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Quali colombe dal disio chiamate,
Con l'ali aperte e ferme al dolce nido
Volan per l'aer dal voler portate;

Cotali uscîr della schiera ov'è Dido,
A noi venendo per l' aer maligno:
Sì forte fu l'affettuoso grido.

O animal grazioso e benigno
Che visitando vai per l' aer perso
Noi che tignemmo 'l mondo di sanguigno;
Se fosse amico il re dell' universo,
Noi pregheremmo lui per la tua pace,
Po' ch' hai pietà del nostro mal perverso.
Di' quel ch' udire e che parlar ti piace:
Noi udiremo e parleremo a vui

Mentre che 'l vento, come fa, si tace.
Siede la terra dove nata fui,

Su la marina dove 'l Po discende

...

COLOMBE. Virg. Qualis spelunca subito commota columba Cui domus et dulces latebroso in pumice nidi, Fertur in arva volans, plausumque exterrita pennis Dat tecto ingentem; mox aere lapsa quieto, Radit iter liquidum, celeres neque commovet alas. Altrove: Geminae quum forte columbae Ipsa sub ora viri coelo venere volantes. liquidumque per aera lapsae Sedibus optatis gemina super arbore sidunt. CHIAMATE. Simile a quel di Virg.: VoDOLCE. Virg.: Juvat imbribus actis Progeniem parvam dulcesque revisere nidos.- PORTATE. Virg.: Cupidine ferri. Chiamate, indica la prima mossa; portate, la tendenza amorosa del volo: coll'ale ferme, perchè così gli uccelli volano d'alto in basso.

cant animum curae.

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DIDO. Rinomina Didone, o perch' una delle più sventurate, o per accennare a que' versi di Virg., che gl'ispirarono l'idea del secondo cerchio: Hic quos durus amor crudeli tabe peredit ... Inter quas Phoenissa recens a vulnere Dido Errabat silva in magna. MALIGNO. Nel senso che Virg.: sub luce maligna.

ANIMAL. Dante, Vulg. El.: Sensibilis anima et corpus est animal. Aristotele chiama l'uomo animal civile. GRAZIOSO. Valeva cortese, disposto a far cosa grata. PERSO. Dice Dante nel Conv.: È misto di purpureo e di nero; ma vince il nero, e da lui si denomina. SANGUIGNO. Sopra: Che amor di questa vita dipartille.

RE. Nel Conv.: Il signore dell' universo. Monarch., p. 81: Principem universi qui Deus est. Non senza ragione dappertutto lo presenta come re, principe, imperatore.

TACE. Come tace, se ha detto che la bufera non resta mai? Tace per poco, per dar agio di parlare a Francesca. Così nel cerchio seguente, percosso da pioggia e da grandine, i due poeti ne vanno a lor agio.

SIEDE. Conv.: Il suolo dove Roma siede. — Fui. Inf., XXIII: I fui nato ... Sovra il bel fiume. Ravenna sta quasi sull'Adriatico alla foce del Po, il qual da

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Per aver pace co' seguaci sui.

Amor ch' al cor gentil ratto s' apprende,
Prese costui della bella persona

Che mi fu tolta, e 'l modo ancor m' offende.
Amor ch' a nullo amato amar perdona,

Mi presc del costui piacer sì forte
Che, come vedi, ancor non m' abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi vita ci spense.
Queste parole da lor ci fur porte.

Da ch' io 'ntesi quell' anime offense,
Chinai 'l viso, e tanto 'l tenni basso,
Fin che'l poeta mi disse: che pense?
Quando risposi, cominciai: o lasso,
Quanti dolci pensier, quanto disio

Torino a Ponte di Lagoscuro accoglie per via moltissimi confluenti, che sono i seguaci sui.

AMOR. Dante in una canzone: Amore e cor gentil sono una cosa. Guinicelli: Al cor gentil ripara sempre Amore Siccome augello in fronda alla verdura; Nè fe amore anzi che gentil core, Nè gentil core, anzi che amor, Natura... Che adesso, com'fu'l sole Si tosto fue lo suo splendor lucente, Nè fue davante al sole. E prende Amore in gentilezza loco Così propriamente, Come colore in chiarità di foco... Foco d' Amore a gentil cor s' apprende. PRESE. Virg.: Captus amore. Bocc.: Del piacer della bella giovane era preso ... Più del piacer di lui s' accese.

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PERDONA. Nel senso del lat. parcere in questo di Virg.: Parcite, oves nimium procedere. E vale: amore che non ristà di far sì che alcuno amato ami. O nel senso di rimettere: amor che non rimette ad alcuno amato il debito d'amare. PIACER. Benv. d'Imola dice di Paolo: Homo corpore pulcher et politus, deditus magis otio quam labori. Dante, Vulg. Eloq.: Illud maxime delectabile quod per pretiosissimum objectum appetitus delectat: hoc est Venus. - - ABBANDONA. Virg.: Curae non ipsa in morte relinquunt. Alla divina scena di Didone in Virgilio Dante ha contrapposta questa bellissima di Francesca. I due amanti, dice il Bocc., furon posti nella medesima sepoltura. Reg. (II, 1): Saul et Jonathas, amabiles ... in vita sua, in morte quoque non sunt divisi. CAINA. Bolgia dove si puniscono i fratricidi (Inf., XXXII). Gianciotto marito di Francesca, sorpresala con Paolo suo fratello, la uccise. Guido, il nipote di Francesca, ospite di Dante, non si recò ad offesa questi versi, perchè l'odio dell'uccisore e la pietà degli uccisi vi suona si forte. A questo Guido è rivolta una canzone che si crede di Dante, e non è, sulla morte d'Enrico VII. Ospite di Guido pare che fosse il P. nel 1313, quando non era per anco signore; poi dopo il 1318, quand' ebbe signoria di Ravenna con Ostagio da Polenta.

QUANDO. Indica che Dante assorto nell'affetto, non rispose sull'atto a Virg. PENSIER. Convivio, LIV: Non subitamente nasce amore, e fassi grande e viene perfetto; ma vuole tempo alcuno e nutrimento di pensieri, massimamente là ove sono pensieri contrarii che lo impediscano.

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Menò costoro al doloroso passo!
Po' mi rivolsi a loro, e parla' io
E cominciai: Francesca, i tuoi martiri
A lagrimar mi fanno tristo e pio.

Ma dimmi: al tempo de' dolci sospiri,
A che e come concedette amore,
Che conosceste i dubbiosi desiri?

Ed ella a me: nessun maggior dolore
Che ricordarsi del tempo felice
Nella miseria: e ciò sa 'l tuo dottore.

Ma s'a conoscer la prima radice
Del nostro amor tu hai cotanto affetto,
Farò come colui che piange e dice.

Noi leggiavamo un giorno, per diletto,
Di Lancillotto, come amor lo strinse:
Soli eravamo, e senza alcun sospetto.
Per più fiate gli occhi ci sospinse
Quella lettura, e scolorocci 'l viso:
Ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso

Esser baciato da cotanto amante,

Questi che mai da me non fia diviso,

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COMINCIAL. Pare con queste ripetizioni voglia mostrare il suo turbamento, e la difficoltà ch'ebbe di mover parole. - A LAGRIMAR. Fino alle lagrime. Più sopra: pugne a guaio, cioè fino a farli guaire. TRISTO. M'ispirano compassione e dolore. Nel canto seguente: la pietà de' duo cognati Che di tristizia tutto mi confuse. Ottimo: L'autore fu molto in amore inviscato: e però volentieri ne parla.

TEMPO. Ovid.: Tempore felici. DOTTORE. Virgilio accenna forse alle parole di Didone morente: Vixi, ec., o alla renitenza d' Enea a ricordarsi della patria omai distrutta; o ad altro passo simile. Altri intende Boezio, là dove dice: In omni adversitate fortunae, infelicissimum genus infortunii est fuisse felicem. E nel Conv. chiama Boezio suo consolatore e dottore.

PIANGE.

AFFETTO. Virg.: At si tantus amor casus cognoscere nostros. Inf. (XXXIII, 3): Parlare e lagrimar mi vedra’' insieme. LANCILLOTTO. Degli amori di lui con Ginevra accenna nel XVI del Paradiso: nel romanzo il Lancillotto al c. LXVI, se ne narra a dilungo.

Riso. Per bocca. Altrove: Negli occhi e nel suo dolce riso. Nel detto romanzo Galeotto vuole che la regina Ginevra baci Lancillotto l'amante: La reina vede che il cavaliere non ardisce, e lo prende e lo bacia avanti Galeotto assai lungamente. Questo romanzo fu da Innocenzo III proibito nel 1313 (Ducange, diss. VI, st. s. Luigi).

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La bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro, e chi lo scrisse.
Quel giorno più non vi leggemmo avante.
Mentre che l'uno spirto questo disse,
L'altro piangeva sì che di pietade
I' venni men così com' io morisse,

E caddi, come corpo morto cade.

GALEOTTO. Fu mezzano tra Lancillotto e Ginevra. A noi, dice Francesca, mezzano fu il libro e l'autore di quello. Nelle vecchie edizioni il Decamerone s' intitola principe Galeotto; e Galeotto significava mezzano di turpi amori. -AVANTE. Seguì'l fatto in Pesaro, l'anno 1288. Dice il Boccaccio che Gianciotto essendo bruttissimo della persona, fu mandato Paolo a Ravenna, fratel suo, a celebrare le sponsalizie; e Francesca ne invaghi; poi vistasi moglie allo zoppo, n'ebbe disdegno. Accortosi il marito della tresca, finse di partirsi, e tornò improvviso, e li colse. La stanza era serrata d'entro: Paolo si precipita per iscendere, la falda d'un'armatura lo rattiene sospeso; la donna apre: il marito brandisce lo stocco per trafiggere Paolo: ma Francesca interpostasi riceve il primo colpo: l'amante il secondo.

CADE. Onomotopea simile in Ovid. : Collapsaque corpore toto est.

CANTO VI.

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ARGOMENTO.

Si riscote, e si trova nel terzo cerchio, de'golosi. Come venutovi? Per quella forza che in Paradiso lo spinge di pianeta in pianeta. E perchè in questi due luoghi uno straordinario passaggio, e non più per tutto l'Inferno? Perchè, a passare Acheronte, altra via non v'era che la barca od un volo; e scendere dalla ruina del secondo cerchio per mezzo alla bufera, non può.

Parla con Ciacco dei mali della patria, con Virgilio della vita futura. Scende nel cerchio degli avari.

I.

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Nota le terzine 2 alla 10; la 12 alla 15; la 25 ; e la 31 alla 34.

I.

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A1

l tornar della mente che si chiuse
Dinanzi alla pietà de' duo cognati,
Che di tristizia tutto mi confuse,

Nuovi tormenti e nuovi tormentati
Mi veggio intorno, come ch'i' mi mova,
E come ch' i mi volga, e ch'i' mi guati.
I' sono al terzo cerchio della piova
Eterna, maladetta, fredda, e greve:
Regola, e qualità mai non l'è nuova.

Grandine grossa, e acqua tinta, e neve

Per l'aer tenebroso si riversa;

Pute la terra che questo riceve.

Cerbero, fiera crudele e diversa,

CHIUSE. Ad ogni impressione. Purg., III: La mente mia che prima era ristretta, Lo 'ntento rallargò...

:

RIVERSA. Virg. Effusa...grandine nimbi Praecipitant... Ruit aethere toto Turbidus imber aqua. Sap. (XVI, 16): Aquis et grandinibus et pluviis persecutionem passi.

CERBERO. Virg.: Cerberus haec ingens latratu regna trifauci Personat, adverso recubans immanis in antro. DIVERSA. Diversa da tutte le fiere note, ed etimologicamente di-versa, perversa dalla specie, mostruosa. Inf., XXXIII :

Tomo 1.

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