Page images
PDF
EPUB

rita carica di frutta smisurate, e due santi, di cui uno seduto e l'altro che s'avvicina scendendo dall'alto. Nella cornice superiore e inferiore si leggono delle iscrizioni. Quella

[graphic][merged small][merged small][merged small]

superiore dicet ingenii certus varii. multique. robertus hoc levitarum nicodemus atque dolarum. Quella inferiore è tutta sciupata.

L'iconostasi è legata alla scaletta del pulpito ed ai pilastri laterali, lasciando in mezzo uno stretto passaggio. La base è formata da un muricciuolo di pietra, con sopra due colonne per parte, riunite da un magnifico architrave di legno tutto fregiato, a tre ordini di disegno, con figure, angioli, rosoni e volute. La parte centrale, più alta, è rovinata, ma il frammento si conserva. I due muretti sono molto diversi: quello a sinistra presenta un fregio a doppio arco con foglie e grappoli, due cani agli angoli, e in alto una cornice fronzuta; quello a destra, molto più ricco, porta nel mezzo l'aquila, il leone, il grifo e il drago, disegnati con rara evidenza, e in alto, una cornice

[graphic][merged small][merged small]

più piccola. Le due colonnine laterali sono lisce ed hanno il capitello diverso e composito; quelle mediane invece sono divise in due parti: scanalate, rette con fiorellini in basso, scanalate ritorte con fiorellini nell'altra metà. I capitelli sono corinzi. Fissata all' iconostasi si vede poi una gran croce di legno d'epoca posteriore, di fattura rozza e ingenua, ma intonata assai col resto.

Oltre l'iconostasi si trova il tabernacolo che copre l'altare, discosto dall'abside, secondo l'uso antico. Anch'esso è tutto in pietra e come l'ambone fu tutto fregiato dagli stessi artefici. La cupola poligonale posa su quattro colonnine con capitelli. Quelli davanti sono ricchissimi e di variata composizione, quelli posteriori meno ricchi, ma anch'essi diversi l'uno dall'altro. Ogni lato è diviso in tre archetti, e la cupola ter

[graphic][merged small][subsumed][ocr errors][merged small][ocr errors][merged small][merged small]

mina con due ottagoni intrecciati regolarmente. A destra dell'altare si scende per una strettissima scaletta corrosa e s'entra in una grotta sotterranea di pietra, piccola e bassa, con poca luce che scende dall'alto. Forse era la cella dei primi cristiani fuggiti da Alba e sperduti fin sotto il Velino, nel punto che conserva il nome di Grotta del Cristiano.

Uscendo, si può ammirare qualche avanzo d'affresco bizantino sui muri e sulla

[graphic][merged small][merged small][merged small]

fronte dei pilastri, e si può dare un'occhiata allo stanzone aggiunto come altra navata posticcia. Entrando, non era possibile indugiarsi intorno a queste cose secondarie: è così forte, così inaspettata l'impressione che si prova per l' insieme e per le cose maggiori, da restarne troppo colpiti.

L'opera, benchè tanto armonica, rimonta a parecchie epoche. L'edificio con i capitelli delle colonne e i due uccelli laterali dell'edicola funebre, rimonta intorno al mille, poco più recenti sono il monumentino di Nicolaus, la bella Madonna bizantina scoperta da poco sopra una porta secondaria, e gli ornati inferiori dell' iconostasi. Di un secolo più tardi metà del XII sono l'ambone e il tabernacolo, dovuti ai maestri Roberto e Nicodemo, e più recenti ancora le colonnine dell' iconostasi.

[ocr errors]
[graphic][merged small][ocr errors][ocr errors][merged small][ocr errors][merged small][merged small]
« PreviousContinue »