Testor, in occasu vestro nec tela nec ullas Vitavisse vices Danaum, et, si fata fuissent Ut caderem, meruisse manu. Divellimur inde: 435 Iphitus et Pelias mecum, quorum Iphitus aevo Iam gravior, Pelias et vulnere tardus Ulixi; Protinus ad sedes Priami clamore vocati. Hic vero ingentem pugnam, ceu cetera nusquam Culmina convellunt: his se, quando ultima cernunt, 434. Manu. Colla strage da lui fatta tra i nemici. Si osservi con quanto affetto e nobiltà vuol dimostrare non per pochezza d' animo essere partito sano e salvo, dopo quelle accanite pugne, da Troia. 436. Vulnere Ulixi. Cioè per ferita cagionatagli da un colpo di spada o d'asta che Ulisse gli diede. Così in Silio Ital. XIV, 434: Volvitur in fluctus, Lychaei vulnere, Cidnus. 438. Hic vero. Tanto era il fùrore, il tumulto, lo scompiglio del combattere dal disopra e dentro la reggia, che le battaglie e zuffe di altri luoghi erano un nulla. La vivezza di questa pittura, più che narrazione, va crescendo in un modo mirabile. Ariosto e Tasso hanno attinto molto, per le descrizioni loro, da questo Libro. Che nell' occaso vostro io nè armi alcune 670 Tosto d'acute grida un suon ci chiama 675 Un indomito Marte, e fino ai tetti 685 E delle case i merli; or ch'esser giunto 441. Acta testudine. Col raccostar gli scudi, elevati orizzontalmente per ripararsi da gravi proietti. Devolvunt; alii strictis mucronibus imas 450 Obsedere fores, has servant agmine denso. Instaurati animi, regis succurrere tectis, Auxilioque levare viros, vimque addere victis. Limen erat caecaeque fores et pervius usus Tectorum inter se Priami postesque relicti 455 A tergo, infelix qua se, dum regna manebant, Saepius Andromache ferre incomitata solebat Ad soceros et avo puerum Astyanacta trahebat. Evado ad summi fastigia culminis, unde Tela manu miseri iactabant irrita Teucri. 460 Turrim, in praecipiti stantem summisque sub astra Eductam tectis, unde omnis Troia videri Et Danaum solitae naves et achaica castra, Aggressi ferro circum, qua summa labantes Iuncturas tabulata dabant, convellimus altis 465 Sedibus impulimusque: ea lapsa repente ruinam Cum sonitu trahit et Danaum super agmina late 451. Instaurati animi, Fa balzare fortemente il cuore per ammirazione questo rinvigorirsi in Enea un resto della speranza di pur salvare la patria, 453. Caecae, Ignote e non facili di conoscersi. 455. Commoventissimo è questo prender occasione di rammentare le domestiche gioie del tempo felice, nella casa di Priamo. Si noti la proprietà del trahebat parlandosi d'un fanciulletto che ancora non cammina francamente da per sè. 465. Ea lapsa. Il succedersi di tanti dattili, e la scorrevolezza dei vocaboli presentano quasi agli occhi la cosa. L'Arici in questo superò il C. che aggiungendovi uno de' suoi giochetti di parole, tradusse: 1 Rotolan giù; son altri sugl' ingressi 690 Con impugnati brandi a custodirli, E tenaci si stanno alla difesa In folto stuolo. L' animo mi crebbe Per gran desio di sovvenir la reggia. 695 Ai difensori, e aggiunger forza ai vinti. Era un ingresso ed una cieca porta Che dava facil via tra le regali Stanze e lasciato a tergo un picciol varco, Per dove spesso Andromaca infelice, 700 Mentre fioriva il regno, ebbe per uso A' suoceri venir senza corteo, Seco all' avo traendo il fanciullino Di sopra alla parete un' ardua torre, 710 E il campo degli Achei. Dattorno a questa Accintici col ferro, ove offeria Deboli nessi il tavolato estremo, E, pontando a gran forza, la spingiamo. 715 Tragge quella di subito cadendo Gran ruina e rimbombo, e su le schiere Alta ruina e suono Fece cadendo, e di più greche squadre Incidit. Ast alii subeunt, nec saxa nec ullum Vestibulum ante ipsum primoque in limine Pyrrhus 470 Exsultat, telis et luce coruscus ahena: Qualis ubi in lucem coluber mala gramina pastus, 475 Arduus ad solem, et linguis micat ore trisulcis. 467. At subeunt alii. Vegga ognuno quanto s' accordi col testo l'interpretazione del C.: Gli altri vi salir sopra. 469. Vestibulum ante ipsum. Così l'Ariosto C. 17: Sta sulla porta il re d' Alger lucente, ecc. 485. Armatos. I difensori della reggia. |