335 Chaoniamque omnem troiano a Chaone dixit, Pergamaque iliacamque iugis hanc addidit arcem. Sed tibi qui cursum venti, quae fata dedere, Aut quisnam ignarum nostris deus appulit oris? Quid puer Ascanius? Superatne et vescitur aura? 340 Quem tibi iam Troia..... 345 Ecqua tamen puero est amissae cura parentis? Ecquid in antiquam virtutem animosque viriles Et pater Aeneas et avunculus excitat Hector? Talia fundebat lacrimans longosque ciebat Incassum fletus, quum sese a moenibus heros Priamides multis Helenus comitantibus affert. Agnoscitque suos, laetusque ad limina ducit, Et multum lacrimas verba inter singula fundit. Procedo, et parvam Troiam simulataque magnis 350 Pergama et arentem Xanthi cognomine rivum Agnosco, scaeaeque amplector limina portae. 341. Ecqua. Andromaca è dunque informata della morte di Creusa. L'Alfieri imitò egregiamente questo passo, nelle 'domande di Agamennone intorno ad Oreste: Che fa? Somiglia il padre? Ha di virtude Nobile ardor dagli occhi suoi sfavilla? 345. Quum sese. Dopo la tenerissima scena del colloquio con Andromaca, sarebbe riuscita cosa fredda e monotona il mettere un discorso in bocca ad Eleno; epperciò il poeta ristringe a poche parole il descriver le accoglienze oneste ed affettuose che da lui ebbero i Troiani. 525 Contrada il nome di Caonia diede E da quali destini indirizzato Fosti nel corso, o quale Iddio te ignaro 530 Condusse a noi? Del giovinetto Ascanio, Dimmi, che avvenne? E ancora in vita, e cresce Ben disposto e leggiadro? A te 'l produsse Allorchè salva era ancor Troia... Oh quale Pensiero il punge della madre estinta? 535 Come gli sono alle virtù degli avi E a prodezze virili incitamento L'averti padre e l'essere nepote Del grande Ettòr? Cosi diceva indarno Lagrimosa, e mettea lunghi compianti. Quand' ecco vien dalla città con molta Comitiva il Priàmide famoso 540 Eleno, e, i suoi riconoscendo, lieto Di Xanto il nome; e della porta Scea 550 Le soglie abbraccio. I Teucri pur festosi 349. Simulata. La piccola Pergamo che è fatta a similitudine della grande. Nec non et Teucri socia simul urbe fruuntur : Illos porticibus rex accipiebat in amplis ; Aulai in medio libabant pocula Bacchi, 355 Impositis auro dapibus, paterasque tenebant. Iamque dies alterque dies processit, et aurae Sacrati capitis, meque ad tua limina, Phoebe, 359. Qui..... sentis. Cioè che accogli nell'animo una forza divina, come la Pizia in Delfo, e il sacerdote nel tempio d'Apollo in Claro. 370. Resolvit. Si tolse dal capo le bende quasi a significare che l'animo scioglievasi da ogni terrena cura per meglio accendersi tutto al fuoco delle divine ispirazioni. Sono veggendo una cittade amica. Già il di trascorse ed altri appresso, e i venti Il voler non ignori, e che il commosso E gli Dei tutti con gl' indizii loro 575 Quai rischi deggio evitar prima e a quale Travagli posso? Qui, siccome è l'uso, Atque haec deinde canit divino ex ore sacerdos: Nate dea (nam te maioribus ire per altum 375 Auspiciis manifesta fides: sic fata deúm rex Sortitur, volvitque vices; is vertitur ordo); Pauca tibi e multis, quo tutior hospita lustres Aequora et ausonio possis considere portu, Expediam dictis: prohibent nam cetera Parcae, 380 Scire Helenum fariqne vetat saturnia Iuno. Principio Italiam, quam tu iam rere propinquam, Vicinosque, ignare, paras invadere portus, Longa procul longis via dividit invia terris: Ante et trinacria lentandus remus in unda, 385 Et salis ausonii lustrandum navibus aequor, Infernique lacus acueaeque insula Circae, Quam tuta possis urbem componere terra. Signa tibi dicam: tu condita mente teneto. Quum tibi sollicito secreti ad fluminis undam 374. Maioribus, Auspicii grandi e straordinarii molto più di quelli che ad altri uomini si concedano; perocchè Giove stesso dispone, ordina, modera i casi, Il che s'accorda colla espressione di Tito Livio: dd maiorum rerum initia ducentibus fatis. 377. Hospita. Da navigarsi senza pericolo alcuno. 379. Cetera La morte d'Anchise, la procella, il soggiorno in Africa. 383. Longa procul longis. Questa ripetizione della stessa voce ben esprime la lunghezza e difficoltà del viaggio d' Enea. Ivi. Via invia. Espressione ardita per accennare uno spazio indefinito e quasi impraticabile. 386. Aeaeae. Eea, Colchica, da Eea, città della Colchide. |