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che rime : eveggio che quello che a me costa una breve fatica , talora innalza coloro in altissimi vantaggi. E sono stati alcuni , che essendomisi fatti avanti tutti miseri , e ignudi , e lerci , e avendo -70 tenuto da me i versi che richiedevano, sono poi a me tornati tutti messi a seta , ad oro, ripieni di ricchezza , ringraziandomi che per la virtù di que' pochi miei versi fossero al fine usciti di povertà . Così il Petrarca . Dalle quali parole trarremo due conseguenze : l' una , che si può credere , che il Boccacci scrivesse questo poema a servigio di que' recitatori : l'altra , che farebbe gran senno chi si desse a cercare quelle opere che que' maestri fecero , e donarono per ispirito di pietà . Le quali dovendo essere di grande bellezza, certamente deggiono essere state raccomandate a molte carte, onde la memoria non se ne perdesse . Ma coloro , che sogliono estimare le cose dai soli nomi , le hanno lasciate marcire per la vecchiezza , e fors' anco smarrire. Nè certamente senza nostra vergogna. Perchè mentre gli Scozzesi viaggiano le tristi loro montagne a raccogliervi le cantilene d’Oscarre , e di Ossian per giusta riverenza alle antiche loro memorie : è indegna cosa , che noi gentili Italiani non cerchiamo intanto le disperse e ignorate opere de' padri nostri : veri autori e maestri della rinnovata sapienza Europea . Ma lasciamo questo lamento : che al presente viene facendosi vano per le cure de’migliori ingegni di Firenze, di Roma , di Napoli, di Bologna , e di tutta Lombardia : i quali d'ogni parte, o purgano gli antichi testi: o ne spongono in luce degli occul

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ti: o tornano in onore l'imitazione degli eccellenti, avendo fatta quasi una nobile ed ardita schiera che combatta contro il tempo, e l'errore. E potremmo qui compitare per nome e molti e molti di tale compagnia , i quali dą noi non si dicono : e perchè già d' alcuni grida alta la fama : e d'altri, che ora entrano per questa via , non vogliamo che di loro modestia cogliessero frutto d'invidia

V. Diremo adunque, seguitando , alcuna cosa intorno il tempo in cui questi versi furono scritti . Il quale forse fu tra l'anno 1361, e l'anno 1375 : cioè negli ultimi quattordici anni della vita del Boccacci : che tanti ne corsero dalla morte di lui a quella sua celebre conversione , che fu operata per lo zelo di Giovanni Ciani . Questo buono eremita recatosi al poeta , e tolto l'aspetto e la favella di profetante , gli rinfacciò le sue colpe , e i suoi lascivi volumi , e lo empiè dello spavento d’una morte vicina . Ond' egli tutto tremante e smarrito si volse al suo Petrarca , il dolcissimo degli amici , c gli scrisse, dicendo : come avea fermato di abbandonare nere di studii, dividersi da cari libri, menare la rimanente vita nella solitudine , e nel dolore . Il pio Petrarca , lette queste cose, ne pianse anch'egli per la tenerezza che gliene venne nell'anima . Ma volle moderato quel troppo impeto : nė pati che un tanto ingegno si consumasse nelle sole contemplazioni: anzi gl' impose che con pie e caste opere emendasse le offese de' giovanili suoi versi troppo liberi e laidi : ed il fece con sì forti , e adorne parole , che ci pare degno , che qui si scrivano ridotte in volgare.

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O Giovanni , rammenta ciò che dice Virgilio:
,, Destinato a ciascuno è il giorno suo :
„ E breve in tutti , e lubrica, é fugace,
» E non mai reparabile sen vola
„ L'umana vita . Sol per fama è dato
„ Agli uomini ch' ei sien vivaci e chiari

„ Più lungamente. „ Imperocchè per fatti di virtù l' uomo vive dopo ,, il sepolero , e non per quelli che ne procacciano „ un sottile e volante grido: ma per que’gravissimi,ond' , essa virtude ha vita : cui sempre seguita la ve„ ra gloria', siccome l'ombra che segue i corpi. Se „ quel consiglio del fuggire le lettere fosse tolto „ da alcuno ignorante vecchiarello, lo sosterrei di „ buon cuore , nè mi sarebbe grave, ce a colui ,, si dicesse , Vedi : hai vicino la morte : acconcia „ l'animo ne' pensieri del ciclo : que' delle lettere ,, sono dolci a chi s'invecchia in quelli : ma se , giungono nuovi nella vecchiezza , sono cosa non „ portabile e molestissima ; lascia tali cure: elle so„, no già tarde: dà comiato alle muse : volgi le spal„ le all' Elicona , e a quelle sue allegre fontane ; ,, tu sudi indarno : già torpe l'ingegno : manca già » la memoria : gli occhi si offuscano : il corpo che » si discioglie a senso a senso , non porta il peso „ d'una nuova fatica . „ Queste cose ed altre si„ mili potrebbero gravemente dirsi, e magnificamen„ te a qualsiasi vecchio . Ma non so perch'elle si „ deggiano dire a un sapiente ; cui più al vero di„'rei , Ecco : tu se prossimo a morte : lascia le

ciante della terra : e le reliquie de' piaceri

„ l'usanza tua pessima , antica . Componi a miglio„ re specchio i costumi e l'animo. Cangia le inutili „ novelle colle storie , e colle leggi di Dio: e quel„ la pianta de' vizii sempre crescente , cui finora a „ gran pena toglievi i rami , or via tronca intera, j, e strappa perfino dalle radici — Delle prose poi „ e delle rime , nelle quali non se' già discepolo , , ma vecchio maestro , fa uso giusta la tua bontà , e prudenza . Sai quali si deggiano mantenere , „ quali gittare : e che in esse non si chiude già „ una trista fatica , ma sì una dolcezza soavissima „ della vita. Per cui lo estinguerle sarebbe come „ un tor via il riposo , e il presidio della vecchiaia. „ Che avrebbe detto Lattanzio a chi gli avesse in„ tuonato d'abbandonare le lettere ? Che il beato „ Agostino all' udir tale invito ? dirò quello che mi „ sta nel pensiero. Che il primo non avrebbe sen„ za lettere rovesciato con tanto impeto le fonda, menta della gentilesca superstizione, e che senz'esse „, il secondo non avrebbe con sì mirabile arte co„ strutte le sante mura della Città di Dio . E di „ quel beatissimo Girolamo che pensi? Sei fosse „ vissuto digiuno delle arti degli storici , de' poeti , „ de' fisici , degli oratori , avrebbe egli mai spez„ zato con tanta virtù di parole le calunnie e l'ar„ mi di Gioviniano , e degli altri seminatori di scis„ ma ? avrebbe così bene cresciuto nella sapienza „ il buon Nepoziano? e si pietosamente lui pianto „ Sovra il sepolcro ? l'epistole , e i libri suoi ri, derebbero di tanta luce di eloquenza? Non già: „ perchè siccome dal vero si coglie il vero, così

„ l'artificioso ed ornato genere del dire non si può „ attingere ad altre fonti che a quelle degli elox quenti scrittori-Non intendo adunque perchè sitolga „ l'usare delle lettere nella vecchiaia a coloro che „ vi furono sino dalla fanciullezza nodriti . Special„ mente perchè da queste si trae quanto conduce „ alla cognizione di tutte le cose , e alla bontà „ del vivere civile, e al bel parlare , e al difende», re la religione medesima . Il che fecero princi„ palmente tutti coloro, onde sopra narrai . Nè v'ha „ più alcuno spirito così grosso , il quale non sap„ pia niuna fede doversi all'adultero Giove, al mez„ zano Mercurio, a Marte omicida , ad Ercole la„ drone , e per dire de' più innocenti , ad Escula„ pio medico , e al padre suo Apolline ceterista, e , a Vulcano il fabro, e a Minerva la tessitrice. » Perchè ogni più cieco intelletto ora sa come deg » gia inchinarsi innanzi Maria Vergine, e Madre , ed » al suo figlio Redentore dell'universo, vero Iddio, , e vero uomo — Credimi , Giovanni: molti fatti, che „, sono frutto di pigre menti, e di ozio, sono tribuiti „ a gravità e a consiglio. Sovente gli uomini di„ sprezzano quello di cui vivono disperati ; ed è na„ lura dello ignorante lo spregio di ciò che non ve„ de, e il desiderio che niuno giunga dov'egli non , vale a giungere. Quindi vengono falsi giudizii d'i-" „ gnote cose : da' quali traspare non così la stoltezza » come la rabbia de' giudicanti. Quindi non ci lasce„ remo già spaventare e togliere dalle sacre lettere. „ o per lo nome della virtù, o per lo terrore del 7, vicino morire. Perchè le lettere ajutano la bontà

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