Si adoperava, e d'una scritta noto 450 La sacra offerta: Questo che togliea Su' Danai vincitori, appende Enea. D'abbandonar quel porto allor comando E assidersi al remeggio. I miei compagni Fendono a gara i flutti, e via correndo 455 Van sopra il mar. Presto le aerie torri De' Feaci si ascondono; e le spiagge Radiamo dell' Epiro, e nel Caonio Porto celeri entriamo, e di Butroto Saliamo alla città sul monte assisa. 460 Qui di cose incredibile una fama Vienmi all' orecchio, esser di Priamo il figlio Eleno regnator di città greche, Il talamo e lo scettro ereditando Dell' Eàcide Pirro, e a patrio sposo 465 Andromaca tornata. Alto mi prende Stupore; arde nel petto immensa brama Di favellar col prode, e aver contezza Dei grandi eventi. Ond' io, lasciato il porto, E le navi, dai lidi oltre m' avanzo. 470 Era Andromaca allor per caso innante Alla città, nel sacro bosco, in riva D'un altro Simoenta, e con lugubri 293. Vicino a Butroto, ora Butrintò era la selva di Dodona celebre pe' suoi oracoli. 302. Falsi. Cioè simulato, essendo stato imposto a quel fiumicello il nome del patrio Simoenta. 305 Libabat cineri Andromache, manesque vocabat Hectoreum ad tumulum, viridi quem cespite inanem Et geminas, causam lacrimis, sacraverat aras. Ut me conspexit venientem et troia circum Arma amens vidit, magnis exterrita monstris Deriguit visu in medio, calor ossa reliquit, Labitur, et longo vix tandem tempore fatur: 310 Verane te facies, verus mihi nuntius affers, Nate dea? vivisne? aut, si lux alma recessit, Hector ubi est? Dixit lacrimasque effudit et omnem Implevit clamore locum. Vix pauca furenti Subiicio et raris turbatus vocibus hisco: 315 Vivo equidem, vitamque extrema per omnia duco. Ne dubita: nam vera vides. Heu! quis te casus deiectam coniuge tanto 304. Inanem. Perchè non conteneva le ossa del marito sepolto presso Troia: 305. Géminas... aras. L' una al marito, l'altra al figlio. 311. Si lux. Qui dice il prof. Rota, è implicito un tenerissimo concetto: se alcun estinto doveva mai rivalicare lo Stige per visitarmi, doveva Ettore esser quello. Trasportò questo pensiero all' amor paterno il grande Allighieri, laddove, nel mirabile episodio di Farinata, il Cavalcanti così favella: se per questo cieco Carcere vai per altezza d' ingegno, Doni e con sacrifizi onor rendeva 475 D' Ettore l'ombra entro il sepolcro eretto Sembrò perdere, e cadde; e appena dopo Non dubitarne, chè tu scorgi il vero. 313. Furenti. Che con impazienza si doleva, che era fortemente agitata. 320 Hectoris Andromache Pyrrhin' connubia servas? Hostilem ad tumulum Troiae sub moenibus altis 325 Nos, patria incensa, diversa per aequore vectae, 319. Hectoris. Non è, a parer mio, rimprovero o sarcasmo, bensì espressione di dolorosissima pietà verso quella donna infelice, modello di amor coniugale. 320. Deiecit. Osserva qui Scaligero l'arte del poeta. Andromaca, donna casta e pudica, e del suo defunto consorte amantissima, non risponde subito alla domanda, ma dispone l'animo di Enea alla compassione, invidiando Polissena che immolata alla tomba d' Achille non cadde in mano del vincitore. Dal che si comprende che Andromaca avrebbe preferito la morte alle seconde nozze. Ciò premette alla narrazione de' casi suoi dacchè è schiava. 327. Enixae. Secondo il Fabricio, vale qui labore exercitae. Ivi. Tulimus. Accenna che dando la mano, per forza, a Pirro, serbava ogni affetto al cenere di Ettore. Andromaca d' Ettorre, che si rese Suo vincitor. Dacchè la patria in fiamme Oreste d'ira, e spinto dalle furie 332. Patrias. L' Heyne interpreta o le are in Ftia ove Pirro faceva sacrifizio, o in Delfo davanti all' ara ch' egli aveva eretta al padre Achille, come ad eroe. |