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Ginevra. Non osando di nominarla pubblicamente, contentossi soltanto di dare il nome di Ginevra all'eroina d' uno dei più interessanti ed affettuosi episodj dell' Orlando Furioso. D' essa è ch' egli canta senza nomarla in parecchie delle sue liriche poesie, o delle sue ríme, poesie di cui poco si parla, perciocchè la gran fama dell' Orlando le ha per così dire oscurate, ma che, lungi da essere inferiori a quelle del Bembo e del Casa, di cui parlasi molto, anno anzi un merito di più, cioè la grazia ed il genio, doni naturali sempre presso l'Ariosto, e che

negli altri o mancan del tutto o raramente si scorgono.

La conclusione si è che debba riporsi l' Ariosto nel numero de' primi lirici poeti che fiorirono in quel bel secolo, ristabilendo con essi lo stile puro, elegante, armonioso, che sembrava quasi scordato dopo il Petrarca; nel numero dei poeti comici, disputando al cardinal Bibbiena suo amico e la superiorità del talento ed anche l'anteriorità; nel numero infine, ed il primo di tutti, dei poeti satirici, creatore della satira Italiana, camminando sull'orme di Orazio, divertendo del pari i suoi leggitori colle minime particolarità de' suoi costumi e della sua vita, censor sottile, ma senza fiele, e cominciando quasi sempre per isperimentare su di lui stesso la punta dello strale con cui vuol gli altri ferire. Noi frattanto nol vogliam quì considerare che come poeta epico. Il risultato dell'esame ch'or s'intraprende proverà senza dubbio, ch' egli è nel primo genere della poesia il primo dei poeti moderni; e che avendo applicato

il suo talento ed il suo genio ad una specie d' epopeja che i due grandi epici antichi non conoscevano, non è che troppo difficile di giudicare a quale distanza dee collocarsi, od anche se dee collocarsi realmente al di sopra di essi.

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CAPO II.

ANALISI DELL' ORLANDO furioso.

ERANSI già sviluppate successivamente le idee delle finzioni poetiche, divertendo il popolo nelle pubbliche piazze e nelle strade, quando comparve Matteo Bojardo, e si acquistò nome non picciolo col suo Orlando Innamorato. Questi coll' aggiungere delle invenzioni più ricche ed eleganti, col mettere più di decoro nei costumi che il Pulci non fece, più d'arte e di grandezza nel piano, più di gravità nei pensieri e nello stile, diede il primo tipo di ciò ch'esser doveva il romanzo epico, nè lasciò più che a fare un passo onde recarlo alla sua perfezione. Un tal passo era per anche immenso; l'Ariosto fu destinato dalla natura a sormontarlo. Il quadro della sua vita e de' suoi studj ci ha fatto vedere tutto quello che un'eccellente cultura aveva aggiunto alle disposizioni sue naturali, per quali gradi venne egli condotto a sì grande intrapresa, la posizione in cui si trovava quando formolla, chi fissò la scelta del suo soggetto, ed il fine che si propose nella tessitura e nella disposizione della sua favola. Il fine si fu di celebrare l'origine della casa d' Este. Fortunata casa, che reser famosa i due più grandi poeti d'Italia, ma che pagò

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d'ingratitudin coloro (la qual cosa avviene d'ordinario pur troppo) cui essa dovette una parte della sua gloria, come per apprendere una volta per sempre ai poeti il conto che debbono fare sul favore dei grandi!

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L'Ariosto, da cortigian delicato, non annunziò sulle prime il suo disegno; non diede mica per titolo al suo poema il nome di Ruggiero, che tutti i rami della famiglia d'Este riguardavano per lor comune stipite; egli non ne parlò per così dire che accidentalmente nella sua invocazione indiritta al cardinale Ippolito. Con un metodo particolare a lui, tutto il suo esordio espone in un' ordin retrogrado le materie che dee abbracciare. Gli amori e le gesta di Ruggiero e di Bradamante, ecco il fondo del suo soggetto: l'amore e la pazzia d'Orlando formano il suo principale accessorio; egli vi aggiugne altre gesta, altri amori, i fatti d'arme, le avventure galanti d'una folla di dame e di cavalieri, mescolanza che costituisce essenzialmente il romanzo epico, e che lo diversifica dall' epopeja propriamente detta. Il pubblico era allora pien d'entusiasmo per la lettura dei romanzi, ed è appunto un romanzo quel che il poeta annunzia dapprima con sì gran numero d' oggetti che promette di riunire:

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Le donne, i cavalier, l'arme, gli amori,

Le cortesie, l'audaci imprese io canto, etc.

(C. 1. st. 1.)

Il nome d' Orlando era addivenuto il più celebre dei

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nomi romanzeschi, e l'Ariosto poscia s' impegnò a raccontare di lui delle cose che persona non ha detto peranche nè in verso nè in prosa.

Dirò d' Orlando in un medesmo tratto

Cosa non detta in prosa mai nè in rima.

(st. 2.)

Infine promette al cardinale Ippolito di cantar quel Ruggiero, il primo eroe della sua stirpe ;

Voi sentirete fra i più degni eroi

Che nominar con laude m' apparecchio,
Ricordar quel Ruggier che fu di voi

E de' vostri avi illustri il ceppo vecchio:

F (st. 4.)

L'amante di Ruggiero, la coraggiosa e sensibile Bradamante è posta in iscena sino dal primo canto, e si termina il poema colla loro unione. Gl'incanti, le disgrazie e i diversi ostacoli che li separano fanno il nodo dell'azione; il successo fortunato che distrugge tutto ciò che s' oppone alla loro felicità forma lo scioglimento; tutto il resto è episodico, A questa favola principale l'Ariosto ha legato tutte le predizioni fatte per lusingare la casa d'Este o per interessare la sua nazione. Cotali predizioni sono quattro volte riprese nel corso del poema; è sempre Ruggiero e Bradamante ch'esse riguardano, ed è quasi sempre a Bradamante ch'esse son fatte. Gli ultimi tre canti vengono interamente consacrati a riunire i due amanti. Più non si

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