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Il nemico occupò; dall' alto suo
Colmo Troia precipita. Assai fece

Per la patria e per Priamo ognun di noi.
Se forza di mortal destra potesse
450 Difender Ilio, pur da questa mia.
Fora stato difeso. A te le sacre

Cose Troia accomanda e i suoi penati;
E tu compagni a' tuoi fati li prendi;
Loro cerca una sede in altre mura
455 Che, dopo corso molto mare, alfine
Grandi ergerai. Ciò detto, ei trasse fuori
Le bende dai riposti penetrali,

E la potente Vesta e i fochi eterni.
Le mura intanto da diverso lutto
460 Sono intronate," e già, comechè fosse
Del padre Anchise la magion remota
E d'alberi recinta.. ognor più fansi
Chiari i suoni, e vieppiù l'orror dell' armi
S'avanza a noi. Desto in piè balzo, ascendo
465 Del tetto in su la cima, e con intenti
Orecchi sto. Siccome quando il foco
In una messe, al furïar de' venti,
Cade, o rigonfio per montana piova
Un torrente precipita ne' campi,
470 E vi distrugge i lieti colti e seco
Trae le selve nell' impeto, e de' buoi
Le fatiche disperde; inscio il pastore
Allibbito rimane il suono udendo

Da un' alta rupe. Allor la fè dei Greci

309. Fides. Chiaro m'apparve qual credenza meritassero le parole di Sinone.

310 Insidiae. Iam Deiphobi dedit ampla ruinam Vulcano superante domus, iam proximus ardet Ucalegon; Sigea igni freta lata relucent;

Exoritur clamorque virum clangorque tubarum. Arma amens capio, nec sat rationis in armis; 315 Sed glomerare manum bello et concurrere in arcem Cum sociis ardent animi: furor iraque mentem Praecipitant, pulcrumque mori succurrit in armis. Ecce autem telis Pantus elapsus Achivum, Pantus Othryades, arcis Phoebique sacerdos, 320 Sacra manu victosque deos, parvumque nepotem Ipse trahit, cursuque amens ad limina tendit. Quo res summa loco, Panthu? quam prendimus arcem? Vix ea fatus eram, gemitu quum talia reddit: Venit summa dies et ineluctabile tempus

325 Dardaniae. Fuimus Troës, fuit Ilium el ingens Gloria Teucrorum: ferus omnia lupiter Argos

312. Ucalegon. Uno dei maggiorenti di Troia.

313. Tubarum. Poetico anacronismo, non usandosi in quei tempi la tromba.

314. Nec sat rationis. Cioè non comprendeva io stesso a che potessero valere le armi, essendo già Troia presa ed incendiata. 319. Arcís Phoebique. Cioè sacerdote di Febo il cui tempio era nella rocca.

322. Quam prendimus arcem? Invece di quod perfugium habemus, secondo Heyne; che ci resta a fare pel bene della patria?

324. Venit. Qui, dice il Rota, le disordinate immagini, i brevi periodi e le interrotte pose dei versi imitano a maraviglia l'animo di un esterrefatto.

Cosi il Tasso, Ger. C. 19:

noi fummo. A tutti è giunto L'ultimo di, l' inevitabil punto.

475 Manifesta mi apparve, e fur palesi Le insidie loro. Già la vasta casa Ruinò di Deifobo, vincenti

Le fiamme, e già il vicino Ucalegonte Arde. Al chiaror del propagato incendio 480 Riluce di Sigeo l'ampia marina; Ed il gridar degli uomini si leva

E il clangor delle trombe. Io forsennato. L'armi afferro, nè so quale speranza Nell' armi io ponga; ma nel cor mi ferve 485 Desio di ragunar gente a battaglia E correr tutti nella rocca insieme. Fatto m' avean l' impeto cieco e l'ira Precipitoso, e mi ritorna in mente Come è bello il morire in mezzo all' armi. Ed ecco a noi venir Panto sfuggito Dai dardi degli Achei, l' Otriade Panto Sacerdote di Febo e della rocca;

490

Ei porta i sacri arredi e gli Dei vinti,
E trae per mano il picciolo nipote
495 Correndo, e come attonito alle mie
Soglie s' appressa. In quale stato or sono
Le cose nostre, o Panto? A qual difesa
Ci possiamo appigliar? Ciò detto appena
Ebb' io, che sospirando egli rispose:
500 L'ultimo dì, l' inevitabil tempo

Giunse per la Dardania. Ahi lasso! fummo
Noi Troiani, Ilio fu; de' Teucri sparve
La gloria immensa. Omai Giove nemico.
Tutte le cose ha trasferito in Argo.

330

Transtulit; incensa Danai dominantur in urbe.
Arduus, armatos mediis in moenibus adstans
Fundit equus, victorque Sinon incendia miscet
Insultans; portis alii bipatentibus adsunt,
Millia quot magnis unquam venere Mycenis;
Obsedere alii telis angusta viarum

Oppositi; stat ferri acies mucrone corusco
Stricta, parata neci; vix primi proelia tentant
335 Portarum vigiles et caeco Marte resistunt.
Talibus Othryadae dictis et numine divům

In flammas et in arma feror, quo tristis Erinnys,
Quo fremitus vocat et sublatus ad aethera clamor.
Addunt se socios Rhipheus et maximus armis
340 Epytus, oblati per lunam, Hypanisque Dymasque,
Et lateri agglomerant nostro, iuvenisque Coroebus
Mygdonides; illis ad Troiam forte diebus

Venerat, insano Cassandrae incensus amore,
Et gener auxilium Priamo Phrygibusque ferebat,

329. Victorque Sinon incendia miscet Insultans. Questo rapido e vivo colpo di pennello perde ogni forza ed ogni proprietà, nella bocca dell' attonito Panto, in questi versi del C.:

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GODE della sua FRODE e d'ogn' intorno

Scorrendo si rimescola e s' aggira

Gran maestro d'incendi e di ruine.

Nè felice è in questo la traduzione del Leopardi: Insulti e fiamme mesce Sinon vitiorioso.

334. Vix. Non per difetto di coraggio, ma perchè fra l'oscurità della notte doveano menar colpi quasi alla cieca.

337. Tristis Erinnys. La smaniosa impazienza, o la rabbia della disperazione che qui è personificata in una delle Furie.

505 La città, preda al foco, è dominata
Dai Greci. Ritto in mezzo delle mura
Versa l'arduo cavallo armi e guerrieri,
Ed insultando il vincitor Sinone

Mesce gl' incendi. Sono altri alle porte
510 Già spalancate, a mille a mille, quanti
Mai non partiro dalla gran Micene;
Altri con lancie in resta hanno precluse
Le strette delle vie; stassi una schiera
Le lucide impugnando acute spade
515 Pronta a mortali colpi. Appena fanno
Le prime guardie delle porte un lieve
Tenzonar, resistendo in cieca pugna.
Da tali detti del figliuol d'Otreo
E dal voler de' Numi io sono spinto
520 Tra le fiamme e tra l'armi, ove funesta
Erinni chiama, e il fremito e le grida.
Che vanno al ciel. S' aggiungono compagni
Epito valentissimo e Rifeo

Al nostro sguardo per la luna offerti,
525 Ed Ipani e Dimante al fianco mio
Si stringono, ed il giovine Corebo
Figliuolo di Migdone. Egli per caso
Pochi di innanzi era venuto a Troia,
Dell' amor di Cassandra insanamente

530 Acceso, e a Priamo ed ai Troiani aiuto

339 Maximus annis. I migliori testi hanno così mentre altri Iphitus... maximus annis. Di Ifito si parla più innanzi, 435; ma qui è troppo evidentemente altra persona, mentre Enea, rivolgendo il discorso a tutti i sopraggiunti, li chiama iuvenes.

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