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Passiamo all'altro già pesso paralello del N. T. col Beverini, nel volgarizzamento de' seguenti versi di Virgilio, che formano il veramente patetico e toccante quadro di Didone moribonda ».

Illa graves oculos conata attollere, rursus
Deficit; infixum stridet sub pectore vulnus.
Ter sese attollens, cubitoque innixa levavit,
Ter revoluta toro est: oculisque errantibus alto
Quaesivit coelo lucem, ingemuitque reperta.

Leoni

<< Le gravi luci Quella d'alzar si sforza; e ancor vien mancɔ. « Nel petto infissa la ferita stride.

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Appoggiata sul cubito tre volte

« Di sollevarsi ella tentò: sul letto

« Tre volte cadde. Cogli erranti lumi « Cercò la luce nel sublime cielo;

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E trovata ne pianse.

Beverini

«Essa a gran pena i gravi lumi ergendo,
« Tosto gli abbassa, e non sostien l'aspetto.
« Intanto un crudel fiato esce stridendo
«Dalla ferita ond' ha trafitto il petto.

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Sorger provò tre volte, e tre cadendo,

« Tornò di nuovo a traboccar sul letto.

<< Cercò cogli occhi il giorno, e le ne increbbe, « E sospirò poichè trovato l'ebbe.

Ben volentieri ci asterremo dal far qui riflessioni; e lasceremo ai Lettori, che intendono, giusta l'espression d'un'Inglese, le gioje del dolore, e che si sono sentiti commossi fino nelle più intime viscere agli accenti del Cigno Mantovano, il decidere quale dell' uno o dell'altro Eco, più distintamente, più fortemente, o men debolmente, se pur così vuolsi, ripetuto abbia, quanto al sostanziale lor senso, quegli accenti divini; dica, in una parola, l'ingenuo ed imparziale Lettore, ove per avventura

siagli sfuggita 19a lacrima alla lettura eziandio de' versi italiani, dica se questa lacrima opera sia degli otto versi sciolti, o piuttosto degli altri otto rimati.

Quanto a noi, d'altro ormai non vogliamo occuparci che di pagar quel debito, che tra tutti quelli che contratti abbiamo nell' incaricarci del presente Articolo, è a noi a pagar più gradevole, il debito val'a dire, dei nostri encomj ai molti pezzi del volgarizzamento che annunziamo, nei quali l'ordinaria religiosa adesione all'originale non va disgiunta da somma eleganza, nobiltà, e naturalezza di locuzione, e da un verseggiar franco, disinvolto, numeroso . Frequentissimi sono questi bei pezzi, e per tutto s'incontrano ove il diverso carattere delle due Lingue non ripugnava invincibilmente alla dura legge, a cui da per se stesso sottoposto si era il N. T.; e siccome assai raro è che ad aperta di libro non se ne presentino, così ci troveremmo facilmente perplessi e indecisi nella scelta, ove pur non ci sconfortasse a riportarne qualcuno la forse eccessiva, e certamente involontaria lunghezza del presente articolo, a cui ad ogni modo conviene quì dar fine.

Concluderemo adunque che i difetti tutti o quasi tutti del volgarizzamento del Sig. Leoni, sono difetti, per così dire, non suoi, ma del funesto sistema da lui per somma sventura adottato. Un sistema è quasi sempre un'errore, e bisogna diffidar de' sistemi in letteratura come in ogni altra cosa (1). Se il Sig. Leoni

(1) Dussault. Loc. cit.

non si fosse lasciato illudere dalla speciosa ma erronea idea di farsi un buon' interprete di Virgilio, tenendogli dietro parola per parola, era egli tale da darci una versione dell'Eneide in ogni parte lodevole. Tale non pertanto qual'ei ce l'ha data, degna la reputiamo di stima, e molto utile ne sarà sempre la lettu ra, specialmente alla Gioventù, che uscita appena dagli ameni studii de' classici, non volge ad essi onninamente le spalle; appunto perchè, attesa la stretta fedeltà sua, servir può, a preferenza d'ogni altra più libera, come d'un ottimo iniziamento a ben comprendere l'ammirabile originale, non sempre nelle scuole inteso e gustato a dovere.

A.

19 Osservazioni di Luigi Fiacchi sul Decamerone di M. Giovanni Boccaccio, con due Lezioni dette dal medesimo nell' Accademia della Crusca. Firenze 1821. in 8°.

La prima delle Lezioni, che si accennano sul

frontespizio di questa bella operetta, contie ne il progetto di una nuova edizione delle Novelle del Boccaccio; e tratta la seconda della nascita di questo insigne prosatore. Con quella incomincia il libro; con questa si compie; e sono nel mezzo le Osservazioni.

I meriti del Sig. Fiacchi si nella chiarezza e forza del ragionare, e sì nella purità e leggiadria dello stile, sono per altri suoi Scritti al pubblico così manifesti, che non è ora me. stieri dir nulla in commendazione di lui. Nel ragguaglio particolarizzato e in alcun saggio che diasi di questo libro, riposto è l'argomen to il più valido per convincere ch'egli ha saputo in iscriverlo rendersi degno di lode uguale.

Alla prima Lezione, e alle Osservazioni, che la seguitano, dato ha motivo la pregevolissima ristampa del Decamerone fatta in Parma dal Ch. Sig. D. Michele Colombo, Accademico corrispondente della Crusca, negli anni 12. 13. e 14. di questo secolo: la qual ristampa ha il corredo di annotazioni utilissime, per la più parte grammaticali. Opina il Sig. Fiacchi che a maggior vantaggio dei lettori queste annotazioni più si debbano estendere.

Non è il Decamerone un'opera di sollazzevole passatempo, ma da esser tenuta in som

mo pregio per la purità della lingua, l'eleganza dello stile, l'eloquenza or magnifica, or semplice, e l'arte di descrivere con facondissima amenità, e di dipingere al vivo ciò che si narra, e pe più bei vezzi, e le più vaghe maniere di favellare. Doti sì fatte il rendon gradito agli esteri e ai nazionali. Se non può negarsi, che pei primi siano necessarie le annotazioni, dee dirsi pure che sono eziandio vantaggiose ai se condi. Non tutti tra gl' Italiani sono grandi maestri in lingua; o almeno tali non si reputano quelli che a legger si pongono con intendimento di apprendere. Or se siano copiose le annotazioni, assai utile ne ha il men dotto, e danno non ne risente il più dotto; perocchè quegli di molte si vale, questi ne tralascia il numero maggiore. E se Dante e il Petrarca hanno ricco ornamento di annotazioni, non si saprebbe addur motivo, perchè ne dovesse mancare il Decamerone, che pur non è di si agevole intelligenza, e tanto scevro d'intralciate maniere, che non vi abbisogni il soccorso di chi le discioglia.

pure a

Ma le annotazioni grammaticali non sono le sole, di che abbia d'uopo il Decamerone. I fatti particolari che vi si accennano, le costumanze dalle nostre difformi che vi si ricordano, vogliono dichiararsi; e mestieri è nalizzar le bellezze di maggiore importanza. E poichè l'opera è del genere di quelle che si dicono classiche, conviene eziandio premettervi la più minuta ed esatta notizia della persona e della vita dell' autore.

Rispetto a quest' ultimo esser può di molto soccorso ciò che ne han scritto il Manni, il Maz

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