24. 25. 26. 28. 29. 30. 31. 24. 25. 26. 27. 28. 29. '30. 31. E poi ch' a riguardare oltre mi diedi, Ch'io sappia quali sono, e qual costume Ed egli a me: le cose ti fien conte Allor, con gli occhi vergognosi e bassi, Ed ecco verso noi venir per nave Non isperate mai veder lo cielo. GENTE. Virg.: Huc omnis turba ad ripas effusa ruebat: Matres atque viri,.. Quive viri tanto complêrint agmine ripas. QUALI. Virg. Aeneas, miratus enim, motusque tumultu, Dic, ait, o Virgo, quid vult concursus ad amnem? Quidve petunt animae? TRISTA. Virg. Palus inamabilis. Acheronte in greco vale il contrario di salute, di gioia. VECCHIO. Virgil.: Portitor has horrendus aquas et flumina 'servat Terribili squalore Charon, cui plurima mento Canities inculta jacet ;.. Jam senior, sed cruda deo viridisque senectus. In caldo e 'n gelo. I due supplizii dominanti dell'inferno di Dante. VIVA. Virgil.: Navita quos jam inde ut Stygia prospexit ab unda Per tacitum nemus ire, pedemque advertere ripae, Sic prior aggreditur dictis atque increpat ultro ... Umbrarum hic locus est, somni noctisque soporae : Corpora viva nefas stygia vectare carina. Ottimo: È schifo di passare uomini vivi per la rimembranza di quello che fece a'demonii Ercole e Teseo. PORTI. Così si chiama nel Veneto il navicello da passare i fiumi. - LIEVE. Le anime buone vanno su un vasello snelletto e leggero alla piaggia del monte del Purgatorio (Purg., II). 32. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. El duca a lui: Caron, non ti crucciare. Ciò che si vuole: e più non dimandare. Al nocchier della livida palude Che 'ntorno agli occhi avea di fiamme ruote. Bestemmiavano Iddio, e' lor parenti, Poi si ritrasser tutte quante insieme, Ch' attende ciascun uom che Dio non teme. Come d'autunno si levan le foglie, Similemente il mal seme d'Adamo CARON. Carone usa sempre Armannino. - CRUCCIARE. In Virg. la Sibilla a Caronte: absiste moveri. VUOLE. Sap. (XII, 18): Subest tibi, quum volueris, posse. 33. QUETE. Virg., VI: Rabida ora quiérunt,.. Tumida ex ira tum corda residunt. Proprio de’vecchi, quando sono inquieti, è agitare le gote. Mad. Perticari.-LANOSE. Frase dell'Apocalisse. —LIVIDA. Virg.: Vada livida. — RUOTE. Virgil. Stant lumina flamma. 35. 36. 37. 38. 39. : SEME. Reg., I: Ne deleas semen meum. Bestemmiavano la lor prossima e la lontana generazione, e l'umana natura. Is. (XIV, 22): Perdam Babylonis nomen et germen et progeniem. ziano: RITRASSER. Eran venute sparte: nota il Boccaccio. ATTENDE. Simile all'ora»: Seraque fata Quae manent culpas etiam sub orco. DIMONIO. Virg. lo chiama Dio: per Dante, questo come tutti gli altri enti mitologici, non è che uno spirito diabolico. RACCOGLIE. Virg.: Navita sed tristis nunc hos nunc accipit illos: Ast alios longe submotos arcet arena ... Inde alias animas quae per juga longa sedebant, Deturbat. S'ADAGIA. Indugia. L'usa l'Ar. (XIV, 116). RENDE. Cic. (Leg., II, 27): Redditur terrae corpus, ec. Virg. : Quam multa in silvis autumni frigore primo Lapsa cadunt folia. SEME. Isaias, I, 4: Vae populo gravi iniquitate, semini nequam. ... 41. 43. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. Per cenni, com' augel per suo richiamo. Figliuol mio, disse il maestro cortese, E pronti sono al trapassar del rio, Quinci non passa mai anima buona: Tremò si forte che dello spavento Che balenò una luce vermiglia, La qual mi vinse ciascun sentimento; E caddi come l' uom cui sonno piglia. AUGEL. Virg.: Ad terram gurgite ab alto Quam multae glomerantur aves,ubi frigidus annus Trans pontum fugat et terris immittit apricis. CONVEGNON. OV., Met.: Umbraeque recentes Descendunt illic simulacraque functa sepulcris. Utque fretum de tota flumina terra, Sic omnes animas locus accipit ille, nec ulli Exiguus populo est. Si rammenti il verso inferno li riceve. BUONA. Virg.: Nulli fas casto sceleratum insistere limen. 44. MENTE. Inf. (XI, 3): Il rammentarlo mi fa sudar freddo. 45. ... TERRA. Cic.: Placet stoicis eos anhelitus terrae qui frigidi sint, quum fluere coeperint, ventos esse. LAGRIMOSA. Virg. dell' Inferno: lugentes campi. Orazio: bellum lacrimosum. BALENO. Forse qui accenna al fulmine ch' esce di terra già noto agli Etruschi, al dire di Seneca. CANTO IV. 33 ARGOMENTO. Si trova nel primo cerchio, portatovi da una forza superna. Quivi è la pena de' non battezzati: bambini e adulti. Entro a un ricinto di lume dimorano i savii che non credettero in Cristo. L'inferno dantesco è un cono rovesciato, diviso in nove ripiani circolari, come i gradi negli antichi anfiteatri. Nel primo ch'è il Limbo, non è la pena del senso, ma sola del danno. San Tomaso divide appunto l' Inferno in tre parti: dei fanciulli, de' patriarchi, e de' dannati: e Dante ai patriarchi, già beati, sostituisce i savii e gli eroi. Taluni bruttati di vizii: ma Dante non li considera se non come simboli, bene avverte il Boccaccio. Belle le terzine 2, 4, 10, 18, 20, 22, 23, 28; la 35 alla 43; la 50. I. 2. 3. 4. 5. Ruppemi l'alto sonno nella testa Un greve tuono, sì ch' io mi riscossi Per conoscer lo loco dov' io fossi. Vero è che 'n su la proda mi trovai Che tuono accoglie d' infiniti guai. Oscura, profonda era, e nebulosa Tanto, che per ficcar lo viso a fondo, I' non vi discernea veruna cosa. Or discendiam quaggiù nel cieco mondo, Incominciò 'l poeta tutto smorto. I' sarò primo, e tu sarai secondo. 3. 4. d'infiniti guai, del v. 9. PRODA. La valle è tonda, cinta dal fiume, e va sempre dechinando. 5. PRIMO. Accenna forse alla descrizione dell' Inferno fatta già da Virg. Tomo I. 5 7. 9. 10. 11. 12. 13. 6. 7. 8. 9. 10. II. I 2. 13. Ed io che del color mi fui accorto, Che suoli al mio dubbiare esser conforto? Ed egli a me: l'angoscia delle genti Andiam, che la via lunga ne sospigne. E ciò avvenia di duol senza martiri, Lo buon maestro a me: tu non dimandi Ch' ei non peccaro: e, s' egli hanno mercedi, E, se furon dinanzi al Cristianesmo, E di questi cotai son io medesmo. PIETA. Era anch' egli in quest' angoscia: così nel III del Purgatorio, pensandovi, rimane turbato. - SENTI. Giudichi esser timore. I Latini: ita sentio, così giudico. Purg., XXIX: E'l dolce suon per canto era già inteso. MA CHE. Magis quam. L'usa nel XXVIII dell' Inf. e nel Par. Modo e provenzale e italiano. Il mais francese, il ma nostro, sono accorciamenti del magis. Sallustio ed altri usano magis in senso di ma. Ottimo: Non v'è pianti,però che'l pianto procede da pena e da tormento; ma sospiri che seguono a disio. DUOL. Dello spirito. GRANDI. Molte schiere, e ciascuna era grande. INFANTI. Virg. Matres atque viri ... pueri innuptaeque puellae. Altrove : Continuo auditae voces, vagitus et ingens, Infantumque animae flentes in limine primo; Quos dulcis vitae exsortes et ab ubere raptos Abstulit atra dies et funere mersit acerbo. DIMANDI. Non rispose alla domanda fatta da Dante nell' altro canto. Qui per ricompensarnelo il buon duca gli spiega la cosa da sè. omnis quam cernis, inops inhumataque turba est. sec. XIV e del XV. VEDI. Virg., VI: Haec ANDI. È in autori del MERCEDI. Meriti. Par. (XXXII, 25). - PORTA. Janua sacramentorum è detto il battesimo. DEBITAMENTE. S. Thom. (som. 22, 90, 92, art. 2): Multae sunt superstitionis |