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Nel prossimo si danno; e, nel suo avere,
Ruine, incendii; e tollette dannose:

Onde omicide, e ciascun che mal fiere,
Guastatori e predon, tutti tormenta
Lo giron primo per diverse schiere.
14. Puote uomo avere in sè man violenta,
E ne' suoi beni: e però nel secondo
Giron convien che, senza pro, si penta
Qualunque priva sè del vostro mondo,
Biscazza e fonde la sua facultade,
E piange là dov' esser dee giocondo.
Puossi far forza nella Deitade
Col cuor negando e bestemmiando quella,
E spregiando natura, e sua bontade.
E però lo minor giron suggella
Del segno suo e Soddoma, e Caorsa,
E chi, spregiando Dio, col cuor favella.
La frode ond' ogni coscienza è morsa,

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NEL. Contro. Inf., XXV: In Dio...superbo. DANNO. Virg.: Dat stragem. TOLLETTE. Pubblici aggravii. Anco in prosa dicevano il mal tolletto per il mal tolto.

OMICIDE. Questa terzina corrisponde alla prec. Omicide a morte; mal fiere a ferute (poichè si potrebbe ferir giustamente); guastatori a ruine (d'edifizii) ed incendii ; predoni a tollette. Dice dannose per distinguere le grosse rapine dalle leggiere.

de.

VOSTRO. Parla a Dante ch'è vivo. FONDE. Ariosto (XI, 43): Il sangue fonPIANGE. Son colpevoli que' che si pascono del pensiero delle loro miserie, tanto più se coi lor falli se le son provocate. GIOCONDO. Perchè libero di ricchezze ch'egli usava a peccato. Dante condanna le ingiurie commesse contro sè perchè, ogni amore incominciando da noi, chi non ama sè non può amare altrui. E punisce i prodighi co' suicidi, sebbene i prodighi abbia posti già cogli avari, perchè qui intende di quelli che per prodigalità si ridussero a morire od a vita non dissimile dalla morte.

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SUGGELLA. Segna con

DEITADE. Conv.: La somma deitade, cioè Iddio.· CUOR. Psalm.: Dixit insipiens in corde suo: non est Deus. BONTADE. Questo fa l'usuraio. V. più sotto. Conv.: Le bontadi della natura. MINOR. Quel di mezzo, quindi più stretto (Inf., XIV). marchio di fuoco. Modo biblico.—CAORSA. POne Soddoma per soddomiti, Caorsa per gli usurai, perchè molti ve n'era in Cahors; e caorsino, al dir del Boccaccio, valeva usuraio; ed era caorsino l'odiato da Dante, Giovanni XXII. Parad., XXVII: Del sangue nostro Caorsini e Guaschi S'apparecchian di bere. Il Ducange reca decreti di Filippo l'Ardito contro gli usurai qui vulgariter Caprsini dicuntur.

MORSA. Intendi, o che la frode è tal vizio che le coscienze più dure n'hanno

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Può l'uomo usare in colui che 'n lui fida,
Ed in quei che fidanza non imborsa.

Questo modo di retro par ch' uccida
Pur lo vincol d' amor, che fa natura:
Onde nel cerchio secondo s'annida
Ipocrisia, lusinghe, e chi affattura,
Falsità, ladroneccio, e simonia,
Ruffian, baratti, e simile lordura.

Per l'altro modo quell' amor s'obblia,
Che fa natura, e quel ch'è poi aggiunto
Di che la fede spezial si cria.

Onde nel cerchio minore, ov'è 'l punto
Dell' universo in su che Dite siede,
Qualunque trade, in eterno è consunto.

Ed io: maestro, assai chiaro procede
La tua ragione, e assai ben distingue
Questo barátro, e 'l popol che 'l possiede.
Ma dimmi: quei della palude pingue,
Che mena il vento, e che batte la pioggia,
E che s'incontran con sì aspre lingue,

Perchè non dentro della città roggia
Son ei puniti, se Dio gli ha in ira?

E, se non gli ha, perchè sono a tal foggia?

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rimorso, e Cic.: sua quemque fraus, suus timor maxime vexat; o che Virgilio voglia rimproverare i contemporanei di Dante come i più macchiati di frode.

IMBORSA. Nel c. XXIV: La speranza ringavagna. Del mettere la speranza in borsa al metterla in paniere non corre gran cosa.

NATURA. Armannino: Fra gli uomini carità, nè amistà che da natura procede, non vaie.

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LUSINGHE. Adulatori (Inf., XVIII). AFFATTURA. Maghi (Inf., XX). - FALSITA. Falsarii (Inf., XXIX, XXX). LADRONECCIO (Inf., XII). SIMONIA (Inf., XIX).

- RUFFIAN (Inf., XVIII). — BARATTI (Inf., XXI, XXII). FEDE. Conv.: Quelle cose che prima non mostrano i loro difetti, più sono pericolose, perchè di loro molte fiate prendere guardia non si può: siccome vedemo nel traditore.

MINORE. Più stretto, perchè l'ultimo. I traditori, come più rei, stanno nel più stretto cerchio; e i soddomiti e usurai, come più rei del cerchio secondo, stanno nel più stretto girone: si perchè più rari, e sì per più pena. TRADE. L'usa anco nell' Inf., XXXIII.

24. PINGUE. Di belletta. Virg.: Pingui flumine.

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vento fa menare.

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MENA. Conv.: Le foglie che 'l

BATTE. Virg.: Verberat imber humum. 25. ROGGIA. Rossa: nel Par., VI, rubro; nel XIV, robbio.

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Ed egli a me: perchè tanto delira,
Disse, lo 'ngegno tuo da quel ch' e' suole?
Ovver la mente dove altrove mira?

Non ti rimembra di quelle parole
Con le quai la tua Etica pertratta
Le tre disposizion che 'l ciel non vuole,
Incontinenza, malizia, e la matta
Bestialitade? e come incontinenza
Men Dio offende, e men biasimo accatta?
Se tu riguardi ben questa sentenza,
E rechiti alla mente chi son quelli,
Che su di fuor sostengon penitenza,

Tu vedrai ben perchè da questi felli
Sien dipartiti, e perchè men cruciata
La divina giustizia gli martelli.

O sol che sani ogni vista turbata,
Tu mi contenti sì quando tu solvi,

Che, non men che saver, dubbiar m' aggrata.

TUA. Conv.: Dice il mio maestro Aristotele nel primo dell' Etica. Più sotto: La tua Fisica. DISPOSIZION. Parola aristotelica.

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INCONTINENZA. Arist., distingue l'incontinenza άxpaciά, la malizia xxxɛio, la bestialità Inpirns. Può l'uomo essere incontinente di piaceri, d'onori, di ricchezze, di cibi, di sdegno, può cioè non sapersi ne' movimenti suddetti moderare: ma il male dell'incontinente non è profonda malizia. Ecco perchè alcuni vizii son puniti e dentro e fuori della dantesca città; l'avarizia fuori, dentro la simonia; perchè la prima è incontinente desiderio, l'altra è malizia più nera. E Aristotele dice l'incontinenza esser meno della malizia, perchè di quella l'uomo, anche nell'atto del mal fare, in certa guisa arrossisce o si pente; questa gli è passata in natura. E però tra l'incontinenza e la malizia il P. pone quasi anello quell'incontinenza che viene da incredulità; e collocando gli eretici tutti a pena men dura de' frodolenti, poi gli scismatici a pena più grave, (Inf., XXVIII), mostra com' egli distinguesse l'incredulità personale dalla incredulità seduttrice e sconvolgitrice de' popoli. Bestialità, secondo il greco filosofo, è qualunque vizio condotto a tale eccesso che par degno di ente irragionevole, che perverte e degrada l' umana dignità: Omnis modum superans vitiositas et amentia. In questo sistema tutti quanti i peccati posson passare per detti tre gradi d'incontinenza, malizia, bestialità; e però Dante a' bestiali non assegna luogo distinto, ma questi insieme co'maliziosi colloca dentro delle mura infocate. Levando a queste distinzioni la corteccia scolastica, resta un succo di buona e teologica filosofia. Incontinenza è la corruzione del volere; malizia v'aggiunge la perversione dell'intelletto; bestialità l'operazione distruggitrice della social fede e unità. ACCATTA. Albertano: Accattare odio.

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SOL. Inf., I: O degli altri poeti... lume.. SOLVI. Assolutamente. Crescenzio: Dubitasi perchè... Solvisi in questo modo. AGGRATA. Par., XXIII: In

che i gravi labor gli sono aggrati.

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Ancora un poco 'ndietro ti rivolvi,
Diss' io, là dove di' ch' usura offende
La divina bontade; e 'l groppo svolvi.
Filosofia, mi disse, a chi l' attende
Nota, non pure in una sola parte,
Come natura lo suo corso prende

Dal divino 'ntelletto e da sua arte.
E, se tu ben la tua Fisica note,
Tu troverai non dopo molte carte,

Che l'arte vostra quella, quanto puote,
Segue, come 'l maestro fa 'l discente:
Sì che vostr' arte a Dio quasi è nepote.
Da queste due, se tu ti rechi a mente
Lo Genesì dal principio, conviene
Prender sua vita e avanzar la gente.

E perchè l'usuriere altra via tiene,
Per sè natura e per la sua seguace,
Dispregia, poi ch' in altro pon la spene.
ch'in
Ma seguimi oramai, che 'l gir mi piace;
Che i Pesci guizzan su per l'orizzonta,

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SVOLVI. Inf., X: Solvetemi quel nodo.

MOLTE. Lib. II.

PURE. In più d'un luogo. Fisica ed Etica d'Aristotele. ARTE. Arte la potenza, intelletto la sapienza. QUELLA. Aristotel.: Ars L'usa anco nel Convivio.tura, e la natura di Dio, nipote.

imitatur naturam in quantum potest. - Discente. NEPOTE. Tasso: Essendo l'arte figliuola della nal'arte di esso Dio viene ad essere in certo modo

...

...

GENESI'. L'accento posa sull'ultimo come in Semiramis (Inf., V). Gen., II: Posuit eum in Paradiso ut operaretur In sudore vultus tui vesceris pane. Dalla natura trae il vitto l'agricoltura; dall'arte, le industrie ed il commercio.

PON. L'usuraio offende la natura in sè, e poi nell'arte seguace di lei, volendo che il danaro partorisca senza fatiche danaro, e rubando gli altrui sudori. L'argomento non è de' più diretti, ma da un certo lato è profondo. E il dispregio che Dante dimostra degli usurai, e la compagnia ch' e' dà loro, provano ciò ch'è confermato dalle memorie del secolo, il molto male che faceva a que' tempi l'usura.

SEGUIMI. Sono stati finora dietro al coperchio. - ORIZZONTA. Alla greca, come Calcanta (Inf., XX). Essendo il sole in Ariete, e all' Ariete precedono i Pesci: due ore dunque mancavano a giorno. Il carro di Boote giaceva sopra quella parte donde spira Coro, vento tra ponente e maestro. Se il Carro ch'è in Leone è sopra Coro, dunque il Leone era già tramontato, e stava per tramontare la Vergine.

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El Carro tutto sovra 'l Coro giace:

El balzo via là oltre si dismonta.

VIA LA'. Per là: modo usato anco nella lingua toscana d'oggigiorno. Questa conclusione somiglia al virgiliano: Hac vice sermonum roseis Aurora quadrigis Jam medium aetherio cursu trajecerat axem; Et fors omne datum traherent per talia tempus: Sed comes admonuit, breviterque affata Sibylla est: Nox ruit, Aenea etc. Dante passò nella selva dieci ore; entrò nell' Inferno sull'imbrunire; nel cerchio degli avari su la mezza notte; entra in Dite sull'alba. Virgilio lo sa per calcolo, non perchè vegga luce. Il primo giorno è compito.

Tomo I.

I 2

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