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Romanos rerum dominos gentemque togatam. Sic placitum. Veniet lustris labentibus aetas, Quum domus Assaraci Phthiam clarasque Mycenas 285 Servitio premet ac victis dominabitur Argis. Nascetur pulcra troianus origine Caesar, Imperium oceano, famam qui terminet astris, Iulius, a magno demissum nomen Iulo: Hnnc tu olim coelo, spoliis orientis onustum, 290 Accipies secura; vocabitur hic quoque votis. Aspera tum positis mitescent secula bellis; Cana Fides et Vesta, Remo cum fratre Quirinus, Iura dabunt; dirae ferro et compagibus artis Claudentur Belli portae. Furor impius intus,

295 Saera sedens super arma et centum vinctus aënis Post tergum nodis fremet horridus ore cruento. Haec ait, et Maia genitum demittit ab alto,

Ut terrae utque novae pateant Carthaginis arces

283. Sic placitum. Brevità dignitosa e da re degli Dei. Il C. la snobilita in questo modo: E così stabilisco. L' Alfieri usa il detto dantesco: Vuolsi cosi.. L' Ambrogi: Così piaciuto è a me.

290. Secura. Nemine intercedente, Iunone placata. HEYNE. Ivi. Vocabitur. . . . votis. E gli si renderanno gli onori divini. Grande adulazione, ma facilnente perdonabile al sommo poeta. 292. Cana, Cioè secondo l'Heyne, antica, qual fu quella degli avi. 294. Belli portae. Le porte del tempio, di Giano. Vedi En. VII, 607. Stazio nella sua Tebaide mette il Furore tra i compagni di Marte.

Forse questa immagine è tolta da un quadro d' Apelle rappre sentante guerra colle mani legate dietro il dorso.

Meco i Romani, della terra tutta
Dominatori e popolo togato.

Cosi a me piacque. Col passar dei lustri
Stagione indi verrà, che di servaggio
430 Micene illustre e Ftia veggansi astrette
Dalla stirpe d' Assàraco, e la vinta
Argo le dia tributo. Del gentile
Seme il Troiano Cesare germoglio

Sarà, di cui l'imperio all' oceano
435 E la fama alle stelle abbia confine;
Iulio dirassi, nome in lui disceso
Dal grande Iulo. Un di lo accoglierai
Securamente in ciel, carco di spoglie
Dell' Oriente; ed invocato ei pure
440 Con preci fia. Posate allor le guerre,
Si farà mite il secolo feroce,

E la canuta Fè, Vesta e Quirino
Col fratel daran leggi; allor da ferro
Chiuse saranno e da possenti sbarre
445 Della guerra le porte abbominose.
Dentro su le crudeli armi seduto
L'empio Furore, e da cento di bronzo
Nodi avvinto le man dietro le spalle
Orribilmente fremerà con bocca

450 Tutta insozzata di sanguigna spuma.
Cosi disse, e inviò tosto dal cielo
Di Maia il figlio, perchè facil desse
Nelle sue terre e fra le nuove mura
Cartago a' Teucri asil, non forse ignara

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305

Hospitio Teucris, ne fati nescia Dido300 Finibus arceret. Volat ille per aëra magnum Remigio alarum ac Libyae citus adstitit oris; Et iam iussa facit, ponuntque ferocia Poeni Corda, volente deo; in primis regina quietum Accipit in Teucros animum mentemque benignam. At pius Aeneas, per noctem plurima volvens, Ut primum lux alma data est, exire locosque Explorare novos, quas vento accesserit oras, Qui teneant (nam inculta videt), hominesne feraene, Quaerere constituit sociisque exacta referre. 310 Classem in convexo nemorum sub rupe cavata Arboribus clausum circum atque horrentibus umbris Occulit, ipse uno graditur comitatus Achate, Bina manu lato crispans hastilia ferro. Cui mater media sese tulit obvia silva,

315 Virginis os habitumque gerens et virginis arma Spartanae, vel qualis equos thrëissa fatigat

Harpalyce volucremque fuga praevertitur Eurum: 299. Fati nescia. Inconsapevole del destino pel quale doveano i Troiani cercar l'Italia e stabilirvisi.

302. Ponnutque ferocia . . . . corda. Ogni fiero sentimonto, il ferece, animo.

303. Volente Deo. Il C. ha: La Dio mercè, inodo che per nulla conviene al dire dei Pagani.

304. In primis. Tra i primi, o come traduce l' Ambrogi, sopra d'ogni altro, e non come ha il C., la regina in prima.

309. Exacta è qui lo stesso che explorata o exquisita. Il Fabrini lo intende da exigere, riscuotere, e spiega le cose o notizie raccolte, trovate.

317. Questa Arpalice era figlia d'un re di Tracia, ed allevata nei boschi si era esercitata sin dalla fanciullezza alla caccia ed alla corsa.

455 Dei fati Dido li tenesse esclusi

Dal confin del suo regno. Ei pel gran vuoto
Col remeggio dell' ali s' abbandona,

E ratto è sulla Libica riviera.

Ecco adempie i comandi; il cor dei Peni,
460 Volente un Dio, la ferità si spoglia;
Tra i primi, di pacato animo sente
I moti la regina, e blandi affetti
Verso i Troiani nella mente accoglie,
Ma seco tutta notte Enea volgendo
465 Cure affannose, stabili che, al primo
Risplender della luce, andar dovesse
Ad esplorar le terre ignote, a quali
Rive portato egli dal vento fosse,
E ricercar, poichè non colti mira
470 I campi, se abitarla uomini o fere
Si vedessero, e dar delle trovate
Cose ai compagni avviso. Entro un occulto
Seno di fitti boschi e sotto un cavo
Dirupo il navil trae, d' alberi cinto

475 E di dens' ombre; indi col solo Acate

E due brandendo in man dardi, che punta
Hanno di largo ferro, ei s' incammina.
A lui nel mezzo della selva incontro
Si fe' la madre, di donzella il volto
480 E l'abito vestendo, e di Spartana
Vergine l'armi, o quale la Treicia
Arpalice un destrier punge e affatica,
E lieve al corso il rapid' Euro vince.

Ivi. Eurum. Benchè la maggior parte delle edizioni porti Hebrum, l' Heyne s' attenne all' altra lezione, osservando che non converrebbe al fiume Ebro l'epiteto di volucrem, mentre la sim i

Namque humeris de more habilem snspenderat arcum Venatrix dederatque comam diffundere ventis, 320 Nuda genu nodoque sinus collecta fluentes.

225

Ac prior, Heus, inquit, iuvenes, monstrate, mearum Vidistis si quam hic errantem forte sororum, Suecinctam pharetra et maculosae tegmine lyncis, Aut spumantis apri cursum clamore prementem. Sic Venus, et Veneris contra sic filius orsus: Nulla tuarum audita mihi neque visa sororum, O, quam te memorem? virgo namque haud tibi vultus Mortalis, nec vox hominme sonat. O dea certe; An Phoebi soror? an nympharum sanguinis una? 330 Sic felix, nostrumque leves, quaecumque, laborem, Et, quo sub coelo tandem, quibis orbis in oris Iactemur, doceas: ignari hominumque locorumque Erramus, vento huc vastis et fluctibus acti.

Multa tibi ante aras nostra cadet hostia dextra.

litudine della celerità coi venti è ben appropriata. Cosi nel lib VII, · 807 cursuque pedum praevertere ventos. La parola fuga qui significa corso velocissimo.

318 Habilem. Che si può, per la sua leggerezza facilmente maneggiare. Cosi in Val. Fl. 1, 109: tela puer facilesque humeris gaudentibus arcus gestat Hylas.

320. Nodoque. Si può intendere per fibbia. Altrove IV, 139, Aurea purpuream subnectit fibula vestem.

227. Dopo l'o, dice Wunderlich, avrebbe dovuto seguitare il Vocativo, ma Enea ignorando il vero nome della Dea, l'omette.

328. Lo stesso che dire: la tua voce non indica un essere umano. Cosi Georg II, 338 litora Alcyonem resonant; e in Catul. 49, 9, Amor dextram sternuit approbationem.

330. Sis felix. Altri intende sis mihi propitia; altri interpreta per grazioso saluto od augurio.

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