47. 48. 47. 48. 49. 50. 51. 49. 50. 51. Empedoclés, Eraclito, e Zenone. I' non posso ritrar di tutti appieno, E vegno in parte ove non è che luca. sa: e così Empedoclés. Ottimo: Dopo la politica, fu speculatore di naturale filosofia, e trovatore di naturale astronomia e dell'orsa maggiore; e antidisse le oscurazioni del sole. Pose che le anime erano immortali, e attribui anime alle cose inanimate. Puose che 'l principio di tutte le cose era l'acqua, e disse che 'l mondo avea anima ed era pieno di demonii: di cui favella s. Ag. nell' VIII De civ. Dei. Di lui Aristot., Top. e nel lib. della Generazione. Di Zenone, Cicerone e Seneca ed Aristotele; d'Euclide, Boezio; d'Eraclito, Aristotele; di Democrito, il medesimo nella Fisica e nel libro dell' Anima. BUONO. Valente. Così Virgilio: Bonus Eurithion. QUALE. Raccoglitore delle qualità delle cose. Quale per qualità l'usa nel Paradiso. - ORFEO. Virgilio anch'egli lo colloca negli Elisi. — TULLIO. LO nomina nel Convivio più volte; e nella Monarchia, pag. 35, 38, 39, 45, 48. LINO. Il poeta sacro, nominato da Virg. come figlio d'Apollo (Eccl., IV), e posto cantore negli Elisi (Aen., VI). Altri legge Livio, più volte citato da Dante nella Mon., p. 34, 37, 38, 46, e Inf., XXIX.- MORALE. Per distinguerlo da Seneca tragico. Così disse quel Bruto che cacciò Tarquino, per distinguerlo dall' uccisore di Cesare ch'è in bocca a Lucifero, Inf., XXXIV. Boccaccio: Seneca morale, maestro di Nerone. AVICENNA. Arabo del sec. X. Scrisse di medicina, di metallurgia, di chimica, di filosofia razionale. Lo nomina nel Conv. TOLOMMEO. Nel Conv. di lui più volte. · Averrois. S’usava anco in prosa. Ottimo: Spuose molti libri d'Aristotele. Fu di nobilissimo ingegno,più ch'uomo, ma non confessò Cristo. -COMMENTO. Ad Aristotele. Nel Conv. lo cita. Fino a Zenone, il P. numera i filosofi teoretici; da Dioscoride in poi, i savii di storia naturale, d'eloquenza e di medicina. L'enumerazione non è tanto confusa quanto pare. - RITRAR. Narrando dipingere. Conv.: Lucano; quando ritrae come Cesare... - MENO. Conv.: La fantasia vien meno talora all' intelletto. SESTA. Di sei. In Arrighetto: settima compagnia, compagnia di sette dee. TREMA. Più sopra: Sospiri Che l'aura eterna facevan tremare. Dall'un lato tremava l'aria pe' sospiri, dall'altro per la bufera, di cui nel canto seguente; e pel molto pianto. LUCA. Non è cosa che dia lume, nè astro, ned altro. Il Tasso ripete quest'emistichio (X, 69). CANTOV. 41 ARGOMENTO. Scendono al secondo cerchio: trovano Minosse giudice, e distributor delle pene di tutto l'Inferno: chè qui l'Inferno comincia. In questo cerchio i lascivi con un turbinoso vento che li mena, e minaccia precipitarli ne' cerchi di sotto. Dante qui trova Francesca da Rimini, e sente la storia del suo misero amore. La bufera è cosa da maestro. Della narrazione amorosa, il passo più profondo è: O lasso, Quanti dolci pensier..! Nota le terzine 4, 5, 10, 11, 12, 14, 15, 16, 18, 21, 24, 25, 27, 28, 31; la 33 alla 41; la 43 all'ultima. 2. 3. 4. Così discesi del cerchio primaio Giù nel secondo, che men luogo cinghia, Giudica, e manda secondo ch' avvinghia. Li vien dinanzi, tutta si confessa; E quel conoscitor delle peccata Vede qual luogo d' inferno è da essa; Quantunque gradi vuol che giù sia messa. 2. 3. MINós. Virg. Nec vero hae sine sorte datae, sine judice sedes. Quaesitor Minos urnam movet: ille silentum Conciliumque vocat, vitasque et crimina discit. Anco Virgilio pone Minós subito dopo la sede de' bambini; lo pone a giudicare gl' ingiustamente condannati alla morte. Ma il suo Minosse è il saggio di Creta: il Minós di Dante è un demonio che giudica con la coda e se la morde per rabbia (Inf., XXVII); e quante volte avvolge la coda intorno a sè, tanti cerchi deve scendere l'anima condannata. PECCATA. Inf., XXIX: Minós a cui fallir non lece. Tomo I. 6 5. 7. 8. 9. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. Sempre dinanzi a lui ne stanno molte; Guarda com' entri, e di cui tu ti fide; Ciò che si vuole; e più non dimandare. A farmisi sentire, or son venuto I' venni in luogo d' ogni luce muto, La bufera infernal che mai non resta, Quando giungon davanti alla ruina, Intesi ch'a così fatto tormento VICENDA. Una dopo l'altra, alla volta loro. Virg.: Vicissim Dicemus, cioè dopo te. ODONO. Dante raccoglie in una le due pitture virgiliane di Minosse e di Radamanto: Gnosius haec Rhadamanthus habet durissima regna, Castigatque auditque dolos, subigitque fateri. AMPIEZZA. Virg. Patet atri janua Ditis; Sed ... Matt. (VII, 13): Lata porta, et spatiosa via, est quae ducit ad perditionem. FATALE. Voluto da' fati. Virg.: Fatalem Aeneam. SENTIRE. Virg. Hinc exaudiri gemitus. Virg. Verberat... auras. 10. MUGGHIA. Virg.: Mugire solum. II. 13. PERCUOTE. L'orecchio e l'animo. COMBATTUTO. Horat.: Luctantem Icariis fluctibus Africum. V. anco l'En. (X, 356). MENA. La molle vita è punita dal continuo dibattere, che figura la tempesta dell'animo, e l'oscurità figura la luce dell'intelletto appannata.· RAPINA. Rapere per trasportare rapidamente è più volte in Virg. Convivio: La rapina del primo mobile. Nei Re (I, 25): Inimicorum tuorum anima rotabitur, quasi in impetu et circulo fundae. TORMENTO. Virg.: Aliae panduntur inanes Ad ventos. - CARNALI. Amanti 14. 16. 17. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. Eran dannati i peccator carnali, E come gli stornei ne portan l'ali Di quà, di là, di giù, di su gli mena. E come i gru van cantando lor lai, Ombre portate dalla detta briga. La prima di color di cui novelle A vizio di lussuria fu sì rotta Per torre il biasmo in che era condotta. de' beni che Orazio dice tempestatis prope ritu Mobilia et caeca fluitantia sorte. SOMMETTONO. Virg.: Animos submittere amori. Sap. (1, 4): in corpore subdito peccatis. STORNEI. Uccelli, dice l'Ottimo, lussuriosi, come i gru. 1. 6: Ne' tempi caldi. - PIENA. Ovid.: Plenius agmen. forte. Virg. Hibernis parcebant flatibus Euri. : TEMPO. Crescenzio, GRU. Mascolino è nel Fior di virtù. Virg.: Quales sub nubibus atris Strymoniae dant signa grues, atque aethera tranant Cum sonitu.—LAI. Così chiama nel IX del Purg., il canto della rondine. Nell' imagine degli storni dipinge la folla, in questa delle gru la schiera in lunga fila, dov'e' può facilmente discernere l' un'ombra dall'altra. BRIGA. Aveva senso più forte d'ora. Nelle V. S. Padri sta per guerra. Par., XII: E vinse in campo la sua civil briga. 18. FAVELLE. Per nazioni, è bello e vero ardimento. Apoc.: Variis tribubus et populis et linguis. 19. 20. ROTTA. Modo simile ma men forte in Albertano: Si disciolgono a tutti li rei vizii. LIBITO. Detto d'imperatore antico: Quod libet, licet. SEMIRAMIS. Amante del figlio; secondo Giustino, morta da lui. Terras ditione tenebat. ma e suo' erranti correggi. TENNE. Virg.: - CORREGGE. Petr.: L'onorata verga Con la qual Ro 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. E L'altra è colei che s' ancise amorosa, Elena vidi per cui tanto reo Vidi París, Tristano: e più di mille Poscia ch'i' ebbi il mio dottore udito I' cominciai: poeta, volentieri Ed egli a me: vedrai quando saranno 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. AMOROSA. Didone. Aen., I et IV. Cener. RUPPE. Virg.: Rupere fidem. Virg. Non servata fides cineri promissa Sichaeo! Trecentista ined.: Rompea fede alla eenere di Sicheo. ELENA. Uccisa da una donna greca per vendetta del marito uccisole sotto Troia. Tutti i lussuriosi qui nominati da Dante, morirono di mala morte. GRANDE. Virg. Atque iterum ad Trojam magnus mittetur Achilles. Egli invitto nell'armi, da amore di Polissena fu vinto, e morto nello sposarla. Virg. VI. PARÍS. Il cavaliere del medio evo amante di Vienna. TRISTANO. Amante d'Isotta, trafitto dal re Marco con dardo avvelenato: ed ella morì con lui. Dante congiunge la mitologia col romanzo cavalleresco, ch'erano, dopo la Bibbia, le due fonti poetiche dov'egli attinse più largamente. DIPARTILLE. Virg. : Quique ob adulterium caesi. Qui colloca solo i morti per amore lascivo; perchè gli altri crede con l' età convertiti. VINSE. Vite S. P.: Si lasciasse si vincere alla pietade. LEGGIERI. Più forte menati, perchè più rei: più leggieri inoltre, perchè più volonterosi a correre insieme. I. Per li, l'usa Franc. da Barberino. Dante altrove. Mossi. Volg. Favole d'Esopo: Mosse un' alta voce. Virg.: Cantus movere. Parlando, li avrà pregati per l'amor loro, sebbene nol dica. ALTRI. Modo antico, per indicare forza superiore e indeterminata. Inf., XXVII: Com' altrui piacque. |