Page images
PDF
EPUB

520 Impulit his cingi telis, aut quo ruis? inquit. Non tali auxilio nec defensoribus istis

Tempus eget; non, si ipse meus nunc afforet Hector. Huc tandem concede: haec ara tuebitur omnes, Aut moriere simul. Sic ore effata, recepit 525 Ad sese et sacra longaevum in sede locavit. Ecce autem elapsus Pyrrhi de caede Polites, Unus natorum Priami, per tela, per hostes, Porticibus longis fugit et vacua atria lustrat Saucius; illum ardens infesto vulnere Pyrrhus 530 Insequitur, iamiamque manu tenet et premit hasta. Ut tandem ante oculos evasit et ora parentum, Concidit ac multo vitam cum sanguine fudit. Hic Priamus, quamquam in media iam morte tene(tur,

Non tamen abstinuit nec voci iraeque pepercit, 535 At tibi pro scelere, exclamat, pro talibus ausis, Di, si qua est coelo pietas quae talia curet, Persolvant grates dignas et praemia reddant Debita, qui nati coram me cernere letum Fecisti et patrios foedasti funere vultus.

522. Meus. Grande affetto e nobilissimo orgoglio di madre in quel mio! Neppure Ettore, se qui fosse, potrebbe salvarci. 527. Per tela... saucius. Nella disposizione delle parole qui sentesi il correre affannato e il crescente dolore di quel ferito.

529. Infesto vulnere. Ostilmente, per colpirlo di nuovo. 533. Hic Priamus. Acquetatosi con nobile arrendevolezza ai conforti della moglie, il buon re si riaccende d'ira e furore allo spettacolo che tanto lacera il suo cuore paterno.

Disse, a vestirti queste armi t' ha spinto? 800 0 dove corri? Non di tali aiuti, Nè di cotesti difensori il tempo Abbisogna, non s'anco Ettore mio Fosse or presente. Qui statti una volta: Quest' ara ben sarà per tutti noi

805 Schermo securo, o insiem nosco morrai. Ciò detto, a sè raccolse ella il vegliardo, E lo adagio nella sacrata sede.

Ma dal furore micidial di Pirro A gran pena scampato ecco Polite, 810 Un dei figli del re, dardi attraversa E nemici correndo, e per quei lunghi Portici e pe' vuoti atri ansando fugge Ferito; lui con ostil punta insegue L'ardente Pirro, e colla man già 'l prende, 815 Già lo fere coll' asta. Alfin com' egli Giunse davanti agli occhi e nel cospetto D'ambo i parenti suoi, cadde boccone, E, fatto del suo sangue in terra lago, Spirò. Qui, sebben già sentiasi stretto 820 In mezzo a morte, Priamo non fermossi Nè valse a ritener la voce e l'ira. Oh almeno a te per tal delitto, esclama, Per tal feroce ardir, gli Dei (se alcuna È nel cielo pietà che di ciò curi)

825 Rendan grazie condegne e ricompensa
Debita, a te che mi ponesti innanzi

Ahi! d'un figlio la morte, e con la vista
Del suo sangue funesti i paterni occhi.

540 At non ille, satum quo te mentiris, Achilles
Talis in hoste fuit Priamo, sed iura fidemque
Supplicis erubuit, corpusque exsangue sepulcro
Reddidit hectoreum, meque in mea regna remisit.
Sic fatus senior telumque imbelle sine ictu
645 Coniecit, rauco quod protinus aere repulsum
Et summo clipei nequidquam umbone pependit.
Cui Pyrrhus: Referes ergo haec et nuntius ibis
Pelidae genitori; illi mea tristia facta

Degeneremque Neoptolemum narrare memento. 550 Nunc morere. Hoc dicens, altaria ad ipsa trementem Traxit et in multo lapsantem sanguine nati, Implicuitque comam laeva, dextraque coruscum Extulit ac lateri capulo tenus abdidit ensem.

540. At non. Rimprovero tremendo questo dirgli essere stato men crudele il feroce padre.

541. Iura fidemque. Era tenuto per nefandità il respingere o in qualsiasi modo offendere i supplicanti.

544. Sine ictu. Impotente a colpire.

546. Nequidquam. In questo luogo è lo stesso che non, secondo la maggior parte degl' interpreti. Così Persio II, 51: Ne quidquam fundo suspiret nummus in imo.

547. Referes. Questo ritorcere le parole dell'avversario contro di lui stesso, è, bene adoperato, di grandissimo effetto. 548. Tristia. Qui vale atroci o scellerati. Bassamente il C.: Le mie colpe accusando e i miei DIFEtti.

551. Lapsantem. Chi non si sente, a questa immagine, tutto gelar di ribrezzo, non ha cuore, o lo ha di tigre. Quanta esecrazione sull' uccisore del venerando re!

Ma non quello, da cui menti esser nato, 830 Achille, tal mostrossi all' inimico.

Priamo, chè i dritti sacri e la fidanza
Ei riveri del supplice, e alla tomba
Il corpo esangue d' Ettore poi rese,
E salvo rimandommi al regno mio.
835 Così detto, il vegliardo un' asta imbelle
Priva di colpo vibrò, che dal rauco
Bronzo respinta, dello scudo agli orli
Estremi non pendè. Cui Pirro: Or dunque
Di ciò novelle al genitor Pelide

840 Recherai messaggero; ti rammenta
A lui narrar miei tristi fatti, e come
È degenere Pirro; intanto mori.

E si dicendo, innanzi all' ara istessa
Lo strascinò tremante e barcollante
845 Nel molto sangue del figliuolo, e al crine
La sinistra gli avvolse, e con la destra
Il brando alzò che lampeggiar fu visto,
E nel fianco lo ascose insino all' elsa.

552. Coruscum. Pare doversi intendere, come osserva il Rota, che la spada di Pirro lampeggiasse per le ombre notturne agli occhi di Enea che dai tetti guardava nel gran cortile quell' orrenda scena.

Hic finis Priami fatorum; hic exitus illum 555 Sorte tulit, Troiam incensam et prolapsa videntem Pergama, tot quondam populis terrisque superbum Regnatorem Asiae: iacet ingens litore truncus Avulsumque humeris caput et sine nomine corpus. At me tum primum saevus circumstetit horror. 560 Obstupui: subiit cari genitoris imago, Ut regem aequaevum crudeli vulnere vidi Vitam exhalantem; subiit deserta Creusa Et direpta domus et parvi casus Iuli.

Respicio et, quae sit me circum copia, lustro. 565 Deseruere omnes defèssi, et corpora saltu

Ad terram misere aut ignibus aegra dedere.
Iamque adeo super unus eram, quum limina Vestae

557. Iacet. Dalla reggia fu trasportato in riva al mare; e, troncatogli il capo che si volle recare, secondo alcuni, al sepolcro d' Achille, giacque il tronco senza onor di sepoltura, senza una pietra che ne dicesse il nome.

560. Subiit. Sentimento delicato, naturalissimo, opportuno a svolgere sempre meglio il carattere pietoso di Enea, ed a racconciare il filo della narrazione. Esempio perfetto di virtù cittadine e domestiche, egli ritorna per salvar la propria famiglia, quando ogni speranza di salvar la patria è svanita. 563. Casus. Ciò che potesse accadere.

565. Et corpora. A nessuno, credo, potranno parer belli questi versi del C. :

E feriti e sturpiati, altri dal ferro,

Altri dalle ruine, altri dal foco.

867. Iamque. Mancano in tutti i codici antichi i seguenti 22 versi che si dice essere stati reietti da Tucca e da Varo,

« PreviousContinue »