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Cernimus Idaea claram se condere silva, Signantemque vias: tum longo limite sulcus Dat lucem, et late circum loca sulfure fumant. Hic vero victus genitor se tollit ad auras, 700 Affaturque Deos, et sanctum sidus adorat: Iam iam nulla mora est: sequor, et qua ducitis, ad

(sum. Di patrii, servate domum, servate nepotem: Vestrum hoc augurium, vestroque in numine Troia (est. Cedo equidem, nec, nate, tibi comes ire recuso. 705 Dixerat ille: et iam per moenia clarior ignis Auditur, propiusque aestus incendia volvunt. Ergo age, care pater, cervici imponere nostrae ; Ipse subibo humeris, nec me labor iste gravabit: Quo res cumque cadent, unum et commune periclum, 710 Una salus ambobus erit: mihi parvus Iulus Sit comes, et longe servet vestigia coniux.

Vos famuli, quae dicam, animis advertite vestris. Est urbe egressis tumulus, templumque vetustum Desertae Cereris, iuxtaque antiqua cupressus, 715 Religione patrum multos servata per annos. Hanc ex diverso sedem veniemus in unam.

Tu, genitor, cape sacra manu, patriosque Penates:

699. Victus genitor. Anchise era ben addentro nella scienza degli augurii; e conobbe da que' prodigi che i numi gli imponevano di uscir da Troia.

711. Longe Perchè, in tal modo divisi, più facilmente possano inosservati dal nemico andarsene da Troia.

Del suo cammin le tracce, luminosa
Entro la selva Idea; quindi con lunga
1070 Riga un solco risplende, e d'ogni intorno
Vastamente il terren fuma di zolfo.
Or qui datosi vinto il padre mio

In piedi sorge, e a' numi parla, e adora La santa stella: Omai non più si tardi; 1075 Vi seguo e ovunque m' adduciate io vegno. Mi conservate, o patrii Dei, la casa,

1080

Mi sia salvo il nepote. Augurio vostro

È questo, è in vostra man Troia; m'arrendo
Bensi, ne teco andar, figlio, ricuso.

Avea detto, e già s' ode in ogni parte
Più chiaramente il foco, e menan vampe
Più dappresso gl' incendi. Adunque, o caro
Padre, via ponti sul mio collo; io stesso
Portandoti verrò, nè graverammi

1085 Questa fatica; poi, checchè n' avvenga,
Un sol fia per entrambi il comun rischio,
Uno lo scampo. A me s' avvii di costa
Il piccioletto Iulo, e la consorte
Segua un poco di lunge i nostri passi.
1090 Voi, servi, il detto mio figgete in mente.
V'è, all' uscir dalle mura, un poggerello,
Ed un tempio di Cerere vetusto
Abbandonato, a cui sorge daccanto
Un antico cipresso che per molti
1095 Anni serbaro come santa cosa
I nostri padri. Per diverse vie
In quest' un loco noi ci ridurremo.
Tu nelle mani, o padre, i sacri arredi

Me, bello e tanto digressum, et caede recenti, Attrectare nefas, donec me flumine vivo 720 Abluero.

Haec fatus, latos humeros, subiectaque colla Veste super, fulvique insternor pelle leonis; Succedoque oneri. Dextrae se parvus Iulus Implicuit: sequiturque patrem non passibus aequis. 725 Pone subit coniux, ferimur per opaca locorum ; Et me, quem dudum non ulla iniecta movebant Tela, neque adverso glomerati ex agmine Graii, Nunc omnes terrent aurae, sonus excitat omnis Suspensum, et pariter comitique, onerique timentem. 730 Iamque propinquabam portis, omnemque videbar Evasisse viam; subito quum creber ad aures

Visus adesse pedum sonitus: genitorque per umbram
Prospiciens: Nate, exclamat, fuge, nate; propinquant:
Ardentes clipeos, atque aera micantia cerno.

718. Me bello. Era reverenza di religione; ma, come osserva l' Heyne, qui la cosa è trovata ingegnosamente perchè non abbia Anchise da rifiutarsi a portar seco i Penati e gli arredi sacri.

723. Dextrae. Il Domenichino ha rappresentato Enea in questo atteggiamento; maravigliosa tela che è nel museo di Parigi.

726. Et me.... timentem. Il valore è congiunto alla più tenera pietà figliale ed al più nobile amor coniugale e paterno in questo eroe. La conservazione della vita de' suoi cari è il suo intento supremo, e i vivi affetti che lo tengono

Prendi e i patrii penati; a me da tanta 1100 Guerra e da stragi si recenti uscito Colpa è toccarli fin che non sarommi Asterso nella viva onda d'un fiume.

Ciò detto, su i larghi omeri e il piegato
Collo io stendo una veste, e di leone
1105 Fulva una pelle, e mi soppongo al carco.
Il fanciulletto Iulo alla mia destra
Fortemente appigliossi, e mi seguiva
Con passo non egual; su l'orme nostre
Venne Creusa. Noi c' incamminiamo
1110 Per lochi ove la tenebra è più fitta;
E me che prima alcun nembo di dardi
O addensati in battaglia i Greci a fronte
Non commoveano, or' atterrisce ogni aura,
Riscote ogni stormir, tanto in sospeso
1115 Mi tengono fra dubbi e fra timori
Il compagno ed il carco. Era alle porte
Omai vicino, e già trovarmi fuori

D'ogni rischio credeva. All' improvviso
Pare che giunga un calpestio frequente
1120 Ai nostri orecchi, e il padre mio guatando
Per l'ombre della notte: 0 figlio, esclama,
Fuggi, o figlio, s' appressano; i lucenti
Scudi ne veggo e il balenar de' ferri.

conturbatissimo gli fan provare un sentimento di cui egli stesso si maraviglia, la trepidazione della paura!

732. Visus adesse. L' Ariosto, C. I: Un calpestio le par che venir senta.

735 Hic mihi nescio quod trepido male numen amicum
Confusum eripuit mentem: namque avia cursu
Dum sequor, et nota excedo regione viarum,
Heu! misero coniux fatone erepta Creusa
Substitit, erravitne via, seu lassa resedit,
740 Incertum: nec post oculis est reddita nostris :
Nec prius amissam respexi, animumque reflexi,
Quam tumulum antiquae Cereris, sedemque sacratam
Venimus: hic demum collectis omnibus una
Defuit: et comites, natumque, virumque fefellit.
745 Quem non incusari amens hominumque, Deúmque
Aut quid in eversa vidi crudelius urbe?
Ascanium, Anchisemque patrem, Teucrosque Penates
Commendo sociis, et curva valle recondo.

Ipse urbem repeto, et cingor fulgentibus armis.
750 Stat casus renovare omnes, omnemque reverti
Per Troiam, et rursus caput obiectare periclis.
Principio muros, obscuraque limina portae,
Qua gressum extuleram, repeto; et vestigia retro
Observata sequor per noctem, et lumine lustro.

735. Male amicum. Non amico, o avverso. Del pari usasi Mal fermo, malaccorto, ecc.

745. Quem non incusavi amens. Questi impeti di affetto maritale rendono sempre più, come ben osserva il Rota, amabile il Duce troiano alla ascoltatrice.

750. Stat. Come dire decretum est apud me.

754. Lumine lustro. L' Arcangeli preferisce qui significare il tristo lume che veniva dall' incendio; ma i più intendono cogli occhi.

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