E le terre spianate, e i lidi, e il vasto Giove in mezzo de' cieli, e affisse i lumi Cure; e dolce gli parla: O tu che reggi 350 Dell' Italia, ogni terra ed ogni lido 355 Che la terra ed il mar nella suprema Poté securo penetrar d' Illiria 245 Regna Liburnorum et fontem superare Timari, Parce metu, Cytherea: manent immota tuorum 260 Magnanimum Aenean, neque me sententia vertit. Hic (tibi fabor enim, quando haec te cura remordet, 245. Unde. I più interpretano: Il fiume prorompe de nove aperture o sorgenti, e per l'abbondanza delle acque somiglia ad un mare. 247. Hic. Il Timavo è ben distante da Padova; ma di simili ardimenti si valgono spesso i poeti. 248. Armaque fixit Era consuetudine, quando' fossero finite le guerre, e le fatiche della vita militare, appendere le proprie arini. 249. Intese il poeta, dice Heyne, che di tranquillità perfetta godeva Antenore, come il se componere è usato parlando di chi Si dà alla quiete e al sonno. 252. Si noti con che verità e forza di amor parla degli infortuni del figlio come se soffrisse stessi patimenti di lui. materno la Dea anch'ella degli I golfi, e de' Liburni i più riposti 375 Pose e la stanza de' Troiani, e diede. 385 Siamo per l'ira d'una sola, e andiamo Le sorrise, degli uomini e de' numi Iupiter heic risit, tempestatesque serenae Longius et volvens fatorum arcana movebo) Bellum ingens geret Italia, populosque feroces Contundet, moresque viris et moenia ponet, 265 Tertia dum Latio regnantem viderit aestas, Ternaque transierint Rutulis hiberna subactis. At puer Ascanius, cui nunc cognomen Iulo Additur (Ilus erat, dum res stetit ilia regno), Triginta magnos volvendis mensibus orbes 270 Imperio explebit, regnumque ab sede Lavini Transferet, et Longam multa vi muniet Albam. Hic iam ter centum totos regnabitur annos Gente sub hectorea, donec regina sacerdos Marte gravis geminam partu dabit Ilia prolem. Inde lupae fulvo nutricis tegmine laetus Romulus excipiet gentem, et mavortia condet Moenia, Romanosque suo de nomine dicet. His ego nec metas rerum nec tempora pono: Imperium sine fine dedi. Qnin aspera Iuno, 280 Quae mare nunc terrasque metu coelumque fatigat, Consilia in melius referet mecumque fovebit 275 263. Bellum ingens. Versi non troppo felici sono questi: Figlia il tuo figlio Enea, tosto in Italia Sara, fara gran guerra, vincerà, Domerà fere genti, imporrà leggi, E di già, vinti i Rutuli . . . 272. Gente sub Hectorea. Cioè, come intarpreta il Wunderlich, regnum tenebitur a regibus troianae stirpis. 281. Fovebit Romanos rerum dominos. È del tutto prosaica traduzione: Procurerà che la romana gente all' universo imperi. 1n arme e in toga 395 L' affanno io parlerò togliendo il velo Lo vedan regnar Lazio estate e verno.、 410 Con molta gagliardia. Qui per interi Anni tre volte cento obbedirassi A gente Ettorea, fin che, grave il seno Di Marte, Ilia regal sacerdotessa A un sol parto darà gemina prole. 415 Indi lieto che a sè fornisca manto Di sua lupa nutrice il fulvo tergo, Romolo in pugno recherassi il freno De' popoli, e porrà le fondamental Di marziali mura, e i cittadini 420 Fia che Romani dal suo nome appelli. A questi io non prefiggo alcun di imprese Limite o tempo. Anzi fin l' aspra Giuno Che pel timore, il cielo, il mar, la terra Mette a scompiglio, voltasi a più sani 425 Accorgimenti, guarderà benigna |