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PARTE PRIMA

VIRGILIO

NELLA TRADIZIONE LETTERARIA

FINO A DANTE

VIRGILIO

NELLA TRADIZIONE LETTERARIA

FINO A DANTE.

Tityrus et fruges Aeneiaque arma legentur
Roma triumphati dum caput orbis erit.

OVID. Am. 1, 15, :

O anima cortese mantovana

25.

Di cui la fama ancor nel mondo dura
E durerà quanto 'l mondo lontana.
DANTE, Inf. 2, 28.

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Virgilio rappresenta come principe quella scuola di poeti che i suoi contemporanei chiamavano poeti nuovi; ed erano infatti poeti nuovi di tempi nuovi. Era quella un'epoca in cui la novità era un fatto ed un bisogno generale nel mondo romano. Quel colosso che con tanta abnegazione avea lavorato lungamente a farsi così grande, voleva ormai godersi la propria grandezza, vivere grandemente, espandere in mille forme il sentimento di sè stesso, nobilitare e raffinare la sua vita così materiale come intellettuale. Rozza gretta e povera pareagli l'antica vita repubblicana, degna di grande ammirazione da lontano, ma ormai non più attuabile perchè non più proporzionata al suo essere e al suo sentire. Politicamente, e in vista delle sue conseguenze, quel grande rinnovamento, quel distacco dalla severa tradizione antica può giudicarsi con rigore, certo è però che negli ordini dell'arte e del sapere quelle nuove condizioni, ge

neratrici di nuove tendenze per gli animi e per le menti, diedero origine a grandi prodotti artistici non più uguagliati, i quali costituiscono nella storia dell'arte e del pensiero romano il culmine più eccelso. A noi qui non è concesso trattenerci a studiare l'origine la natura e le vicende della nuova scuola poetica allora sorta, le cause della sua grandezza e del suo successo, i contrasti che pur dovette sostenere con quei partigiani del passato che non possono mai mancare in epoche di rinnovamento. L'economia del nostro lavoro, quale ci viene imposta da ciò che in esso è principale argomento, ci chiama ad occuparci qui esclusivamente di Virgilio, che è il più grande poeta di quella scuola ed insieme il più grande poeta romano. Una critica della poesia virgiliana fatta di proposito non potrebbe aspettarsi da noi, che abbiamo per ufficio il dire, non ciò che Virgilio è, ma ciò ch'ei parve, non come va, ma come fu giudicato. Certamente ciò non potremmo fare con certa razionalità, se un concetto non fosse in noi del reale valore di Virgilio, ma questo non è tanto subbiettivo e nostro esclusivamente, che non ci sia lecito dispensarci dal porlo in chiaro ed in sodo dal bel principio del nostro lavoro. Sia dunque senz'altro (poichè lunga assai è la via che dobbiamo percorrere) nostro punto di partenza quello che più necessariamente si richiede pel nostro soggetto, lo studio cioè della prima impressione che fece la poesia virgiliana nel mondo romano, impressione che raggiunge il suo massimo grado col poema dell' Eneide, pel quale essa acquista il più stretto rapporto colle ragioni della rinomanza virgiliana nei secoli successivi. Difatti, quantunque la fama di Virgilio cominciasse già grande colle Bucoliche e le Georgiche, opere di grandissimo valore, la

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