55 60 65 70 75 Dunque, dicea, ch' io mi ritragga vinta Sperse le navi, e il mar turbò coi venti, E lo confisse ad uno scoglio acuto. E sposa a Giove son, guerra tant'anni Ciò volgendo la Dea nell' infiammato Ivi re in un vast' antro Eolo costringe E chi più de' mortali Sarà che mi sacrifichi e m'adori? 52. Eoliam. Una delle isole Eolie o di Lipari. È detta patria li nembi perchè i venti son cagione del perturbamento dell'aria e delle repentine piogge, 55 60 65 70 Imperio premit, ac vinclis et carcere frenat. Sunt mihi bis septem praestanti corpore nymphae, 54. Qui vincula non può significare catene, come osserva l' Heyne dicendo: Vincula per carcerem declarantur, non enim compedes esse possunt. Nella traduzione di Alfieri i venti sono di catene carchi. 57. Vana ed oziosa aggiunta del Caro: realmente adorno di corona e di scettro. 63. Iussus. Sottintendi ab Iove. Il C. l' omise affatto; l' Ambrogi, benchè con frase non molto poetica: Esecutor de' cenni suoi. .... 64. Ad quem · supplex. Vedi come la superbissima Dea tutta si raumilii fino a pregare un Dio minore per ottener la bramata vendetta; che è costume dei superbi. non degli alteri. ROTA. 68. Ilium in Italiam portans. La bellezza di questo modo figurato sparisce nel verso: E d' Ilio le reliquie, anzi Ilio tutto. 80 85 90 95 E i turbini sonori, e tienli a freno Mare, in Italia Ilio recando e i vinti 100 Penati suoi. Deh spira ai venti forza, E sommergi le navi e le sprofonda, O qua e colà le gitta, e in mar disperdi. Quanto poi stranamente il Bondi abbia tradotto victos Penates colle parole i soggiogati lari ognuno sel vegga. 71. Eolo era stato fino allora infelice nei figliuoli Sisifo, Macareo e Canace. Vedi Ovid. nella lett. di Canace a Macareo. Perciò Giunone gli promette una delle sue ninfe acciò sia egli più fortunato nella prole; e conveniva a Giunone, Dea che presiede ai riti nuziali, di fare ad Eolo una tal proposta. 75 80 85 Quarum quae forma pulcherrima, Deïopeiam, 76. La risposta d'Eolo accoppia alla squsita gentilezza del cortigiano l'avvedutezza di un Dio minore. Viene a dirle: Tu abbi soltanto la briga di considerar bene ciò che brami da me; io non devo pensar altro, ed avrò il tuo comando per legge. Così egli è ossequente a Giunone, e si premunisce contro il risentimento di Nettuno nel cui regno sta per suscitare lo scompiglio. 78. Niuno saprebbe vedere l'opportunità di questa aggiunta del C. (ben qualificata dall' Algarotti di frivola inezia): Se re può dirsi un che comandi ai venti. Nè si opponga che egli abbia voluto rendere od allargare il senso del quodcumque hoc regni. 80. Potentem. Qui vale dominatore. 81. Cuspide. La punta dell' asta che gli Dei usavano portare a modo di scettro. 88. Veggano gli studiosi come questa mirabile descrizione della tempesta è alterata ed infiacchita dal C.: Ho d' egregia beltà, fra cui la prima 105 Per avvenenti forme è Deiopea; 110 E questa a te con nozze ferme unita Eolo rispose: Tua sola, o Regina, Ció detto al cavo monte egli nel fianco Voltata l'asta diè di cozzo; i venti 120 Ove un varco dischiudesi prorompono Come stretti in un gruppo, e turbinando Rabbuffano la terra. Indi sul mare Piombano, e tutto sossopra dall' imo Lo volgon Euro e Noto, e il procelloso 125 Africo, ed alle rive incontro fanno Impeto vasti flutti. Allor si mesce De naviganti il grido e delle sarte Il cigolar. Le nubi, il cielo e il giorno Avean già co' lor turbini ripieni Di polve e di tumnlto i colli e i campi, |