Page images
PDF
EPUB

Però che un maneggevole portava 485 Arco sospeso agli omeri, com'uso Era di cacciatrice, avea disciolte

Le chiome e abbandonate in preda ai venti;
Nuda il ginocchio, e della veste i fluidi
Seni un fermaglio stringe. Ella primiera
490 Prese a parlar: Deh, giovani, additate
Se qui per sorte errar vedeste alcuna
Delle sorelle mie che la faretra.

Agli omeri e una pelle maculata
Di lince porti, e che con alte grida
495 Di spumante cignal prema le tracce?
Cosi Venere, e al dir cominciamento
Die di Venere il figlio: Alcuna udita
Non ho nè vista delle tue sorelle,

0

[ocr errors]
[ocr errors]

con qual nome te chiamar debb' io, 500 Vergine, ignoro chè d' una mortale Non è il tuo volto, nè di umana guisa La voce suona. O certamente Dea, (Sorella a Febo od una della schiatta Divina delle ninfe?), ognor beata 505 Viver tu possa, fa', chiunque sii, Di toglierci d' affanno, e non ti gravi Dirne sotto qual cielo e in quali rive Della terra oggimai fummo balzati. Noi ramingando del paese ignari

510 E degli uomini andiam, spinti dal vento E dal furor dell' onde. All' are tue

Di man nostra più vittime cadranno.

335 Tum Venus: Haud equidem tali me dignor honore:
Virginibus tyriis mos est gestare pharetram,
Purpureoque alte suras vincire cothurno.
Punica regna vides, Tyrios et Agenoris urbem,
Sed fines libyci, genus intractabile bello.
340 Imperium Dido tyria regit urbe profecta,
Germanum fugiens. Longa est iniuria, longae
Ambages; sed summa sequar fastigia rerum.
Huic coniux Sychaens erat, ditissimus agri
Phoenicum et magno miserae dilectus amore,
345 Cui pater intactam dederat primisque iugarat
Ominibus; sed regna Tyri germanus habebat
Pygmalion, scelere ante alios immanior omnes.
Quos inter medius venit furor: ille Sychaeum
Impius ante aras atque auri caecus amore
350 Clam ferro incautum superat, securus amorum
Germanae, factumque diu celavit et aegram.
Multa malus simulans, vana spe lusit amantem.
Ipsa sed in somnis inhumati venit imago
Coniugis, ora modis attollens pallida miris,

338. Città fabbricata dai discendenti di Agenore, venuti dal'Egitto nella Fenicia.

345. Si accenna all' usanza de' Romani che nulla facevano senza prendere gli augurii. 11 C. sostitui Sul primo fiore. Nozze fauste, ben auspicate diconsi pur da noi quelle di cui si ha ragione di prevedere buon successo e dolce vita per gli sposi.

350. Securus. I più fra gli interpreti stanno coll' Heyne ohe spiega: Tenendo in non cale l'amor grandissimo che essa portava al marito, non arrestandolo il pensiero di straziare con quel delitto il cuore della sorella.

354. Era opinione dei Pagani che le ombre degli estinti avessero figura assai più grande che il corpo umano. Vedi libr. II, 773.

Venere a lui: Non già degna di tanto Onor m'estimo. L'indossar faretra 515 E lo stringersi in alto di coturno Porporino le piante, è foggia ed uso Delle vergini Tirie. Ora tu il regno Punico vedi, e i Tirii e la cittade Della stirpe d'Agenore. Ma questa 320 Terra è di Libia ed ha una fera gente Non domabile in guerra. Il sommo imperio Tien dei popoli Dido, che, fuggendo Dal suo germano, la città dei Tirii Abbandonò. Lunga è la storia infanda, 525 Lunghi gli avvolgimenti. I capi solo Toccando io ne verrò. Di lei consorte Fu Sicheo, tra i Fenici illustre e grande Per dovizia di terre, e alla infelice Caramente diletto. Aveala il padre 530 Donzella intemerata a lui concessa Con fauste nozze. Ma tenea lo scettro In Tiro il suo fratel Pigmalione, Uom sovra tutti enormemente iniquo. Odio tra lor s' accese. All' are innanzi 535 Empio e dell' oro per la brama cieco Quegli sgozzò col ferro a tradimento L'improvvido Sicheo, nulla curando L'amore intenso della sua germana. Celò gran tempo il fatto, e varie cose 540 Fingendo il rio con vana speme illuse La trangosciata amante. In sogno alfine Del consorte insepolto ecco l'immago Appresentossi; nel pallido aspetto

355 Crudeles aras traiectaque pectora ferro Nudavit, caecumque domus scelus omne retexit; Tum celerare fugam patriaque excedere suadet, Auxiliumque viae veteres tellure recludit Thesauros, ignotum argenti pondus et auri. 360 His commota fugam Dido sociosque parabat. Conveniunt quibus aut odium crudele 'tyranni Aut metus acer erat; naves, quae forte paratae, Corripiunt onerantque auro; portantur avari Pygmalionis opes pelago: dux foemina facti. 365 Devenere locos ubi nunc ingentia cernes

Moenia surgentemque novae Carthaginis arcem, Mercatique solum, facti de nomine Byrsam, Taurino quantum possent circumdare tergo. Sed vos qui tandem, quibus aut venistis ab oris, 370 Quove tenetis iter? Quaerenti talibus ille Suspirans imoque trahens a pectore vocem: O dea, si prima repetens ab origine pergam, Et vacet annales nostrorum audire laborum,

367. Si intende solum quod vocaverunt Byrsam. È la più probabile opinione che il suolo da Didone comperato fosse quanto bastava a fabbricarvi la sola rocca. Ognun sa la storiella, comʼessa scaltramente facesse tagliar la pelle di bue in sottilissime strisce per circondar con queste il suolo patteggiato, ed averne perciò molto maggior estensione. Pare che il vocabolo fenicio di quella denominazione della rocca di Cartagine fosse Bosri (monumento).

Mirabilmente ingigantita l'are

545 Crudeli e il sen mostrò che trapassato
Era dal ferro, e della reggia tutte
Le ascoste scelleraggini scoperse.
Indi l' esorta ad affrettar la fuga,
Uscendo dalla patria; e, per aita
550 Del cammin lungo, di sotterra trae
Tesori antichi, una gran massa ignota
D'oro e d'argento. Esterrefatta Dido
Da queste vizioni, apparecchiava
La sua fuga e i compagni. A lei si diero
555 Per seguaci color' che del tiranno
Avean l'odio crudele, o di sua possa
L'incalzante paura. In quelle navi
Gittansi che per sorte erano preste,
E le carcano d'oro. In mar via tratte
560 Dell' avaro fratel son le ricchezze,
Duce una donna dell' impresa ardita.
Vennero questi al loco, ove le grandi
Mura e la rocca sorgere vedrai

Della nova Cartago; e un suol, che Birsa 565 Dal fatto si nomò, mercaron, quanto Cinger potesse una taurina pelle.

Ma voi chi siete insomma, e da che lido Venuti, e quale è il fin che proponete Al vostro corso? Quegli sospirando 570 A tai richieste, e traendo la voce Dall' imo petto: 0 Dea, se col pensiero All' origine prima io ritornassi, E tu con agio udir la miseranda Storia potessi dei travagli nostri,

« PreviousContinue »