalità essa pur sempre conservi di fronte al pensiero moderno, mi è sembrato rispondesse ad un mio dovere verso la Patria, tanto più non potendo io oramai avere la fortuna di offrirle il braccio ed il sangue, come la generosa eroica gioventù della quale vado superbo di essere maestro. Torino, I ottobre 1916. ETTORE STAMPINI redatti in lingua latina (De D. Iunii Iuvenalis vita, in Rivista di Filologia e d'Istruzione classica, vol. IX, anno 1881; De Iuvenalis vita controversia nella Rivista cit., vol. XII, anno 1884; De Iuvenale, Aug. Taur., an. MDCCCLXXXIX); non che la Praefatio, le Adno. tationes criticae e gli Addenda adnotationibus criticis ad carminum libros, che fan parte della mia edizione, oramai quasi esaurita, delle opere di Orazio (Q. Horati Flacci Opera. Recognovit praefatus est adnotationes criticas addidit Hector Stampini. Mutinae, an. MDCCCXCII, sumptibus Ernesti Sarasino bibliopolael. Mi basti aver ricordato anche questi studi, coi quali, come con gli altri, mi sono adoperato a dimostrare che il culto uma: nistico della latinità e il rigore scientifico della filologia non sono cose inconciliabili, come troppi a' tempi nostri dànno a credere a sè e ad altri. |