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gl'intestini, tutto apparve nello stato naturale, e il ventricolo non conteneva, che pochi frammenti di cibo; si notò questa circostanza per assicurarsi se quel giovine aveva abusato del cibo, come taluno sospettava. Aperto il cranio, i sini e i vasi della dura meninge e quelli che scorrono nella più tenue, non apparvero turgidi e distesi oltre il costume; la sostanza cerebrale era del suo colore e consistenza, i plessi coroidei in stato naturale, e i ventricoli laterali contenevano quella dose di acqua che loro è propria, nè le altre parti offrirono evidenti traccie d'alterazione.

La notata adesione del polmone sinistro con la pleura fu dal Clinico giudicata conseguenza della pleuritide già sofferta l'anno precedente, nè desso credè che potesse ragionevolmente riguardarsi causa della morte la poco riflessibile flaccidità del cuore.

La nostra giovinile presunzione provò in quella circostanza una ben meritata mortificazione. Si era da noi deciso con sicurezza, avanti che si eseguisse la sezione del cadavere, che doveva esistere nel cervello e nelle sue pertinenze una ben manifesta alterazione corrispondente agli effetti, e particolarmente individuammo uno stravaso o almeno un notabile ingorgamento sanguigno. Il fatto smentì la nostra irreflessiva decisione, come ne smenti molte altre in seguito, finchè, dietro il consiglio di Descartes, imparando a dubitare, non fummo più riservati nel decidere.

Abbiamo giudicati non indegni questi casi di comparire fra quelli rimarchevoli di Clinica medica; e se non potremo trarne argomento

di pratica utilità, ci convinceremo almeno sempre più che circostanze imprevisibili, e indipendenti da qualunque insegnamento rendono spesso l'arte del prognostico incerta e fallace.

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Annali di medicina pratica compilati nell' Istituto clinico del R. Licèo Lucchese dal Prof. Giacomo Franceschi ; anno primo in 8. di pag. XIV. e 216. Lucca presso Francesco Bertini

1821.

Fra i vantaggi che ha renduti alla scienza me

ove

dica ed all'umanità il secolo decimottavo deesi senza dubbio considerare come grandissimo quello, degli stabilimenti delle scuole cliniche nei più grandiosi spedali di Europa; e se dobbiamo ai più illustri discepoli di Boerhaave le più famose scuole di clinica medica, dobbiamo pure alla diffusione de' lumi, alla Filantropìa de' governi, all' amore delle persone dell'arte verso la scienza e l'umanità, lo stabilimento, in tutti i luogi di Medica istruzione, delle scuole cliniche. Anco la città di Lucca, la munificenza Sovrana ha aperto un R. Licèo di scienze, lettere, ed arti, ha oggidì il suo istituto clinico, cui presiede l' egregio professor Franceschi, gia conosciuto vantaggiosamente nella repubblica medica per altre opere meritamente applaudite. Zelante esso pel bene dell'umanità, offre al pubblico, sotto il titolo di annali, le osservazioni di medicina, che nel suo istituto ha avuto occasione di fare nel decorso anno Accademico. Ci è caro perciò di far conoscere nel nostro giornale questo lavoro, non già compendiando le storie mediche, perchè travisate o mutilate per avventura potriano restare, ma esponendo brevemente lo spirito medico dell' egregio Autore, tanto nella classazione nosologica in cui ordina e dispone i suoi

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casi, quanto nelle conseguenze pratiche più generali che ne deduce. Saremo franchi del pari che rispettosi nell' emettere il nostro qualsisia giudizio. Noi siam d'avviso, che o gni medico scrittore di buona fede si adopri per migliorare le condizioni dell'umanità inferma, e diradar le tenebre in cui è pur semavvolta la scienza. Debbesi per questo ri spettare religiosamente ogni sforzo tendente a così nobilissimo scopo.

pre

Quasi come preliminare di questo primo anno medico, fa precedere il dotto autore una prolusione << sullo stato attuale della medi

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cina Italiana corrente l'anno 1819. ». Essendo in essa adombrata la dottrina che se guita l'autore, non sarà inopportuno versar un momento su questa. Egli frattanto spiega chiaro cosa intende per medicina Italiana, tosto che dà al suo discorso incominciamento.

Partendosi egli pertanto dall'epidemia di Genova del 1800. 1801. che fece ricredere dal pretto Brownianismo il suo più gran fautore, spiega, ancor senza ulteriori dichiarazioni, che la medicina Italiana, di cui intende di esporre lo stato, è la Browniana riformata da Rasori, e da altri distintissimi Professori, o la dottrina che mena rumore oggidì, più o manco modificata, del controstimolo Ci faremo lecito frattanto di osservare, che se il nostro Autore intitola questa dottrina Italiana, perché essa, è la riforma della dottrina di Brown fatta in Italia, noi non avremo di che dolerci ; se poi così la nomina quasi che sia la dottrina seguitata dal maggior numero delle università e scuole mediche d'Italia, non che dei

Professori dell'arte, noi dobbiam dichiarare, che così non è, e che non merita tal nome; perchè se poche università, poche scuole, pochi Professori la seguitano, non debbe l'Italia tutta mostrarsi presso gli esteri ligia di questa dottrina. Nè ci sembra, come crede l' A, che essa si riduca quasi alla semplice imitazione di ciò che hanno operato in addietro i sommi nostri maestri, particolarmente ove si prenda di mira la parte terapeutica. Dopo di questa necessaria dichiarazione, veniamo al proposito entrando nell' esame di questi annali.

Divide giustamente in prima il nostro autore le malattie in universali e locali. Sostiene in conseguenza della dottrina del controstimolo, che considerate le loro cause, in tre ordini debbonsi i mali tutti universali distinguere, cioè in malattie di stimolo, di controstimolo, e irritative, le quali ora sono semplici ora son complicate. Non trascureremo però di avvertire, che l' A. riconosce un qualche vuoto nell'arte, e ammette malattie che a niuno dei tre ordini perora appartengono, e rimedj a quali non conviene il titolo di stimolanti, controstimolanti, o antirritanti, e che perciò empirici esso chiama. Sostiene altresì, e non a torto, che gli universali in mali locali, e questi, per certe accidentalità, possono in quelli convertirsi.Derivano, secondo il N. A., le malattie locali da vizi di organizzazione locale o di sconcertato eccitamento di alcuna parte. Le febbr i propriamente dette ipersteniche ed aposte niche, possono esser diatesiche o adiatesiche: le pri me sono quelle che hanno una condizio ne già

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