Page images
PDF
EPUB

36.

37.

38.

36.

37.

38.

39.

40.

41.

Poi disse a noi: più oltre andar per questo
Scoglio non si potrà, perocchè giace
Tutto spezzato al fondo l'arco sesto.

E se l'andare avanti pur vi piace,
Andatevene su per questa grotta:
Presso è un altro scoglio che via face.

Ier, più oltre cinqu' ore che quest' otta,
Mille dugento con sessanta sei
Anni compiér, che qui la via fu rotta.
I' mando verso là di questi miei
A riguardar s' alcun se ne sciorina;
Gite con lor, ch' e' non saranno rei.

Tratti avanti, Alichino, e Calcabrina,
Cominciò egli a dire, e tu, Cagnazzo:
E Barbariccia guidi la decina.

Libicocco vegna oltre, e Draghignazzo,

Ciriatto sannuto, e Graffiacane,

E Farfarello, e Rubicante pazzo.

SCOGLIO. Nella dirittura del ponte da cui venite, non potete proseguire, perchè il sesto ponte in questa linea è rotto: ma potete andare per l'argine e troverete un ponte intero da cui passare. Qui il diavolo mente (XXIII, 46). E Virgilio che tutto sa, ch'era stato fino in fondo all'Inferno, gli crede.

GROTTA. I massi dell' argine erano cavernosi. Nel I del Purg, grotte chiama le infernali.

[ocr errors]

IER. Se agli anni 1266 corsi dalla morte di G. C. al momento in cui parla Malacoda, s'aggiungano i 33 della vita di Cristo, i pochi mesi dell' anno 34, nel quale e'mori, s'avranno 1299 compiuti, e i pochi mesi sono al marzo del 1300. OTTA. Vive nel contado di Firenze. Quell'ora era la prima del giorno, e G. C. mori nella sesta. ROTTA. Matt., XXVII; Marc., XV: Petrae scissae sunt... Et facta hora sexta. La visione dunque comincia nel venerdì santo, e l'ora in cui Dante era tra' barattieri, è la prima del dì. L'Anon.: Forse l' A. confessatosi, riconosciuti li suoi difetti il detto venerdì santo, per alcuna ammenda imaginò questa buona opera.

[ocr errors]

39. SCIORINA. La roba tuffata si sciorina: così gl'immersi nella pece, a sollievo se ne levano all' aria. REI. Poc'anzi: Nessun di voi sia fello.

40.

41.

[ocr errors]

ALICHINO. Pronto a chinar l' ali per volar sulla pece contro i dannati: ciò fa nel canto seguente. · CAGNAZZO. Dal colore del viso.. BARBARICCIA. Da barba. Più strani nomi di diavoli adopra nell' Adamo l' Andreini: Arfarat, Ruspicano, Ondoso, Lurcone, ch'è preso da' Tedeschi lurchi (Inf., XVII).

LIBICOCCO. Da Libia ; ne'cui deserti si credeva abitassero molti demonii: come scirocco da Siria. DRAGHIGNAZZO. Da drago. CIRIATTO. Da chiros greco, porco, così fu detto anco nel medio evo: onde il P. lo fece sannuto. Ar. (XXII, 55): Al quale uscia D'ogni parte una sanna come a porco. FARFARELLO. Forse da forfaire, o dal tedesco vorfällen, quasi furfante (V. Ducange, Forfallius). - RUBICANTE. Da rubor. Simile al Cagnazzo. Il Rossetti vede in Male

42.

46.

47.

42.

43.

44.

45.

46.

47.

Cercate intorno le bollenti pane.
Costor sien salvi insino all' altro scheggio
Che tutto 'ntero va sovra le tane.

O me! maestro, che è quel ch'i' veggio?
Diss' io. Deh senza scorta andiamci soli,
Se tu sa' ir; ch' i' per me non la cheggio.
Se tu se' sì accorto come suoli,
Non vedi tu ch' e' digrignan li denti,
E con le ciglia ne minaccian duoli?

Ed egli a me: non vo' che tu paventi;
Lasciali digrignar pure a lor senno,
Ch'e' fanno ciò per li lessi dolenti.

Per l'argine sinistro volta dienno:
Ma prima avea ciascun la lingua stretta
Co' denti verso lor duca, per cenno.
Ed egli avea del cul fatto trombetta.

branche un Manno Branca, potestà di Firenze nel 1303, quando il Card. da Prato venne indarno a riconciliare i Neri co' Bianchi, e quelli stavano attendendo l'esito a Trespiano. Vede in Graffiacane un Raffacani, allora priore. Le altre congetture sono ancor più contorte.

PANE. Dalla viscosità della pece. Bocc.: Inviscata in l'amorose pane. SALVI. Ironica raccomandazione; chè l'altro scheggio non era intero. Questi diavoli somigliano un po' a Mefistofele.

SINISTRO. Fra la sesta bolgia e la settima. STRETTA. Vedendo che Virgilio crede alla menzogna, essi in atto di beffa, guardando Barbariccia, metton fuori un poco la lingua, e la stringon co' denti. Atto non dissimile nel c. XIV. Fa sempre vili i rei di colpa a cui sia incentivo il danaro.

TROMBETTA. Pietro di Dante: Ut ostendat turpes mores et actus horum talium. Et excusatur talia dicere, ut poeta, cujus est inducere aliquid virtuosum per aliquam indecentem repraesentationem, ut ait Thomas in primo Posteriorum. Belle in questo canto le molte similitudini. Sembra quasi che, dopo sfoggiata nel XX erudizione profana, e nel XIX dottrina sacra e poetico sdegno, in questi due voglia riposare la propria mente e de' lettori con imagini che ben s'addicono al titolo del poema. All'aridità del secondo canto abbiamo così veduta succedere la bellezza del terzo; e alle enumerazioni del quarto la grande poesia del seguente; e alla disputa sulla Fortuna il furor dell' Argenti, e a questo la venuta dell'Angelo, e le scene del Farinata e del Cavalcanti; e dopo la scolastica precisione del c. XI e le enumerazioni del XII, il canto de' suicidi; e dopo la descrizione de' fiumi d' Inferno, la scena con Brunetto e coi tre Fiorentini; e innanzi alla tromba che suona pe' simoniaci, la faceta rappresentazione di Venedico, d' Alessio, di Taide. Varietà mirabile se pensata; se inavvertita, più mirabile ancora.

CANTO XXII.

167

ARGOMENTO.

Vanno co' demonii lungo l'argine, e vedono i barattieri ballonzolar nella ресе. Un Navarrese è afferrato dal rampino d'un diavolo: e racconta di due Sardi vicini suoi. Il resto del canto è comico quasi tutto ; con cinque similitudini belle. Sei n'ha l'altro canto: nel primo due, una nel secondo, tre nel terzo, quattro nel quinto, una nel sesto, nel settimo due, due nell'ottavo; nel nono tre, nel duodecimo due, tre nel decimoterzo, due nel decimoquarto, quattro nel quintodecimo, nel sestodecimo quattro, otto nel decimosettimo, due nel decimottavo, sei nel diciannovesimo, nel vigesimo una. Altre delle similitudini dantesche sono ad illustrare il concetto, altre a pompa d' erudizione mitologica o storica, altre accennano a fatti contemporanei, altre all'uomo interiore, altre imitate da antichi.

t

Nota le terzine i alla 14; la 16, 19; la 23 alla 26; la 30 alla 33; la 35 alla 39; la 41, alla fine.

1.

2.

I.

2.

I'vidi già cavalier muover campo,

E cominciare stormo, e far lor mostra,
E tal volta partir per loro scampo.
Corridor vidi per la terra vostra,
O Aretini; e vidi gir gualdane,

--

STORMO. Combattimento. Vill. (I, 12): Perduta Creusa sua moglie allo stormo de' Greci. Circa questi atti di guerra l' Anonimo cita Vegezio. MOSTRA. Rassegna.

VOSTRA. Questo dell'apostrofe improvvisa è modo familiare a Virg.: Parvoque potentem Fabricium? vel te sulco, Serrane, serentem? Accenna qui forse alle frequenti scorrerie che facevano i Fiorentini in quel d' Arezzo, e questi a rincontro: onde poi la disfatta fiorentina del 1309. Il postill. del codice Caet. : Tangit de Aretio, quia antiquitus illa civitas quando erat in flore, dabat se multis spectaculis aut ludis: et etiam fuerunt multae partialitates et seditiones in illa: et Dantes reperit se tempore juventutis. - GUALDANE. Buti : Cavalcate le quali si fanno nel terreno de' nemici a rubare e ardere e pigliare prigioni. M. Villani: Tennero ottocento cavalieri alle frontiere di

3.

4.

3.

4.

5.

6.

7.

8.

Ferir torneamenti, e correr giostra,

Quando con trombe, e quando con campane, Con tamburi, e con cenni di castella,

E con cose nostrali, e con istrane;

Nè già, con sì diversa cennamella,
Cavalier vidi muover nè pedoni,
Nè nave a segno di terra o di stella.
Noi andavam con li dieci demoni.
Ah fiera compagnia! Ma nella chiesa
Co' santi, e in taverna co' ghiottoni.

Pure alla pegola era la mia intesa
Per veder della bolgia ogni contegno,
E della gente ch' entro v' era incesa.
Come i delfini quando fanno segno
A' marinar con l'arco della schiena
Che s' argomentin di campar lor legno;
Talor così ad alleggiar la pena

Valdarno, e raffrenavano alquanto le loro gualdane. Vegez.: In gualdana va caendo vivanda. Malispini: Con ribaldi dipinti in gualdana giucando. FERIR. Novellino, LX: Un torneamento lasci a voi fedire. Buti: Giostra è quando l'uno cavaliere corre contro l'altro coll' aste broccate con ferro di tre punte, dove non si cerca vittoria se non dello scavallare; e in questo è differente dal torneamento dove si combatte a fine di morte. G. Villani: Fecesene gran feste e belle giostre.

CAMPANE. Ai carrocci era appesa per lo più una campana. I fiorentini l'avevano. Vill. (VI, 73): Ponevasi in su uno castello di legname in su un carro, e al suono di quella si guidava l'oste. TAMBURI. L'esp. de' Salmi traduce

in tympanis et psalteriis: nel tamburo e nel saltero. Qui nota il Buti: Prendono cammino con suoni di tamburelli, di corni, di naccare. Sacchetti: Già trombe e trombettini Sveglioni e naccherini Ver li nemici corni e tamburelli. ISTRANE. Intende forse usi francesi e tedeschi, ch' egli avrà troppo veduti in Italia.

DIVERSA (Inf., VI, 5).

CENNAMELLA. Buti; Strumento musico che si suona colla bocca. Tav. Rit. : E fa sonare trombe e cennamelle; e fa sonare le campane a martello. Bart. da s. Conc.: Cennamelle e salterii fanno soave melodia. SEGNO. Tuttodi nelle navi molti ordini si danno a suon di campana. 5. CHIESA. Proverbio che traduce in certo modo quello de' Salmi: Cum sancto sanctus eris, ec. Più sotto, altro proverbio triviale: Tra male gatte, ec. Poi: Grattarmi la tigna. Comico ogni cosa.

6.

7.

CONTEGNO (Inf., II, 26).

SEGNO. Virg. Aeriae dant signa grues. - ARCO. Virg.: Delphinum similes, qui ... Carpathium Libycumque secant, luduntque per undas. Buon. (Fiera): Come di pioggia son segno i delfini. Altrove: E 'l saper ben far arco della

schiena.

[merged small][ocr errors][merged small][merged small]

9.

10.

II.

12.

13.

14.

15.

16.

Mostrava alcun de' peccatori 'l dosso,
E nascondeva in men che non balena.
E com' all' orlo dell' acqua d' un fosso
Stan li ranocchi pur col muso fuori,
Sì che celano i piedi e l'altro grosso;
Si stavan d' ogni parte i peccatori:
Ma come s' appressava Barbariccia,
Così si ritraean sotto i bollori.

Io vidi, ed anche 'l cuor mi s' accapriccia,
Uno aspettar così com' egli incontra
Ch'una rana rimane e l'altra spiccia.

E Graffiacan che gli era più di contra,
Gli arroncigliò le 'mpegolate chiome,
E trassel su, che mi parve una lontra.
I'sapea già di tutti quanti 'l nome,
Si li notai quando furono eletti;
E poi che si chiamaro, attesi come.
O Rubicante, fa che tu gli metti
Gli unghioni addosso sì che tu lo scuoi,
Gridavan tutti insieme i maladetti.

Ed io: maestro mio, fa, se tu puoi,
Che tu sappi chi è lo sciagurato
Venuto a man degli avversarii suoi.
Lo duca mio gli s' accostò allato,
Domandollo ond' e' fosse; e quei rispose:
I' fui del regno di Navarra nato.

RANOCCHI (Inf., XXXII). GROSSO (Inf., XIX, 8). Paragona il balzar de'dannati a quel dei delfini; il loro mettere fuori 'l capo, allo star de' ranocchi.

UNO. Ciampolo. Dice l'Anonimo: Bastardo d'una vile persona, e prodiga. - SPICCIA. Buti: Salta sotto l'acqua.

ARRONCIGLIO'. Inviluppò coll'uncino. — LONTRA. Leggiera molto. Ar. (XXX, 5): Perchè sa nuotar com' una lontra, Entra nel fiume.

ELETTI (c. XXI, 39).

RUBICANTE. Per rosseggiante, usa l'Ottimo questa voce (t. II, p. 529). E perchè quelli di pelo rosso si reputano cattivi, però forse Dante avrà dato ad un diavolo cotesto nome. Scuol. S. Bernard. : Clamabit daemon ad daemonem: dilacera, velociter spolia detrahe.

MAN. Ar., IX: Venuti in man degli avversarii loro.

15.

16.

onde se'.

DOMANDOLLO. Novellino, IV: Domandollo dove andava; VIII: Domandoti
NAVARRA. I Navarresi, dice l' Anon., abbondano in questo vizio.

Tomo I.

22

« PreviousContinue »