65 70 75 80 Caeruleis maestae vittis atraque cupresso, Deducunt socii nares et litora complent. 67. Animamque sepulcro. Si credeva che le ombre degl' insepolti andassero errando cento anni prima di poter passare lo Stige. Funebre cerimonia era il chiamare il defunto ad alta voce, e dirgli tre volte addio. 69. Ubi prima fides. Vale a dire ubi fidem pelago habere ́ coepimus. 72. Recedunt. L'Ariosto: Intanto fugge e si dilegua il lito. 73. Sacra. Vedi Callimaco, Inno a Delo. 78. Pius. Grato verso l'isola in cui era nato. 100 Ivi ergemmo a' suoi mani are, de' tristi E cipressi lugubri, e, come è usanza, Vasi spargemmo, e quando entro il sepolcro Indi appena che il mar si mostra fido, A Dori sacra ed a Nettuno Egeo, Che alle spiagge ed ai lidi errante intorno Fu dal pio nume arcier ben saldamente 120 Stretta coll' alta Micone e con Giaro Si che immobile e colta ebbe de' venti L'impeto a scherno. Io là son tratto, e quella Placidissima terra entro securo Porto stanchi ci accoglie. Al lido scesi 125 Veneriam la città cara ad Apollo. Il rege Anio, che insiem d' uomini è rege Di bende e sacro alloro. Ei riconosce 85 90 95 Occurrit, veterem Anchisen agnoscit amicum. 84. Structa Semplicemente s'intenda un tempio antico. 85. Thymbrace. Così detto perchè venerato dai Troiani in un tempio presso al fiume Timbrio, affluente dello Scamandro. 90. Tremere. Sogliono i poeti annunciare la presenza d'un Dio con qualche segno soprannaturale, fingendo che tutte le cose si commovano al sentir l'appressarsi del nume. 93. Petimus. Frase lucreziana per dire ci prostrammo subito a terra. 94. Duri. L' Heyne interpreta tot labores experti. Il Taubman laboriosi. 98. Et nati. Il Tasso Ger. c. 10: De' figli i figli, e chi verrà da quelli. 130 Anchise che da molti anni era unito 135 Tempio di Febo: Danne asilo in una Ciò dissi appena, che ogni cosa parve Cademmo al suolo, e tal s'udi una voce: 150 Pazienti Dardanidi, la terra Che dalla schiatta degli antichi padri Haec Phoebus mixtoque ingens exorta tumultu 100 Laetitia, et cuncti, quae sint ea moenia, quaerunt, Quo Phoebus vocet errantes iubeatque reverti. Tum genitor, veterum volvens monumenta virorum, Audite, o proceres, ait, et spes discite vestras. Creta Iovis magni medio iacet insula ponto, 105 Mons idaeus ubi et gentis cunabula nostrae Centum urbes habitant magnas, uberrima regna, Maximus unde pater, si rite audita recordor, Teucrus rhoeteas primum est advectus ad oras Optavitque locum regno. Nondum Ilium et arces: 110 Pergamene steterant; habitabant vallibus imis. Hine mater cultrix Cybele, corybantiaque aera, Idaeumque nemus; hinc fida silentia sacris, Et iuncti currum dominae subiere leones. Ergo agite et, divum ducunt qua iussa, sequamur, · 115 Placemus ventos, et gnossia regna petanius. Nec longo distant cursu; modo Iupiter adsit, Tertia lux classem cretaeis sistet in oris. Sic fatus, meritos aris mactavit honores, 103. Audite, o proceres. Il C. ha: SIGNORI, udite. 111. Corybantia aera. I coribanti onoravano la Dea Cibele sonando cembali ed altri strepitosi istrumenti. |