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Ter conatus ibi collo dare brachia circum ; Ter frustra comprensa manus effugit imago, Par levibus ventis, volucrique simillima somno. 795 Sic demum socios consumta nocte reviso.

Atque hic ingentem comitum adfluxisse novorum Invenio admirans numerum: matresque, virosque, Collectam exilio pubem, miserabile vulgus: Undique convenere, animis, opibusque parati, 800 In quascumque velim pelago deducere terras. Iamque iugis summae surgebat Lucifer Idae, Ducebatque diem; Danaique obsessa tenebant Limina portarum: nec spes opis ulla dabatur. Cessi, et sublato montem genitore petivi.

793. Ter frustra. Così Dante:

Tre volte dietro lei le mani avvinsi,

E tante mi tornai con esse al petto.

E con non minore eleganza e vivezza il Tasso, Ger. C. 14: Gli stendea poi con dolce amico affetto

Tre fiate le braccia al collo intorno;

E tre fiate invan cinta l'immago

Fuggia qual lieve sogno od aer vago.

Il C. ha: Come vento stringessi o fumo o sogno; nel qual verso, oltre la vana aggiunta del fumo, evvi anche l'improprietà dello stringere un sogno.

794. Somno. Detto o nel senso proprio, in quanto chè subitamente si dilegua, fugge, o per sogno.

801. Iamque. Si notino, dice l'Arcangeli, queste ultime circostanze che costrinsero il guerriero agli amari passi del

1210 Avventai per istringerla, e tre volte
Fuori delle mie man' la indarno stretta
Ombra svani, come se vento fosse
Od un sogno che rapido s' invola.
Fra tanti guai spesa la notte, alfine
1215 Torno ai compagni, e là con maraviglia
Essersi raunata immensa turba

Veggo de' nostri, insiem donne e guerrieri,
Un volgo miserabile, una gente
Per l'esilio raccolta. Ivi da tutte
1220 Le bande conveniano, apparecchiati
Cogli averi e coll' animo a gir meco
In qualunque paese io per lo mare
Volessi tragittarli. E già la stella
Mattutina spuntava dalle somme
1225 Vette dell' Ida, e riportava il giorno.
Avean le porte strettamente i Greci
Occupate; nè alcuna di soccorsi

Speranza rimanea. Cedetti, e, in collo
Tolto il padre, la via tenni del monte.

la fuga: il giorno sorgente che poteva scoprirlo ai nemici, l'occupazione di tutte le porte, che dimostrava la piena vittoria de' Greci; e la niuna speranza di soccorso.

11 C. fa vedere ad Enea

....

della rocca in cima.

E di sovr' ogni porta INALBERATE

Le Greche INSEGNE.

804. Cessi. Sottintendi a tanti mali, o a quelle insuperabili difficoltà.

AENEIDOS

LIBER TERTIUS.

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Postquam res Asiae Priamique evertere gentem

Immeritam visum superis, ceciditque superbum
Ilium et omnis humo fumat Neptunia Troia,
Diversa exsiliq et desertas quaerere terras
Auguriis agimur divûm, classemque sub ipsa
Antandro et phrygiae molimur montibus Idae,
Incerti quo fata ferant, ubi sistere detur,

Contrahimusque viros. Vix prima inceperat aestas,

Per varietà di cose e per copia di dottrina, osserva l' Heyne, questo libro sta certamente al disopra di tutti gli altri, scritto com'è per intero ad esempio dell' Odissea.

2. Immeritam. La colpa di Laomedonte e il delitto di Paride non meritavano tal castigo che venisse a ricadere sopra tutto il regno.

4. Diversa. Nel senso di strani, orribili. Così in Dante

ENEIDE

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LIBRO TERZO.

Dappoi che il regno d' Asia e l'innocente

'

Nazione di Priamo agli Dei sommi
Distrugger piacque, e ruino 'I superbo
Ilio, e si giace la Nettunia Troia
Fumante al suolo, da celesti augurii
Noi siamo spinti a ricercar diversi
Lochi d'esilio e terre inabitate;

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E dell' Ida ne' monti, e della stessa
Antandro a piè, ci fabbrichiam" le "navi,
Incerti ancora ove il destin ci meni',
Oye di star ne sia concesso; e accolta
Facciam di gente. Appena era dell' anno

la fiera diversa, le^ diverse"piaghe,' 'l

lavia 'diversa.

Ivi. Desertas. Lontane dal consorzio umano, inabitabili;

e ciò a destar più viva la compassione.

6. Phrygiae. Per distinzione dal monte Ida in Creta.

Et pater Anchises dare fatis vela iubebat: 10 Litora quum patriae lacrimans portusque relinquo Et campos ubi Troia fuit. Feror exsul in altum Cum sociis gnatoque penatibus et magnis dis.

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Terra procul vastis colitur mavortia campis
(Thraces arant), acri quondam regnata Lycurgo,
Hospitium antiquum Troiae sociique penates
Dum fortuna fuit: feror huc et litore curvo
Moenia prima loco, fatis ingressus iniquis,
Aeneadasque meo nomen de nomine fingo.
Sacra dionaeae matri divisque ferebam
Auspicibus coeptorum operum, superoque nitentem
Coelicolum regi mactabam in litore taurum.
Forte fuit iuxta tumulus quo cornea summo
Virgulta et densis hastilibus horrida myrtus.
Accessi, viridemque ab humo convellere silvam
Conatus, ramis tegerem ut frondentibus aras,

9. Dare fatis vela. Cioè al voler dei fati. Perocchè, dice l'Ambrogi, se i Troiani erano incerti dove loro fosse permesso di fermar dimora, non potevano con alcun fine diretto far vela verso alcun paese determinato.

12. Et magnis Dis. Alcuni intendono ciò come esplicativo del penatibus; altri come gli Dei tutelari del regno e di Troia quali sarebbero il Palladio, ecc.

13. Procul. Spesso ha il significato di contra; e in fatti la Tracia è rimpetto alla Troade, nè molto lontana perchè separatane solo dallo stretto dell' Ellesponto.

18. Questa è probabilmente la città che anche al presente si chiama Eno; Plinio aggiunge esser quivi sepolto Polidoro.

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