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Solve metus: feret haec aliquam tibi fama salutem.
Sic ait, atque animum pictura pascit inani,

465 Multa gemens, largoque humectat flumine vultum.
Namque videbat uti bellantes Pergama circum
Hac fugerent Graii, premeret troiana iuventus;
Hac Phryges; instaret curru cristatus Achilles.
Nec procul hinc Rhesi niveis tentoria velis
470 Agnoscit lacrimans primo quae prodita somno
Tydides multa vastabat caede cruentus,
Ardentesque avertit equos in castra priusquam
Pabula gustassent Troiae Xanthumque bibissent.
Parte alia fugiens amissis Troilus armis,
475 Infelix puer atque impar congressus Achilli,
Fertur equis, curruque haeret resupinus inani,
Lora tenens tamen: huic cervixque comaeque trahuntur
Per terram, et versa pulvis inscribitur hasta.
Interea ad templum non aequae Palladis ibant
Crimbus Iliades passis peplumque ferebant,

480

463. Si noti come Enea con dilicata benevolenza usi il tibi invece del nobis, quasichè non metta importanza se non nei vantaggio nella salvezza dell' amico.

478. La cruda evidenza di questa immagine è mutata ia alcunchè di grottesco nel dir che fa il C.: l'asta colla punta in giuso scrivea NOTE DI SANGUE.

480. Il peplo o si gittava come un velo sul simulacro della Dea, o le si poneva sulle ginocchia. HEYNE I C. aggiunge che quelle matrone erano scalze, e che andavano in lunga schiera ed ordinata pompa.

Qui ancora ottien; qui sopra i casi altrui 710 Si piange, e i cori sentono pietate

Delle umane sventure. Or ti conforta; Fia questa fama a te di giovamento. Cosi dic' egli, e sospirando, e il volto D'un largo rio di lacrime spargendo, 715 In quella vana dipintura pasce

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L'animo; chè vedea come d'intorno A Troia combattenti in fuga i Greci Quindi fossero volti, e li stringesse. La teucra gioventù; quinci le squadre 720 De' Frigi, e col suo carro e col chiomato Elmo incalzasse Achille. Indi conobbe Non senza lagrimar le bianche tende Di Reso, cui, nel primo sonno côlte, Il cruento Tidide funestava

725 Di molta uccisione; e al campo greco
Volgeva poscia i fervidi cavalli,

Prima che l'erbe avessero potuto
Gustar di Troia e ber l'onda del Xanto.
In altra parte Troïlo, perdute

730 L'armi fuggendo, giovine infelice

Ch' ebbe ardimento d' affrontarsi, troppo
Disugual, con Achille, è strascinato

Da' suoi destrieri, e sopra il vuoto carro
Giace riverso, colle briglie in pugno,
735 E per terra le chieme e la cervice
Si traggono, e dall' asta in giù voltata.
Inscrivesi la polve. Al tempio intanto
Di Pallade nemica ivano a schiera
D' Ilio le donne rabbuffate il crine

485

Suppliciter tristes et tunsae pectora palmis;
Diva solo fixos oculos aversa tenebat.

Ter circum iliacos raptaverat Hectora muros,
Exanimumque auro corpus vendebat Achilles;
Tum vero ingentem gemitum dat pectore ab imo,
Ut spolia, ut currus, utque ipsum corpus amici
Tendentemque manus Priamum conspexit inermes.
Se quoque principibus permixtum agnovit achivis,
Eoasque acies et nigri Memnonis arma.
490 Ducit amazonidum lunatis agmina peltis
Penthesilea furens mediisque in millibus ardet,
Aurea subnectens exsertae cingula mammae,
Bellatrix, audetque viris concurrcre virgo.

Haec dum dardanio Aeneae miranda videntur, 495 Dum stupet obtutuque haeret defixus in uno, Regina ad templum, forma pulcherrima Dido, Incessit, magna iuvenum stipante caterva. Qualis in Eurotae ripis aut per iuga Cynthi

483 Il riscatto del corp di Ettore; quinto degli scompartimenti nei quali dividevasi quella dipintura delle pareti.

485. Un vecchio re, dice il Rota, inginocchiato a' piedi dell' uccisore di tanti suoi figli per redimere il corpo del figlio predilet to è spettacolo oltre misura pietoso; e però sapientemente il poeta fa piangere Enea alla vista delle altre pitture, ma sospirar dal profondo alla vista di questa.

489. Mennone aveva le armi fabbricate da Vulcano, ma con tutto ciò fu ucciso da Achille.

495. Haeret. Così Dante: Mentre che tutto in lui veder m' attacco. 497. Pleonasmi e poca eleganza in questi versi del C.;

Quand' ecco la regina accompagnata

Da real corte, con real contegno,

Ivi. Incepit. Vedi la nota al verso 405,

740 Portando il peplo, umili e tristi in atto
Di supplicanti, e percotendo i petti
Colle lor palme; fisi a terra gli occhi
Tenea l'irata Diva. E per tre volte
Achille intorno alle Troiane mura

745 Aveva tratto impetuosamente

Ettore; e ne vendeva il corpo esangue A prezzo d'oro. Dal petto profondo Allora ei manda un gran sospiro, come Vede insieme le spoglie, e i carri, e il corpo 750 Istesso dell' amico, e Priamo inerme Che le man tende all' uccisor del figlio. Anche sè riconosce a mischia stretto Contro i più prodi de' guerrieri Achivi, E tra le schiere eoe scerne del bruno 755 Mennone l' armi. V' è colla sua squadra D' Amazzoni coperte da lunati

Scudi Pentesilea, che, furïando.

Tra mille e mille, oltre si caccia ardente,
E succinta con zona aurea l'adusta
760 Poppa, come guerriera, osa in battaglia
Affrontar, benchè vergine, gli eroi.
Mentre il Dardanio duce contemplava
Si mirabili cose, e intenti e fissi
Con istupor vi ritenea gli sguardi,
765 Procede in pompa la regina al tempio,
La bellissima Dido, e gran corteo
Di donzelle, seguendola, s' affolta;
Come all' Eurota in riva, o su pei gioghi
Di Cinto esercitar suole Diana

Exercet Diana choros, quam mille secutae

500 Hinc atque hinc glomerantur oreades (illa pharetram Fert humero gradiensque deas supéreminet omnes; Latonae tacitum pertentant gaudia pectus); Talis erat Dido, talem se laeta ferebat Per medios, instans operi regnisque futuris. 505 Tum foribus divae, media testudine templi, Septa armis solioque alte subnixa resedit. Iura dabat legesque viris, operumque laborem Partibus aequabat iustis aut sorte trahebat: Quum subito Aeneas concursu accedere magno 310 Anthea Sergestumque videt fortemque Cloanthum, Teucrorumque alios, ater quos aequore turbo Dispulerat penitusque alias avexerat oras. Obstupuit simul ipse, simul percussus Achates Laetitiaque metuque: avidi coniungere dextras 515 Ardebant, sed res animos incognita turbat. Dissimulant et nube cava speculantur amicti Quae fortuna viris, classem quo litore linquant, Quid veniant; cunctis nam lecti navibus ibant, Orantes veniam, et templum clamore petebant. 502. Quel tacitum si espressivo e bello non era da omettersi come fece il C.

505. Anche i templi pagani erano soprastati da gran cupola, forse a rendere sembianza del convesso de' cieli.

508. Aut sorte trahebat. Omesso dal C., non si indovinerebbe perchè.

513 Chi ha gusto non può trovar belli nè buoni questi versi: Stupor, timor, letizia, tenerezza,

E desio d'abbracciarli e di mostrarsi.

516. Speculantur. Imitazione stupenda di questa fantasia è nel X della Gerusalemme, ove Ismeno e Solimano assistono parimente invisibili ad un consiglio di guerra.

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