Page images
PDF
EPUB

in dichiarare le storie che vi si trovano solo accennate, la maggior parte degl' interpreti gittavano il tempo nel ricercarne le allegorie e i misteri. Ogni parola di Dante credeasi che racchiudesse qualche profondo arcano, e perciò i comentatori ponéano tutto il loro studio nel penetrar dentro a quella pretesa caligine, e nel ridurre il senso mistico al letterale. E chi sa quanti pensieri hanno essi attribuiti a Dante, che a lui non erano mai passati pel capo! Ma checchessia del successo delle loro fatiche, l'ardore con cui le intrapresero, ci fa vedere quanta fosse in questo secolo la brama di venirsi instruendo, e in quanto pregio si avessero i buoni studj, o quelli almeno che allor credeansi buoni.

ESTRATTO

D'UN

ANTICO TESTO A PENNA

DELLA

DIVINA COMMEDIA

DI

DANTE.

Dal quale si ravvisa donde prendesse probabilmente Dante l'idea del suo Poema,

Da una Lettera stampata in Roma pel Fulgoni l'anno 1801, col titolo di " LETTERA DI EUSTA66 ZIO DICEARCHEO AD ANGELIO SIDICINO," Con la data di "Montecasino 15 Luglio, 1800," ho stimato, per compiacere ai curiosi Lettori, fare un estratto di parecchie curiose osservazioni e frammenti per appagar la loro curiosità intorno a quanto avesse potuto probabilmente sommini

strar a Dante l'idea bizzarra del suo infernal viaggio. Dice dunque l'autor della citata Lettera che frugando per entro al celebre Archivio di Montecasino, si era scontrato in un antico testo a penna del Poema di Dante corredato di postille marginali e interlineari. Il codice è bambagino, con ampio margine nel fondo per le postille, nella guisa che veggiamo avere adoperato gli antichi Comentatori del Secolo xiii, e xiv, sopra il Testo dei Classici specialmente Poeti. Sì il testo che le postille sono dello stesso primo carattere, trattene alcune poche di mano più recente, non però posteriore al 1500. Latine sono le postille, come tutte quasi le più antiche dei Comentatori di Dante. L'ortografia è appunto qual era la vecchia, cioè totalmente trascurata senza punteggiatura, senza accenti, senza apostrofi, colle voci spesso attaccate insieme nella guisa che si pronunciano, senza punti fermi, se non rare volte, nè sempre a proposito, talchè sospetto, che questi pochi segni di puntature sieno di pugno del glossatore meno antico. Si veggono bensì dopo le prime facciate quelle lineette a traverso, che han forza di virgola, più

rare nei primi Canti, e frequenti nei seguenti, l'uso del qual segno si attribuisce dal Crescimbeni al Secolo xv. Annovera quest' autore tra i segni introdotti nel Secolo xvi. il punto interrogativo, ma il nostro Codice, ch'è sicuramente anteriore al detto Secolo, anche all' invenzion della stampa, è fornito di punti interrogativi, i quali quanto ne pare a me sono della prima mano, non già suppliti dalla seconda.

Le varianti adottate dall' ultimo editore P. Lombardi, e da lui provate migliori e più giuste, le ho trovate in gran parte nel nostro testo.

Voglio che adesso la discorriamo insieme sopra un punto, che risguarda il poema di Dante toccato, quanto veggo, assai leggermente, avvegnachè innumerabili sieno gli Scrittori, che hanno ragionato della divina Commedia, e del suo Autore; voglio dire la questione già mossa, d'onde prendesse Dante la prima idea del suo Poema. Nel promovere simil quistione non si vuol già negare che Dante non avesse innanzi gli occhi l'esemplare del suo Maestro Virgilio specialmente l'Eneide, dalla quale tolse sicuramente moltissime cose, ed immagini, e concetti pel suo

viaggio dell' Inferno, ma avendone egli intrapreso uno più esteso per li tre regni spaziandosi per entro ad essi, e ragionandone in maniera analoga alla cristiana credenza, dovette procacciarsi qualche scorta capace di sviluppare, e dare aumento a quei germi, che nel fera cissimo campo della sua immaginativa seppelliti giacevano e nascosti. Si è cercato adunque quale fosse que. sta scorta, e per quali vie dirigesse il Poeta nel viaggio dei tre Regni. Sapete che al dir di Monsig. Fontanini nella sua Eloquenza italiana fu opinione di Malatesta Porta nel Dialogo intitolato il Rossi, che Dante traesse il suo piano dall' antico Romanzo intitolato il Guerrino di Durazzo detto il Meschino. Ora Monsig. Giovanni Bottari letterato di vaglia, e assai versato negli scrittori del buon secolo dell' Idioma Toscano in una sua lettera impressa in Roma nel 1753, inserita nella Deca di Simbole aggiunta a quelle del Proposto Gori prese a ragionare di questa questione, e riportando varj testi della Cantica dell' Inferno similissimi alla favolosa Storia del Meschino, ne trae conseguenza tutto contraria a quella di Malatesta, non potendosi

« PreviousContinue »